Record Store Day. Quando i negozi chiudono mentre altri campano sulle edizioni limitate

È un po’ da paraculi leggerlo per caso ogni anno in giro per la rete (ma sempre peggio è vedersi su youtube i video di quegli scoppiati che tirano fuori i vinili dalle buste) per ricordarsi che tra qualche giorno (quindi oggi) sarà il Record Store Day.

Non so chi abbia tirato fuori questa storia, non so chi la supporti, non mi interessa molto condividere neanche chissà quali grandi esperienze e memorie su quel reiterato gesto che è il tirare fuori dindini per comprare dischi osceni che ogni tanto, per forza, becchi involontariamente. E non mi interessa neanche quanto l’hype della faccenda venga pompato dai trendsetter del vinile, ma va bene così.

Tutto sommato è anche bello quando all’atto civile dello sborsare soldi per qualche disco unisci il piacere della conquista un po’ maniacale di oggettini in effetti poco funzionali. Perché, sapete, io non sono poi questo grande fan della teoria del cultismo a tutti i costi come soluzione alla crisi discografica. Anzi, pensiamo solo al fatto che il passaggio agli mp3 possa aver favorito non solo l’alleggerimento del supporto ma anche la non trascurabile facilità di distribuzione della musica metal (anche se, ripetiamolo all’infinito, per suoni e tutto “il vinile era meglio”). Messa in questi termini, non c’è altro modo più veloce per il diffondersi di questa epidemia virale che non tramite la rete.

Roberto proprio l’anno scorso vi ha parlato della giornata in questione con un intenso ed accorato ricordo. Anche io ho i miei bei negozietti e giuro che a colpi di scoperte inusuali ed improbabili l’aura di culto l’hanno acquisita  pure quelli che vendevano di base solo le edizioni limitate di Iron & Wine o le solite cose indie di Yeah Yeah Yeahs e compagnia varia. 

Ma in uno specifico e  modesto negozietto carico di memorie e bellissime scoperte giovanili (la mia crescita che accompagnava gli anni dell’università, bei tempi quelli) ora so che non potrò più mettere piede. E non so neanche se nel frattempo il proprietario (un tipo un po’ snob) avrà cambiato atteggiamento nei confronti di gente come me era lì che al bancone ci arrivava solo per chiedergli ‘Scusi, ma la raccolta dei demo dei Dismember?’. Ma un po’ mi manca, suvvia.

Se pure giù sotto casa avessi il più fornito dei negozi alla Altà Fedeltà (piccola nota: come si fa in una famosa scena del film –il libro l’ho accuratamente evitato- a decidere che i Green Day sono debitori degli Stiff Little Fingers? Con che coraggio?) gli acquisti che vi farei non credo che replicherebbero quelle sensazioni di quando avevo anche solo vent’anni.

Evitiamo dunque l’amarcord, anche se vi lascio giusto una memoria un po’ bizzarra. Un tizio un po’ nerd, disponibile e simpatico con un negozio di dischi che curava solo metal estremo o simili. Durato dall’oggi al domani. Un giorno entro, lancio un’occhiata agli scaffali: in generale pessima roba. Getto un’altra occhiata lunga su un altro scaffale, roba gustosa. Pago, e pago troppo. Breve discussione sui due euro di resto che non mi ha ancora reso. Spiego questo, questo e quest’altro ma lui no, te li ho dati i soldi. E va bene.

Esco, occhiata ai dischi, vado a casa dubbioso ma tutto sommato contento per gli acquisti. Neanche due settimane dopo il negozio non c’era più.

Lo incontrassi oggi gli direi che mi è dispiaciuto che abbiano chiuso anche se il caffè, a rigor di logica, spetterebbe a lui pagarmelo.

Buon Record Store Day a tutti.

10 commenti

  • Sono stato al Ventitrè, era pieno di gente con gli occhiali, oggi me li sono messi pure io, ma sono comunque inevitabilmente finito a spulciare tra i vinili dei Manowar e i dischi dei Celtic Frost (che alla fine ho preso). C’era ancora ‘Slip it in’ bello e immortale che mi guardava sorridente, prima o poi lo prendo, giuro.

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  • io comunque dei fanatici del vinile fuori tempo massimo comincio ad averne le palle piene…gente che si è sentita tutta(?) la musica del mondo attraverso il cellulare ed adesso mi rompe i coglioni che “il vinile, il suono caldo ecc…” boh…

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    • Tonio Bragaglia

      Ma sì, è verissimo. Il problema -tecnicamente parlando- è che il vinile ormai è un feticcio che ha dalla sua una resa sonora mediamente superiore al Cd. Ma tra vinili usciti trent’anni fa quando c’era solo il vinile e vinili usciti oggi si dice ci sia una certa differenza. Io non la noto, ma c’è intenditori che me lo fanno notare. Quindi, se val la pena comprare il vinile, ok, ma se poi è un Cd solo più ingombrante che te ne fai? Aspettiamo che il trend rientri e poi vediamo. Mi sembra evidente che ormai la musica sia destinata a supporti totalmente virtuali.

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  • comunque sei, tipo, una grande. spera che non ci si incontra perchè se succede la birra te la faccio arriva’ in gola con l’imbuto :-),per poi tranquillamente di parlare di vinili, adolescenze mancate e rumore totale ed incondizionato

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    • Tonio Bragaglia

      Bhe, innanzitutto sono un maschietto poi, vabbè, la birra parte tranquilla a tutto spiano. Magari.

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      • …sta settimana mi ricompro la tastiera.

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      • Tonio Bragaglia

        che suoni? black metal?

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      • ah ah, no capo, mi riferivo alla tastiera del computer, responsabile (insieme alle consuete birrette), di un po’ troppi refusi(compreso quello “sei una grande”)…in tutti i casi no, nonostante il black sia uno dei miei generi preferiti di sempre suono, diciamo, thrash, il basso :

        p.s. se questo link è considerabile come pubblicità non pubblicate il commento…

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