La spelonca del raw black metal: KØLDBRYNGER, NEK’THAROG, VEREIST
Torna a grandissima (???) richiesta la rubrica dedicata alle proposte più avariate che brulicano nei sottoboschi più mefitici e brulicanti di vermi primordiali diretta progenie dei Grandi Antichi. Le vostre orecchie necessitano di essere corroborate da grandi quantità di immensa violenza dopo la sbrodolata di schifezzuole sanremesi che hanno – ahiloro – dovuto subire. Ecco ordunque qualche breve suggerimento, da maneggiare con cautela perché questa è roba marcissima che può nuocere gravemente alla salute.
Un allegro fischiettare di un becchino che scava una tomba introduce il primo album dei tedeschi KØLDBRYNGER, già conosciuti l’anno passato con l’EP Hate Against Humanity e ripresentatisi a noi il primo gennaio con Totenblut, disco di raw/war black metal rozzo, primordiale, sgraziato e quasi del tutto privo di melodia (e proprio per questo sorprende maggiormente l’inserto di pianoforte di Ich Bin Alleine…). È proprio intenzionalmente essenziale, sia nelle parti cadenzate, che di fatto sorreggono tutti i brani, sia nelle accelerazioni quasi improvvise che, in quel frangente, ricordano parecchio gli americani VON, con poche note monotone ripetute incessantemente fino quasi a snervare l’ascoltatore. La voce è martoriata, urlata in uno screaming che fa male ai timpani da quanto è urticante.
Vengono affrontate tematiche in prevalenza guerresche, con tanto di effetti di battaglia e discorsi motivazionali rigorosamente in tedesco (Kugelsturm); il disco nemmeno aggira escursioni nel crust/punk più acido, dissonante e furibondo (Totenblut), minimale e nichilista. Registrato in modo adeguato allo stile proposto e contenente alcuni featuring del tipo dei Dark Frost che condivide con il factotum dei Køldbrynger il progetto eponimo (sempre di black metal si tratta, ma un po’ più rifinito), l’album macina e frantuma qualsiasi cosa gli si ponga innanzi per circa trentacinque minuti, giusta durata per un lavoro che, se si fosse prolungato eccessivamente, sarebbe risultato quasi indigeribile. Sono già usciti altri due titoli da parte del tedesco: il singolo The War of the Inferiors e uno split con i Northern Krig al quale partecipa con il brano Leichenfresser. Per ora Totenblut è disponibile solo in digitale, ma, visto che viene patrocinato da una esordiente etichetta tedesca (la Journey to the End) che ha curato una stampa fisica dell’EP d’esordio, non è escluso che si troverà anche in qualche formato fisico in un prossimo futuro.
Ispirati dalle antiche Black Legions arrivano alla nostra attenzione gli spagnoli NEK’THAROG. Per loro è già uscito un EP (Nighly Apparition and Forgotten Ghosts, ottobre 2023), replicato a metà gennaio da un altro capitolo parimenti classificabile come EP, visti i tre brani per poco meno di 26 minuti di durata. Beneath Collapsing Temples, in the Chambers of Mystery è un olocausto sonoro che ribadisce come anche nelle più tetre ed ammuffite cantine spagnole si celino espressioni di purissimo raw black metal fragoroso, martellante, aggressivo senza compromessi.
Registrato come da prassi in modo assurdamente rozzo, e gratificato da sonorità che scaraventano nel passato di una trentina d’anni – perché cose del genere le si ascoltava nelle cassette di quarta mano dei Vlad Tepes – il disco puzza di demoniaco, di solforoso e di guasto come tutti coloro che apprezzano il genere auspicano e chiedono a gran voce. Se non ci fosse l’intermezzo di effetti ambient angoscianti e criptici (nel senso letterale del termine) di Open the Gate to the Moonlit Meadows of Forbidden Azh’garýn-El o una parte atmosferica in Vampyric Prophecies Carved in Charred Stone, il lavoro sarebbe un continuo tempestare i timpani con un fast/raw black metal furente e parossistico senza alcun tipo di cedimento. Sorprende allora poter scrivere che, pur nella sua completa furia iconoclasta, i pezzi contengono interessanti trame melodiche e si discostano dal puro e semplice esacerbamento fonico. Anzi riescono, seppur in un contesto che definire estremo è riduttivo, a proporre idee che colpiscono assai favorevolmente. Io per queste cose ci vado matto, tanto per ribadirlo. Distruggono tutto senza alcuna pietà, ma lo fanno con una certa grazia. Se non sopportate lo screaming folle e selvaggio, per di più spesso distorto da effetti e pesantemente riverberato, non so se riuscirete a completare l’ascolto; diciamo che ci vuole un po’ di allenamento, ma la proposta musicale in quanto tale è validissima, i riff li sanno scrivere e li sanno pure armonizzare con perizia e creatività. Piacciono anche gli arrangiamenti di tastiere, pur se lievemente penalizzate dal missaggio che favorisce l’impatto delle chitarre; similmente, la batteria è tenuta molto in sottofondo. Anche questo EP si trova per ora solo in digitale, poi si vedrà. Al momento su Bandcamp l’abbiamo comprato in 15, si meritano di meglio.
Primo titolo del 2024 anche per i francesi VEREIST, progetto di raw black atmosferico venuto alla non-luce l’anno passato e con già in curriculum due demo, due split ed un EP usciti tra agosto e novembre. Anche questo episodio è uno split, nello specifico con gli austriaci Mysterivm Xarxes, dei quali vi parlai in occasione del debutto Grave of Urshilaku uscito l’anno scorso a marzo e subito replicato con il dicembrino Forgotten Crypts of Anudnabia che ne ripercorre lo stile per filo e per segno. Parlando dei francesi, hanno ottime idee musicali e propongono un raw black metal dalle atmosfere molto invernali, molto fredde e costruite grazie a melodie di pregio che non lasciano indifferenti.
Generalmente scrivono pezzi di lunghezza considerevole, tuttavia in questo split i tre brani sono tutti da cinque minuti e mezzo circa, risultando più dinamici del solito, pur non essendo mai lanciati a velocità esasperate. Hanno una certa grinta e il necessario vigore, ma sono ben distanti dalla veemenza dei loro colleghi spagnoli sopracitati. Registrato sensibilmente meglio e con suoni pieni e corposi, con tutti gli strumenti sapientemente evidenziati da un mixing più che dignitoso visto il contesto nel quale ci troviamo, la sola voce è tenuta più in sordina anche se si fa notare per lo screaming esasperato e penetrante, anch’esso significativamente riverberato, in grado di estremizzare di per sé tutto il risultato finale e neanche poco. I Vereist sono un gruppo veramente interessante e non mi stupirebbe se venissero messi sotto contratto da etichette importanti come la Drakkar, nella cui scuderia si troverebbero assolutamente a loro agio. Per quanto riguarda Homvnkvlvs e la sua one-man band, non posso che ribadire quanto di buono già scritto per Grave of Urshilaku: raw black metal brutale, sadico, estremamente veloce e, in quanto tale, dalla resa sonora violentissima. In minima parte ispirato dai suoi illustrissimi conterranei che non necessitano ulteriori citazioni, il ragazzo sta perseguendo una sua strada verso idee personali di incontestabili doti artistiche. Anche per lui tre brani, mediamente più lunghi di quelli dei Vereist e tutti di assoluto livello. In digitale come sempre, ma è anche uscita un’edizione in cassetta per Canti Eretici, purtroppo già esaurita. (Griffar)



