SMARGROTH – “Empyreal Cycle” e due parolacce di circostanza

Classico dei classici. E potrei anche fermarmi qui. I seguaci del black metal (quelli veri, quelli che non si stancano di ascoltare lo stesso riff per 20 anni di seguito) non potranno farsi scappare la seconda fatica degli Smargroth. Personalmente, pur non rientrando propriamente tra i true fans di cui sopra, devo dire di essermi trovato a mio agio nell’ascolto di Empyreal Cycle. Nel senso che questo album scorre dannatamente bene. Il nome dell’act sloveno sembra tirato fuori dal Signore degli Anelli invece altro non è che lo pseudonimo (ma non mi stupirei se fosse anche il cognome vero) del tizio che l’ha fondato e che lo produce. Sebbene le gesta del signor Smargroth non siano proprio sulla bocca di tutti, il chitarrista di Ljubljana pare sia un habitué del Metal Camp (quindi qualcuno di voi frequentatori di siffatti postacci magari se lo ricorderà pure) e si è anche manifestato di spalla ai Nargaroth (ora mi vado a cercare tutti i gruppi black che finiscono con “roth”). Voi non lo sapete ma lui ha combattuto per eoni nelle sfere musicali per poi fondare il black metal come un genere superiore, come si pregia di farci sapere. Ah, la vecchia spocchia dei blacksters di un tempo. Mi direte che non è niente di nuovo e che ‘sta roba ricorda un sacco di cose. Vorrà dire che non siete dei veri black-maniac, che andate in giro per casa col maglioncino di pile e col riscaldamento a tutta callara (mentre io ho la caldaia rotta e piuttosto che dare 300 euro a quel rabbino del caldaista preferisco crepare dal freddo colle note glaciali degli Smargroth a farmi da sinistra compagnia). Trapassi incipienti per assideramento a parte, resto sempre un po’ combattuto tra la tradizione e le derivazioni ma se in definitiva credete che il BM debba essere questo e non questo allora il signor Smargroth trasformerà le vostre giornate in un vero inferno. Non ho trovato un video adeguato da spacciarvi (quando avranno più soldi ne faranno uno, o forse no considerati i soggetti) se non quello promozionale tratto dal loro sito di uno tra i migliori brani dell’album, Emerging Misery, dove non si vede altro che una spalmata di napalm su un fottuto villaggio di fottuti musi gialli. Almeno ci si riscalda un po’. (Charles)

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