Avere vent’anni: CADAVERIA – Far Away from Conformity

Il secondo disco dei CADAVERIA (mi raccomando maiuscolo, altrimenti la Raffaella s’incazza) consolidò il percorso intrapreso con The Shadows Madame, il quale secondo molti critici non era stato troppo eccezionale. Intendiamoci, in quei giorni era soprattutto questione di aspettative, perché dalla rottura con gli Opera IX non si sapeva bene cosa sarebbe potuto nascere e, quando Cadaveria (adesso va bene minuscolo, fateci caso) fece uscire il suo primo lavoro con un gruppo di eccellenti musicisti, sembrava che fosse stato prodotto qualcosa con il freno a mano tirato. Secondo la mia personale interpretazione quel primo disco era semplicemente rilassato, nel senso che si erano messi a lavorare finalmente per i cazzi loro, uscendo dalla logica preimpostata dell’occulto e degli incappucciati a tutti i costi. Di conseguenza la musica poteva essere più libera e quando si rimuovono dei vincoli non sempre è facile diventare padroni della situazione subito. Com’è e come non è, The Shadows Madame era un gran bell’album, anche se si sentiva che fosse un primo passo; quindi il secondo, di cui parliamo oggi, assunse un’importanza strategica enorme. Ma è qui che vennero fuori quei professionisti e quegli artisti, perché realizzarono Far Away from Conformity, che è un grande disco, artisticamente compiuto, personale e multiforme, come le opere in stato di grazia riescono ad essere.

Le nove canzoni che si susseguono sono tutte ottime, ciascuna ben caratterizzata e ciascuna di una profondità e di una ricchezza straordinarie. Difficile inoltre definire in una parola il genere a cui appartiene il disco, il che di per sé è un altro dettaglio interessante: si passa da parti dure e veloci in stile death/black, al dark, al thrash, al gotico, con momenti anche di elettronica e di progressive. Lo so che siete già lì a dire “post-metal!”, “post-rock!”, ma io non uso questi termini perché per me non significano un cazzo.

In Far Away from Conformity sentiamo tanti stili diversi, ma li percepiamo inseriti in un contesto di grande coerenza interna e di alta creatività. Da tenere presente, perché i passi successivi dei CADAVERIA saranno diversi; non necessariamente peggio, ma la stessa energia e la follia artistica che sentiamo qui non la si troverà più nelle uscite successive, per quanto l’ultimo Emptiness gli sia arrivato vicino per ampiezza e fantasia. Poi compresi, ma non approvai, la cover di Call Me, anche se devo ammettere che l’interpretazione sia della cantante che del gruppo è ottima, a conferma dell’alta versatilità e della capacità di saper interpretare un classico in modo da renderlo coerente con il proprio percorso musicale, cosa che non è da tutti. Far Away from Conformity fu uno degli apici dei CADAVERIA e per questo ne parliamo ancora oggi. (Stefano Mazza)

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