Splendidi quarantenni: RAMONES – End of the Century

Quando Phil Spector si fece avanti per produrre Rocket to Russia, i Ramones non lo presero neppure in considerazione. I fast four avevano per le mani il loro capolavoro ed erano sicuri che quell’album li avrebbe proiettati verso un successo planetario che, invece, non sarebbe mai arrivato. Spector, l’überproduttore per antonomasia, l’inventore del wall of sound, l’uomo dietro Let It Be e hit sempreverdi come Unchained Melody, era invece da tempo in disgrazia. Il naufragio del matrimonio con la cantante delle Ronettes, Veronica Bennett, aveva aggravato il suo già ricco catalogo di disturbi della personalità. Che Spector non ci stesse più con la testa lo aveva imparato a sue spese John Lennon nel 1973 durante la lavorazione della raccolta di cover Rock’n’Roll, sulla quale gli aneddoti si sprecano. Spector si presentava in sala travestito nelle fogge più bizzarre, gonfio di alcol e degli stupefacenti più disparati. La sua abitudine più preoccupante era però un’altra: girava sempre con la pistola e ogni tanto gli partiva un colpo. Nel 1974, l’anno del divorzio, uscì vivo per miracolo da un tremendo incidente stradale che lo mandò in coma. Il violento trauma cranico non fu un toccasana per una salute mentale già precaria. I retroscena sulle grottesche angherie subite dalla Bennett durante la loro relazione contribuirono a creargli il vuoto intorno. L’unica collaborazione illustre di quel periodo fu quella del 1977 con Leonard Cohen in Death of a Ladies Man, ancora oggi il disco più odiato dai fan del folksinger canadese, che fu cacciato dallo studio nel bel mezzo delle registrazioni.

Nel 1979 Spector viveva da recluso nella sua magione californiana con l’unica compagnia delle guardie del corpo e dei suoi fantasmi. Manco i Ramones se la passavano troppo bene. Rocket to Russia era stato accolto in modo eccellente dalla critica ma le vendite erano state miserevoli e il piazzamento dei singoli nelle classifiche fu sconfortante (Rockaway Beach non superò la sessantunesima posizione, Sheena Is a Punk Rocker, che oggi conoscono pure i sassi, si fermò all’ottantunesima). L’esplosione della scena punk inglese, invece di favorirli, si era ritorta contro di loro. Tommy, depresso dal flop, aveva lasciato le bacchette a Marky. Con il disco successivo, Road to Ruin, alla relativa indifferenza del pubblico si erano aggiunte le prime recensioni negative. Rock’n’Roll High School, il film con loro protagonisti prodotto dalla factory di Roger Corman, aveva sofferto di una distribuzione mediocre che aveva contribuito all’infelice performance al botteghino. La band era disperata e non capiva dove stesse sbagliando. Tutti i complessi ai quali avevano aperto la strada, a partire dai Clash, vendevano camionate di dischi mentre loro sopravvivevano suonando dove capitava per ingaggi sovente ridicoli. La Warner, però, non aveva ancora perso la speranza di trasformare i newyorchesi in superstar.

All’epoca Phil Spector era al lavoro su un paio di singoli dei Paley Brothers, anch’essi nella scuderia della Sire, il cui manager, Seymour Stein, decise, forse di concerto con Joey, di rivolgersi a lui per produrre il quinto Lp dei Ramones. Il 1 maggio il quartetto entrò nei Gold Star Studios di Hollywood, quelli dei Beach Boys, con un budget di 200 mila dollari, venti volte la somma con la quale, tre anni prima, era stato registrato Leave Home.

La lavorazione di End of the Century fu tumultuosa e costellata di episodi bizzarri, sospesi tra cronaca e leggenda. Non poteva essere altrimenti. Un gruppo abituato a registrare sette-otto pezzi in un giorno si trovò di fronte un produttore famoso per l’attenzione maniacale al dettaglio e il perfezionismo patologico, caratteristiche agli antipodi della filosofia punk. L’obiettivo, però, era incidere un lavoro commerciale, che allargasse il pubblico della band. Il disco porta quindi soprattutto l’impronta di Joey, che dei Ramones era l’anima pop e poté sfogare tutto il suo amore per la bubblegum music. In seguito il cantante avrebbe detto che su End of the Century erano finite alcune delle cose peggiori che avesse mai scritto. Un’autocritica un po’ ingenerosa: I’m Affected, svenevole ma memorabile, e l’elegia della vita on the road di Danny Says sono tra le canzoni più convincenti. A scorrere senza lasciare troppi segni sono i pezzi più punk, come Let’s Go o le autocitazioni di This Ain’t Havana e The Return of Jackie and Judy, la cui carica viene inesorabilmente annacquata dalla cura Spector, fatta di riverberi e sovraincisioni.

Allo stesso modo, se Joey, che stimava il produttore, e Marky, con il suo retroterra jazz, avrebbero speso parole positive sull’esperienza, Johnny e Dee Dee furono quelli che si trovarono più a disagio. Il bassista, quantomeno, si prese una rivincita con l’inclusione di Chinese Rock, frammento di vita da eroinomane che era stato concepito come risposta alla Heroin di Lou Reed ma era stato respinto dall’inflessibile chitarrista-dittatore per poi finire nel repertorio degli Heartbreakers. Porta la firma di Dee Dee anche il brano d’apertura, Do You Remember Rock’n’Roll Radio?, dove tornano ancora una volta le reminiscenze dell’infanzia berlinese.

Phil Spector nel 1980

Le ricostruzioni della difficile convivenza divergono. Sia Johnny che Dee Dee affermarono che Spector girasse con tre pistole e ne puntasse una contro di loro ogni volta che apparivano restii a trattenersi fino all’alba per reiterare il solito stramaledetto take. Marky più tardi avrebbe smentito che la band lavorasse sotto minaccia armata ma ammise che il produttore “aveva un modo di lavorare molto lento, mentre quello dei Ramones era molto veloce; ciò a volte ci irritava e portò a scontri con Johnny e Dee Dee“. Il chitarrista, sotto stress per la recente morte del padre, perse la pazienza e si rintanò in albergo dopo essere stato costretto a eseguire centinaia di volte il primo accordo di Rock’n’Roll High School. I resoconti più iperbolici arrivarono proprio dall’incontrollabile bassista, che, racconta la moglie Vera, amava provocare il produttore approfittando delle occasioni più futili. L’uno stracarico di droghe assortite, l’altro devastato dall’alcol, arrivarono persino alle mani.

Dee Dee nella sua biografia giunse a sostenere di aver mollato lo studio senza aver inciso una singola nota. In realtà l’unico brano dove i Ramones non suonarono è la famigerata cover con l’orchestra di Baby, I Love You, un vecchio successo delle Ronettes, scritto proprio da Spector. Secondo la biografia ufficiale di Jim Bessman, il gruppo selezionò questo brano per fare un piacere a Spector, che li straziava eseguendolo al piano per ore, tormentato dalla perdita di quella donna che chiudeva nell’armadio e alla quale nascondeva le scarpe perché non potesse uscire di casa. Dee Dee, non sempre affidabilissimo, raccontò che il pezzo fu scelto sempre sotto minaccia armata. Bessman scrive invece che il produttore aveva suggerito Not too Young to Get Married di Darlene Love. “Odiata” da Johnny, “imbarazzante” per Joey, Baby, I Love You fu, ad ogni modo, uno dei due singoli e in Europa non andò nemmeno male, piazzandosi pure nella top 10 inglese. I vecchi fan rimasero attoniti e li giudicarono sputtanati. Tutti gli altri preferirono continuare a stare appresso alla new wave.

End of the Century non riuscì a far meglio di uno scoraggiante quarantaquattresimo posto in classifica negli Stati Uniti. Fu comunque il maggior successo commerciale della storia dei Ramones, che saranno condannati per il resto della loro carriera a macinare concerti a ritmi militareschi per poter pagare le bollette.

Phil Spector ha festeggiato questo 26 dicembre il suo ottantunesimo compleanno nel carcere di Stockton, dove si trova dal 2009 per l’omicidio dell’attrice Lana Clarkson. Nel 2024 avrà diritto alla libertà vigilata. (Ciccio Russo)

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