R.I.P. David Johansen (1950-2025)
Piero Tola: I New York Dolls furono una delle bande più importanti di sempre. Senza Johnny Thunders e Jerry Nolan forse non sarebbero mai esistiti nemmeno i Ramones, sulla cui importanza non mi pare ci siano dubbi. David Johansen era l’unico superstite di quel manicomio. Si vestiva da donna quando aveva un senso e non era una cosa politicamente corretta. C’era sul tubo un documentario clamoroso su di loro che dovetti fermare a metà e il giorno dopo non lo trovai più. Era un documentario amatoriale dell’epoca, che li seguiva in tournée e nella vita di tutti i giorni. Li mostrava, per esempio, tutti agghindati all’aeroporto prima di partire, con la gente intorno che guardava sbalordita. Arthur Kane, un omone di due metri roscio e peloso, vestito di pizzi rosa. Malcolm McLaren non riuscì mai a fare con loro quello che gli riuscì con i Sex Pistols. Troppa distruzione e troppo disprezzo della vita umana. La prossima dose era molto più importante della prossima data dal vivo. Impossibile star loro dietro. Anche il secondo Too Much Too Soon è un disco gigantesco.

Matteo Cortesi: Il primo dei New York Dolls è uno dei migliori dischi di tutti i tempi. L’equivalente di Bach nella musica classica o John Ford per il cinema, tutto deriva da loro. Senza i New York Dolls e i Suicide non ci sarebbe stato niente di quello che ci piace. Se fossero esistiti solo Black Sabbath e Led Zeppelin il rock sarebbe diventato una roba noiosa, da e per vecchi scoreggioni. Da solista David Johansen fu una gag che non mi ha mai fatto nemmeno sorridere. Grande attore, in compenso. Per come ha vissuto, 75 anni sono l’equivalente di duecento per un essere umano normale.
