R.I.P. ANDY FOIS [1965 – 2025]

Apprendo oggi che Andrea “Andy” Fois non c’è più.

Non sono ancora noti i dettagli della sua scomparsa, ma è meglio lasciarli alla discrezione dei suoi amici e alla sua famiglia. Ciò che importa è che un gigante del metal italiano se n’è andato. Andy Fois si formò ed emerse come musicista quando i tempi per l’heavy metal erano ancora precoci, prematuri, caotici, ma lui era un bravissimo chitarrista, che crebbe in fretta e contribuì ampiamente al prestigio della nostra scena nazionale, quando ancora i gruppi che la componevano erano pochissimi e dovevano costruire tutto da zero. 

Si fece conoscere in particolare a diciassette anni, quando nacquero nel 1982 i Sabotage, formazione della quale ogni metallaro italiano deve andare orgoglioso. A parte la voce di Morby, il suono caratteristico del gruppo fiorentino lo si deve principalmente alla sua chitarra, che si ispirava chiaramente al meglio della NWOBHM. Le vicende dei Sabotage sono note e il dato di fatto è che hanno sempre suonato musica bellissima: Rumore nel Vento, Behind the Lines e Hoka Hey bisogna ascoltarli tutti.

Verso la fine degli anni Ottanta, Andy venne scelto come chitarrista da Steve Sylvester per la rinascita dei Death SS e partecipò ad album decisivi come …In Death of Steve Sylvester e Black Mass.

Dopo queste mirabolanti avventure rimase sulla scena, ma la sua attività si fece sempre più sporadica, per esempio sappiamo di un demo nei primi anni Novanta con un misterioso gruppo rock chiamato Jungle Dayz, dove era presente anche il cantante Morby, e di un altro progetto a suo nome, dove alle tastiere comparve Claudio Simonetti. Di questi non fu pubblicato nulla di ufficiale.

Si sa poi che abbandonò progressivamente il mondo della musica, eccetto qualche rarissimo intervento dal vivo con i suoi vecchi compari, dopodiché le sue tracce si persero, almeno per quanti non gli erano vicini, fino al triste addio di oggi. 

Non resta che ascoltare e meditare. (Stefano Mazza)

2 commenti

  • Avatar di Epraghi

    Bella roba. Purtroppo questo è il livello penoso del metal italiano. Fuffa da dimenticare per sempre.

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    • Avatar di synphonya

      Purtroppo è un genere che non è nel nostro DNA inutile negarlo, quindi tutti coloro che ci si sono cimentati non hanno potuto fare altro che ‘attingere’ (ed uso un termine elegante) dal repertorio delle grandi bandi statunitensi-inglesi o comunque del mondo anglosassone (aria germanica). Il risultato? Si ha spesso la sensazione di ascoltare brutte copie di qualcos’altro.

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