La lista della spesa di Griffar: VALOSTA VARJOON, MISOTHEISMUS

È uscito il terzo album dei VALOSTA VARJOON, side-project di V.V. di Nachtig e Cosmic Burial (questi ultimi un progetto interamente strumentale di cosmic black con molte tastiere, strano, inusuale, sovente del tutto estraneo al metal). Boarisch Grattlig (il titolo dell’album del quale si sta parlando) è una risplendente gemma di puro e grezzo black metal in cui troverete decine di riff uno più coinvolgente dell’altro, che sia un mid-tempo thrashettone, un tupatupa veloce o un blast beat scaraventato a rotta di collo.

C’è un gran senso della melodia e un’enorme capacità di comporre riff che della suddetta melodia sono intrisi dalla prima all’ultima nota. Impossibile rimanere impassibili durante l’ascolto: ci dev’essere qualche demone che appena parte la riproduzione ti scrolla dalla sedia e ti costringe ad alzarti in piedi e pogare in mezzo al nulla fino a cadere esausti. I cambi di tempo veloce/lento/veloce ti sbriciolano i femori con una grazia degna di un rinoceronte in calore, descriverli deflagranti è fargli un torto. Questo è solo l’ultimo di una lunga lista di dischi imperdibili che questo 2023 sta regalando a noi irriducibili blackster, alla faccia dei poveri sfigati che dicono che il black è morto e che non trovano nulla d’interessante da ascoltare. Lo credo bene, se non cerchi non trovi. Peggio per loro. Voi disinteressatevi di questi anti-life dei miei coglioni e buttate a palla Boarisch Grattlig, non ha prezzo. È semplicemente inattuabile indicare un brano di spicco, sono tutti di livello siderale e non ci sono punti deboli. Non è da tutti.

Dei MISOTHEISMUS ho già accennato nell’articolo riassuntivo della discografia dei Trhä, perché anche loro hanno avuto l’onore di condividere un’uscita con il gruppo di Thét Älëf (onore non riservato a pochi, visti i 9 split usciti quest’anno – siamo solo a fine luglio, il sole è ancora alto nel cielo). Progetto parallelo di un tipo svedese degli Jarnvidr e di un ecuadoriano che suona in altre millemila band, possiamo ascoltare tutta la loro produzione in una compilation “intitolata” Untitled III, la quale include tutti i loro pezzi ad eccezione dei due più recenti pubblicati nello split succitato. Uscita in digitale sul finire di dicembre dell’anno scorso, con una splendida edizione in doppio vinile limitato a 100 copie a cura della polacca Victims of Fate records disponibile dall’aprile di quest’anno, il raw black metal furioso dei Misotheismus volge lo sguardo al passato senza remore o ripensamenti, brillando di luminosità propria in un cielo notturno affollato di stelle senza luce.

L’opera annovera 17 brani e dura all’incirca un’ora, durante la quale ciò che prevale è l’aggressione pura e la violenza più folle. Riff semplici, minimali, molto retrò, vomitati in faccia all’ascoltatore senza curarsi troppo di orpelli, abbellimenti, arabeschi o arrangiamenti che non siano grossolani e rudimentali. Da capo: non c’è pausa né requie; si inizia a soffocare fin dai primi solchi e si ritorna a respirare solo dopo che il massacro è finito e il braccetto del giradischi è ritornato in posizione stand-by. Nulla di originale, vero: ma musica sinceramente malvagia e satanica come dio del black metal comanda. (Griffar)

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