Il caro vecchio doom: WINO @RCCB INIT, Roma 17.01.2024

Solo pochi giorni dopo aver assistito alla bella performance dei Goblin di Simonetti, la passione per la musica satanica e la gerontofilia ci fornisce nuovamente l’opportunità di muovere il culo dal divano per vedere in azione il sempre ottimo Wino, in una insolita (ma non del tutto inedita) veste acustica. Il tutto corredato dalla proiezione di un documentario che ha per protagonista lui stesso. Da notare come le facce dei altri presenti all’ingresso, nonostante la sostanziale distanza fra i generi, sembrano pressoché le stesse di pochi giorni prima. Sintomo di come l’essere metallaro sia a tutti gli effetti un qualche tipo di sistema culturale formato da molteplici elementi, nel quale i film horror e di genere sono rilevanti per certi versi quanto le chitarre che fischiano.

wino-saint-vitus-live-a-rccb_init-romaNonostante abbia già riaperto da qualche anno, non ero mai stato alla nuova sede dell’Init (oggi RCCB Init) e devo dire che c’è un qualcosa di rassicurante nell’arrivare all’ora prestabilita e trovare tutto ancora chiuso come ai vecchi tempi. Se la cosa non può destare alcuno stupore nei romani o nei vecchi avventori, non è necessariamente altrettanto per gli “stranieri” presenti. Infatti, dopo un po’ che si sostava lì fuori, io e il mio compare (che nel rispetto della privacy chiamerò Richard Nerchie) veniamo avvicinati da una coppia di bolognesi dall’aria lievemente preoccupata alla ricerca di possibili spiegazioni su cosa stia succedendo e come si potrebbe sviluppare la serata “dato che il film è piuttosto lungo”. Per quello che ci è possibile proviamo a rassicurarli, ma soprattutto a fargli notare che comunque siamo ancora nell’ambito della normalità, quindi calma. Loro, in parte tranquillizzati, ci raccontano che l’hanno visto la sera prima a Bologna, che lui sta in buona forma e che nella data della sera prima era presente anche Conny Ochs (con il quale Wino aveva già fatto coppia alcuni anni orsono).

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Ad una certa, come per incanto, le porte vengono aperte e bisogna ammettere che il locale è una piacevole sorpresa: il tipico odore familiare della cantina ci accompagna all’interno di una sala che per certi versi potrebbe sembrare una bisca uscita dalla serie di Romanzo Criminale. Non stupirebbe più di tanto vedere il Bufalo appoggiato sul biliardo che troneggia nel mezzo del locale, che poi è dove ci raggiunge Enrico che giustifica il proprio ritardo con le solite scuse relative a bambini e paternità. Un posto con una sincera personalità, e con una programmazione adeguata potrebbe pure diventare il mio nuovo locale preferito e magari colmare il vuoto del mai troppo compianto Sinister Noise.

Senza particolari cerimonie parte il documentario, al quale non prestiamo eccessiva attenzione: una serie di personaggi piuttosto noti si avvicendano e parlano di Wino, doom metal, e cose così. Al tutto si alternano svariate immagini dal vivo delle molteplici band leggendarie alle quali nel corso dei millenni ha prestato voce, chitarra e carisma. Sicuramente da vedere con più attenzione in una situazione differente (infatti mi sono preso il dvd). Non aiuta poi il fatto che il video si impalli a più riprese fino a che ad un certo punto, dopo un un’interruzione più lunga del solito, si spengono le luci e dall’ombra appare il sig. Weinrich. Esattamente all’orario stabilito.

È solo, nessun accompagnatore, solo un faro ad illuminare rughe e tatuaggi. Messo a nudo. Nessun attrezzo di scena oltre a un microfono e una piccola pedaliera. Wino canta canzoni belle e tristi, se non fosse brutto oserei dire “intense”. Ogni tanto alza la voce quasi arrabbiato. È un vecchio sopravvissuto, non ha paura di esporsi e, lentamente e senza trucchi, cattura l’attenzione di tutti i presenti. E non si può non riflettere su quanto uno debba poter amare e credere in quello che fa per farlo alla sua età, con i segni del tempo, pochi agi e tanta fatica. Qualcuno chiede qualche pezzo noto dei Vitus, ma gli viene risposto che in acustica non si può fare (per quanto penso che una Dragon Time sarebbe stata perfetta), infatti la selezione proposta è sostanzialmente presa dal repertorio solista, con l’aggiunta di un paio di cover Quali Isolation dei Joy Division e Iron Horse dei Motorhead. Ogni tanto si lancia in qualche divagazione chitarristica, forse la parte meno celebrata della sua musica ma che per i miei canoni è da considerarsi vero grande chitarrismo (penso in particolare agli Spirit Caravan) . Ogni tanto si ferma a parlare, qualcosa si capisce qualcosa no, ma tra una storia e l‘altra c’è tempo per ricordare alcuni dei caduti con cui ha diviso palco e chilometri come Mark Adams e Dave Sherman. Un’oretta bella intensa a cui fa seguito la solita visita al banchetto (gestito dall’ottima moglie strafica di almeno trenta anni più giovane – ennesima conferma della chitarra come l’afrodisiaco più potente mai inventato). A seguire lui sempre molto disponibile per foto e autografi di rito con i vari difensori della fede presenti. Grazie Wino, speriamo ti regga la pompa per tanto tempo ancora. (Stefano Greco)

 

2 commenti

  • Avatar di nxero

    Grandissimo, visto con gli Obsessed la scorsa estate, una leggenda! Ora si attende il nuovo capitolo.

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  • Avatar di Zac

    Slow, deep and hard. A volerla dire in tre parole. Autentico come pochi, sia lui che la sua musica.
    Contento di averlo rivisto, e pure in forma, a Bologna e spero che in futuro possa riportare in vita l’immenso progetto Shrinebuilder.

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