Avere vent’anni: WRAITH – Shadows
Eccovi servito un altro di quei fantastici dischi capaci di abbassare istantaneamente di svariate decine di gradi la temperatura. Un disco che vi catapulta seduta stante in spelonche dove l’oscurità non è solo una sensazione, una percezione visiva, ma qualcosa di solido, vivo, reale, ostile. Entità che per voi vogliono solo dolore e sofferenza, luoghi infetti in cui i rituali di pura turpitudine che vi si celebrano assurgono allo status di Pura Arte. Signori, vi presento i Wraith, americani di Atlanta, Georgia (è bene precisarlo perché esistono altri 9 gruppi che si chiamano o si sono chiamati Wraith negli anni, del resto in italiano significa “spettro”, più metallico di così…), dei quali il fenomenale Shadows è il secondo album. Il primo Pagan Howling è uno di quei dischi di cui si conosce l’esistenza ma di cui nessuno ha mai tenuto una copia in mano, a quanto sembra, per cui concentriamoci sull’unica altra loro opera che fortunatamente abbiamo potuto ascoltare.
I Wraith sono stati la risposta americana ai Silencer, almeno per quanto riguarda l’impostazione dei pezzi. Solo che i Nostri non suonavano depressive black come gli svedesi, ma ne mutuarono le atmosfere e certi schemi compositivi spingendoli oltre, verso la malvagità più completa e demoniaca. Troveremo allora riff di poche, anche pochissime note, o pochissimi accordi ripetuti ossessivamente salvo cambiare per un altro riff concepito nella stessa identica maniera. Non si arriva a minutaggi troppo dilungati: Orlok, che apre il disco, è di poco oltre i 7 minuti e mezzo ed è il più lungo, nonché uno dei più tormentosi.
I loro brani sono interpretazioni delle sfumature del Male, che rimane sempre uguale a sé stesso salvo celarsi sotto mentite spoglie, rappresentate da passaggi acustici o arrangiamenti di soffusa tastiera tenuta molto in sottofondo. Mettono addosso angoscia e timore per l’ignoto; persino l’episodio Obsequium Funeris, che non è suonato come si intende solitamente un brano black metal, agghiaccia e pervade di uno stordente malessere. Il cantante interpreta le composizioni in modo variegato, passando da uno pseudo-screaming basso quasi parlato ad uno più esasperato, non trascurando nessuna delle migliaia di possibili sfumature nel mezzo. Sembra veramente un demone, come demoniaci sono i riff (composti e suonati dal polistrumentista Grim Wormtongue, che si occupa di ogni altra incombenza), tutti impostati su base lenta o lentissima, funerei, marci, putrescenti, fumiganti di gas velenosi pronti ad ammorbare il mondo e trascinarlo nell’oltretomba.
Assodato che Shadows contenga al suo interno 40 minuti del più nero, marcio e malevolo black metal che Storia ricordi, vien da chiedersi come sia possibile che nessuno lo conosca tranne i pochi perlustratori dell’underground più nascosto. Sottovalutare opere di questo livello è da matti, anche perché si tarpano le ali a progetti che in prospettiva avrebbero potuto offrire ancora molto agli amanti del black metal più nero della più buia delle grotte. Invece i Wraith furono una meteora, spariti poco tempo dopo la pubblicazione di questo mastodontico CD, che uscì tra l’altro per una minuscola etichetta americana dall’organizzazione approssimativa. È doveroso riscoprirli per gratificarli di un apprezzamento pur se postumo anche perché il disco sembra uscito il mese scorso e non vent’anni fa. Onore a loro… e che peccato. (Griffar)


A suo tempo, scrissi un libro sui migliori dischi del black (quello della crac), ma più passa il tempo , più mi rendo conto di aver fatto numerosi errori (ammetto di non aver messo quello dei Silencer perchè all’epoca ero un po’ provato e, semplicemente, non riuscii ad ascoltarlo abbastanza) e forse di non aver scandagliato l’underground a dovere. Questo, per dire, mi era scappato.
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Meglio queste meteore che quei gruppi triti e ritriti, senza più nulla da dire, che sfornano un album ogni due anni giusto per andare in tour e tirare a campare.
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Viene anche da chiedersi come sia possibile che su Discogs venga venduto a 5 euro+3 di spedizione. Un capolavoro di album, migliore forse, anche dei Silencer, a mio avviso.
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