I Vassus vanno di bene in meglio

Non mi ricordo in quale occasione, ma di recente ho scritto sulla chat Telegram di MetalSkunk che attualmente sono piuttosto in fissa con i Vassus. Come oramai normale, il progetto fa capo ad una sola persona che giustamente ha scelto come nick il nome del gruppo. Meno male, finalmente un po’ di coerenza che non si disprezza mai. Se ben ricordo avevo già parlato di loro in occasione del debutto A Long Night Beneath Broken Battlements dell’anno scorso; sempre l’anno scorso era uscito il secondo episodio Eulogy of Blood and Blade, poi nel gennaio di quest’anno è stata la volta del terzo full In Atria Mortuorum e, infine, è recentissimo l’EP Alis Frigidis Mortis uscito meno di un mese fa.

Concentriamoci sulle due ultime uscite, ché il black metal di mr. Vassus sta progredendo e perfezionandosi col tempo: rimane essenzialmente violentissimo e schizzato, ma l’ibridazione con il dungeon synth di ispirazione medioevale – un processo iniziato fin dai primi vagiti della band – sta raggiungendo vette qualitative altissime che a mio parere rasentano la perfezione. I riff freddi, anzi gelidi, sono melodici quanto basta per essere memorizzabili, e sono talmente dinamici e coinvolgenti che rendono impossibile ascoltare i brani senza dimenarsi in uno sfrenato air guitar. Gli stacchi nei quali il ragazzo modera sensibilmente la velocità ricordano quasi certa NWOBHM più grezza, e nemmeno mancano soluzioni più tipiche e proprie del thrash metal, tenendo sempre ben presente che per la maggior parte del tempo i brani sono lanciati a velocità parossistiche. In Atria Mortuorum inizia con un pezzo di musica barocca per sole tastiere dal titolo Abandon All Hope Ye Who Enter… (il dantesco Lasciate ogne speranza voi ch’intrate) cui seguono altre otto tracce, otto sprangate sui denti che portano il disco a raggiungere la durata di 35 minuti scarsi. Che volano via, vuoi per merito della struttura leggera dei pezzi – che al massimo arrivano a durare quattro minuti e mezzo – vuoi per la notevole quantità di carne al fuoco.

Con una scelta di suoni intenzionalmente grezza e una registrazione tra le più low-fi che si siano ascoltate di recente, i pezzi sono decisamente sulfurei, mefitici, rozzi e primitivi come storia del black metal comanda, appena ingentiliti dalla tastiera, che nel full è spesso utilizzata con effetto organo mentre nell’EP – il quale ricalca fedelmente la musica che possiamo ascoltare in In Atria Mortuorum – assume suoni più classici. Pezzi come Rusted Shackles and Broken Blades sono il manifesto dei Vassus: una corsa a perdifiato, velocità forsennata, nervosismo e tensione alle stelle, una carneficina… Con grazia però, perché i riff sono tutti intrisi di melodia oscura e disdegnano il bordello fine a se stesso. Anche qui non c’è una sola nota sbagliata, la trascuratezza degli arrangiamenti è solo apparente perché, se gli si dedica il giusto tempo e la doverosa attenzione, ci si rende conto che le trame sono assai più complicate di quanto sembri a un primo impatto (nel letterale senso del termine) giungendo infine a un risultato che oltrepassa i limiti dell’eccellenza.

Questo tipo scrive della musica della madonna, questa è la verità. Ci sono molti modi per suonare black metal e sono tutti notevolissimi, ma ora grazie ai Vassus ce n’è uno in più e l’impressione è che la sua musica sia in costante e continuo miglioramento. Tutti i dischi si reperiscono in digitale sul loro Bandcamp, in edizione fisica sono usciti solo in cassetta a cura della ultra-elitaria etichetta tedesca Narbentage Produktionen in tirature estremamente limitate (meno di cento copie, disponibili unicamente ordinandole presso la label stessa, altrove non si trovano). (Griffar)

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