CLERIC – Gratum Inferno (Carnage Records)
All’alba dei 23 anni ho scoperto di essere un vecchio di merda. Mi incazzo a vedere i regazzini che fanno bordello in strada, mi infurio quando leggo le sparate da trogloditi degli adolescenti su Facebook, vivo con il desiderio irrefrenabile di tagliare i palloni da calcio che finiscono nel mio giardino, non capisco la differenza tra un Sex on the beach e un Cosmopolitan e, last but not least, mi piace la musica del 2013 suonata come se fossimo nel 1993. Per questi e altri motivi ho goduto come un cinghiale durante l’ascolto di Gratum Inferno, debutto degli americani Cleric, residenti a Dallas ma con la testa in quel di Stoccolma. Sì perché ascoltare questo disco è come ascoltare un’altra versione di Left Hand Path o di Clandestine: death metal svedesissimissimo, rozzo, sporco e ferale, con quell’irresistibile tupa-tupa che a noi metallari fa lo stesso effetto di un bel culo col perizoma, intervallato da un po’ di blast beat e satanassi vari. L’artwork è qualcosa di deliziosamente borderline, tant’è che pensavo di trovarmi davanti a qualche disco di black/death elitario e intellettualoide pieno di riferimenti al decadentismo asburgico o, chessò, a quanto la pasta con le sarde sia sottovalutata. E invece i nostri ragazzoni americani ci sparano in fronte un assalto vecchia maniera che non inventa assolutamente nulla ma schiaccia tutto e lo fa con stile. Se fossimo ancora in giugno lo eleggerei a colonna sonora dell’estate ma mi accontento anche di farlo album dell’autunno. Con buona pace di tutti i gruppi gothic e doom. Il death metal va bene per tutte le stagioni. Il disco esce ufficialmente il 26 di questo mese. Ascoltatevill’ anche voi qui. (Luca Bonetta)

dio serpe pensa tu come mi sento che ne ho 36.
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