Same old (good) song: THE OBSESSED – Gilded Sorrow
Quel tipo sdentato, una specie di Popeye in versione biker, coi capelli lunghi ed il tatuaggio dei Blue Öyster Cult, che si aggira per i palchi del mondo, per suonare per noi, farsi celebrare ed alzarci pure due spicci da investire in droga, è sicuramente uno dei nostri idoli più veri. Anche se a Metal Skunk non condividiamo nulla di uno stile di vita così sregolato, essendo noialtri testimonianze viventi di valori antichi e tradizionali. Bene, quel vecchietto sdentato è comunque uno dei nostri idoli più veri, uno che ci ha insegnato qualcosina su come si sta, a questo mondo qui. Nessuna sorpresa quindi che ascoltando le primissime note di Gilded Sorrow l’entusiasmo fosse già a cento, se non proprio a mille.
A sette anni da Sacred, che come diceva giustamente Ciccio sapeva quasi di nuovo inizio, quest’album qui parte con un impatto e una forza superiori. Produzione tra le più nitide e cristalline ascoltate nel genere. Già al suono del primissimo riff. Opera di tal Frank Marchand III, già dietro al bancone nel precedente e in tantissimi altri nomi meno famosi, ma forse non meno importanti, del suono doom del Maryland. Il suo lavoro aumenta dettaglio e contrasto senza sacrificare moltissimo in termini di oscurità. Forse un po’, ma non è in realtà una questione di produzione. Forse è l’intenzione di Wino, che non ne vuole sapere di suonare semplicemente come i vecchi Obsessed. Gilded Sorrow, per certi versi, è più un album di buon hard rock. Parliamo di sfumature, comunque, perché sappiamo benissimo che, se c’è Wino alla chitarra e al microfono, la musica è quella lì, qualunque sia il nome stampato in copertina. Bene, questa volta, nella media generale, un peso ce l’hanno due canzoni più leggerine delle altre (musicalmente), ovvero Jailene e It’s Not Ok, il brano già presentato quando li abbiamo visti al Legend col Barg e col quale regola qualche conto in sospeso coi coraggiosi guerrieri da tastiera del web. Jailene ha un tono quasi più allegrotto (storia di amore e spaccio, non temete), ritornello così così. Ma se dalla ragione sociale pretendete rovesci doom, Stoned Back to the Bomb Age dovrebbe placarvi la sete. Parla di intelligenza artificiale e di leader clown non eletti, il brano più politico del lotto, quindi zero sorprese che sia il più oscuro. Di un disco che dà l’idea di essere complessivamente piuttosto politico. Come ci aspettavamo, d’altronde, da un disco intitolato sofferenza dorata.

Questi Obsessed, quelli di oggi, sono una questione personale di Wino, ovvio. Quindi non dovrebbe stupire nessuno il fatto che ci siano dentro pure le sfumature più delicate e psichedeliche degli Spirit Caravan. Tipo in Realize a Dream, qua pure singolo, in realtà pare canzone che avesse già scritta negli anni ’70 e che comunque nel ’92 aveva già affidata agli Unorthodox di Asylum. Praticamente, Wino che fa una cover degli Unorthox di un pezzo che era una cover di Wino. Semplificandola un po’. Pure la stessa Gilded Sorrow, comunque: sfumata, dilatata. Qualcos’altro sa di riempitivo, in un minutaggio comunque inferiore ai quaranta. Come l’ultima strumentale, che pare il lancio per un brano conclusivo che invece non arriva. Entusiasmo iniziale, quindi, poi dopo ripetuti ascolti ridimensionato. Ma onestamente non saprei cos’altro chiedere a Wino. Cos’altro potrebbe fate se non confezionare al meglio la same old song e non darsi mai per vinto. Mi pare già tanto. (Lorenzo Centini)
