Il nuovo singolo dei BLACKBRAID tra belle melodie e titoli poco fantasiosi
Se c’è una cosa che mi attira e mi incuriosisce tantissimo sono la storia e le storie dei nativi americani. Mi è stato quindi inevitabile incappare nei Blackbraid, progetto solista del polistrumentista Sgah’gahsowáh, che ha sfornato due album di buon livello nel 2022 e nel 2023. In particolare il più recente, dal titolo poco fantasioso di Blackbraid II, mi è piaciuto molto: pur non inventando niente, aveva carattere da vendere e canzoni una più spettacolare dell’altra. Certo, forse sfiorava il limite della tracotanza con un minutaggio alto e, dal mio punto di vista, non esattamente necessario, ma l’intero disco rimane comunque un gioiellino. In particolare mi piace che sia molto più viscerale rispetto alla media di dischi di black melodico e atmosferico che escono negli Stati Uniti, i quali hanno un retrogusto un po’ dolciastro che mal si sposa con le mie preferenze in fatto di black metal.
Circa un mesetto fa è uscito il singolo che anticipa il nuovo album in arrivo ad agosto, dal titolo sempre poco fantasioso di Blackbraid III. La canzone si chiama Wardrums at Dawn on the Day of my Death, e non sembra esserci un cambio di stile netto da parte del ragazzo di Adirondack Mountains, nello stato di New York, ma è molto bella. La melodia, la rabbia e quella visceralità di fondo di cui parlavo prima, che a me fanno apprezzare questa band, ci sono tutte. Anche stavolta il disco uscirà senza il supporto di un etichetta, ma a quanto pare, visto il discreto successo che sta ottenendo, Sgah’gahsowáh sa arrangiarsi. Spero solo che a questo giro ci sia qualche intermezzo strumentale in meno e canzoni che, anziché in tredici minuti, si chiudano in meno di dieci. (Luca Venturini)
