Un Rambo ante litteram: Albert Johnson, il cacciatore pazzo del fiume Rat

9 luglio 1931. Siamo a Fort McPherson, un villaggio di montagna di pochissime anime ubicato nel nord-ovest del Canada. Un uomo mai visto prima si stabilisce nella piccola borgata. L’agente Edgar Millen lo nota e decide di fargli qualche domanda. Il misterioso straniero dichiara di chiamarsi Albert Johnson. Nel verbale il poliziotto scrive che il fermato è curato nell’aspetto, di bassa statura, con una cadenza presumibilmente scandinava e sprovvisto di licenza di caccia. A Millen quella sembra una presenza strana, quasi sospetta, quindi si ripromette di continuare a vigilare sul nuovo arrivato. Johnson si allontana dal villaggio e costruisce una capanna di legno nei pressi del fiume Rat.

Giunge l’inverno e con esso copiose quantità di neve. Agli abitanti della zona succede una cosa strana: si ritrovano praticamente tutti con le trappole vuote. È evidente che qualcuno rubi regolarmente le loro prede. Alla polizia locale giungono innumerevoli denunce. Gli agenti sospettano immediatamente del forestiero e il 26 dicembre del 1931 vanno a fargli qualche domanda. Albert si rifiuta di uscire dal suo rifugio e quindi le forze dell’ordine decidono di andarsene. Ritornano pochi giorni dopo, il 31 dicembre, con un mandato e due unità in più. I poliziotti sono abbastanza tranquilli, perché sono convinti di avere a che fare un ladruncolo di bassa lega proveniente dalla città. Rimangono sorpresi quando vengono accolti da svariati colpi di fucile, che arrivano addirittura a ferire uno di loro. Ritirarsi è l’unica scelta possibile. A questo punto è evidente che il soggetto sia un pericoloso squilibrato e che sia di conseguenza necessario passare alle maniere forti. Una squadra composta da ben nove uomini torna sul posto e, dopo numerosi avvisi, fa saltare in aria la baracca di Johnson con un candelotto di dinamite. Le forze dell’ordine sono ovviamente convinte che il criminale sia deceduto, ma si sbagliano ancora una volta: Albert ha scavato una buca sotto la neve ed è proprio da lì che emerge e comincia a sparare all’impazzata contro i poliziotti, costringendoli a ripararsi dietro gli alberi circostanti. È una sorta di partita a scacchi che dura oltre dieci ore: le due parti avverse si fronteggiano cautamente, ma alla fine gli agenti decidono di dileguarsi per riorganizzarsi. Lo straniero non è semplicemente uno squinternato, ma un vero e proprio osso duro pronto a tutto.

Un’incessante bufera di neve sfavorisce la polizia, che riesce a ritornare sul luogo della sparatoria solo quando il meteo è benevolo, il 14 gennaio del 1932.  Albert, com’era immaginabile, è fuggito nel bosco. Comincia una serratissima caccia all’uomo. Dopo qualche settimana Johnson e i poliziotti si ritrovano ancora una volta faccia a faccia. Nasce un altro conflitto a fuoco e questa volta ci scappa il morto: è Edgar Millen, proprio l’agente che aveva fermato il fuggitivo il giorno del suo arrivo.

Albert è una sorta di Rambo ante litteram: sa sparare, ha pazienza, riesce a sopravvivere nel bosco con una temperatura di trenta gradi sotto lo zero e, soprattutto, non si arrende mai. Vengono mobilitati tutti gli uomini a disposizione, i cani e addirittura un aereo. Questa volta Johnson non ha scampo: viene ucciso da un tiratore scelto nel febbraio del 1932.

Ma chi era questa persona? E perché ha scatenato quel pandemonio infernale? Le foto del cadavere dell’uomo vengono diffuse nel tentativo di scoprire la sua identità. Nessuno reclama la sua salma. In tasca Albert non ha alcun documento, ma solo oltre 2400 dollari canadesi in contanti, una cifra enorme per l’epoca. La sua storia fa il giro del mondo e diventa la leggenda del Mad trapper of Rat river (“il cacciatore pazzo del fiume Rat”). Col tempo molti fanno delle ipotesi e accostano il misterioso squilibrato a due personaggi: un cercatore d’oro e un rapinatore norvegese. Anni dopo spuntano dei presunti parenti di Albert. Infine la quarta ed ultima pista: Johnson era un disertore in fuga. Il mistero rimane.

Nel 2007 degli scienziati, grazie a dei finanziamenti elargiti da Discovery Channel, riesumano il corpo del Mad Trapper e confrontano il suo DNA con quello dei discendenti delle persone sopracitate. Il risultato è deludente: non c’è corrispondenza con nessuno dei quattro. L’identità del cacciatore pazzo del fiume Rat rimarrà sconosciuta per sempre.(Il Messicano)

Lascia un commento