Despondency Chord Progressions, un altro passo dei SELBST verso il trono
I Selbst sono uno dei più eminenti progetti di black metal moderno in giro oggigiorno. Questo già lo si sapeva fin dai loro primi passi mossi in Venezuela nel 2010, e glielo viene sempre più unanimemente riconosciuto commentando il corso della loro carriera, sviluppata nel ben più confortevole (sia a livello politico che economico/sociale) Cile. Tuttavia, pur essendo una band sempre propensa a sperimentare soluzioni inusuali o ardite da applicare ad un contesto black metal, N, il principale attore e polistrumentista che la tiene viva, ha sempre denotato una certa irrequietezza d’animo e un tormento interiore che spesso si sono palesati in composizioni lunghe più della media, angoscianti, anche influenzate dal depressive black più sofferente.
Ma la vocazione sperimentale di N lo ha portato a non scrivere mai un album uguale all’altro; la sua musica è black metal perché è quella che gli permette di esprimersi al meglio. La mischia con altri elementi a suo piacimento senza porsi limiti o restrizioni, benché sempre di black metal principalmente si parli.
Oggi esce il suo terzo full, sempre per Debemur Morti, che segue di quattro anni il precedente (bellissimo) Relatos de Angustia ed è quanto di più vicino alla definizione di capolavoro che si possa immaginare al giorno d’oggi (spesso il termine capolavoro viene usato a sproposito, a casaccio oppure senza conoscerne il reale significato). Di sicuro Despondency Chord Progressions è il suo lavoro migliore, il più maturo, il più evoluto, quello che maggiormente sorprende per la varietà di soluzioni compositive. Spariscono del tutto le influenze depressive black, ma l’angoscia dell’esistenza, la percezione delle miserie umane e dell’ineluttabilità del fato rimangono inalterate, quando non ulteriormente amplificate.
Il disco è teso, freneticamente veloce come certo religious black, è complicato ed offre soluzioni che lasciano a bocca aperta, come l’assolo melodico su base Pink Floyd (di chiara ispirazione prog-blues) che apre When True Loneliness is Experienced, un momento quasi cinematografico tipo i titoli di coda di un film simil-romantico che non prevede un lieto fine; oppure le frequenti divagazioni nel death metal moderno, che sappiamo spesso influenzato dal progressive rock (la parte conclusiva con gli assoli in The One who Blackened Everything, solo per citare uno dei molti possibili esempi), oppure ancora il cantato pulito su trame acustiche nel penultimo brano Between Seclusion and Obsession, episodio non particolarmente lungo che si distacca per stile dal resto delle composizioni pur essendo mirabilmente calato nel contesto. Non divaghiamo se ci sovvengono tracce di influenze Mgla, Deathspell Omega, Nightbringer/Akhlys tuttavia appena percettibili, perché il signor N rielabora tutto secondo una propria visione personale. Questo s’è inventato l’idea di utilizzare l’effetto wah-wah in un brano black metal per arrangiare una linea di chitarra: non è da tutti, credo anzi l’abbiano fatto in pochi.
Tutto il disco è scritto in modo strabiliante, arrangiato, registrato e prodotto parimenti; è uno di quelli che vorresti non finissero mai e che ascolti a ripetizione fino ad impararlo a memoria, pur essendo intricato, complesso, “difficile”. Cela al suo interno melodie ardue, tormentate come un’opera di musica classica contemporanea eppure mai sgraziate o cervellotiche, è un disco trascinante che non ha difetti ma solo pregi. Una gemma rara che rifulge di luce propria e la cui brillantezza si deve contemplare con meraviglia. Resta da menzionare sia la preparazione strumentale sfoggiata da N, sempre maggiore man mano che gli anni passano, sia il lavoro alle pelli del suo amico di lunga data (sebbene sempre indicato come session quando ha partecipato ai suoi dischi) Jonathan Heredia (batterista degli Aversio Humanitas), che conferisce alle composizioni la classica marcia in più. Per quanto mi riguarda, scalzare Despondency Chord Progressions dalla posizione di vincitore di disco dell’anno 2024 penso dovrà succedere l’imponderabile. (Griffar)



Che goduria, ragazzi.
E, sì, Deathspell Omega (anche se mi pare qua si sia su un terreno meno cervellotico e più fruibile, complessivamente), ma mi vengono a mente anche i Blut Aus Nord.
Livelli alti alti. Grazie Griffar per la segnalazione.
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