GIGAN – Anomalous Abstractigate Infinitessimus
Descrivere la musica può diventare veramente ostico quando capita un gruppo come i Gigan. Guardando la loro pagina su Spotify si trova scritto death, thrash, grindcore, psychrock. Viste le ritmiche devastanti io aggiungerei anche un po’ di math. A confronto infatti, le ritmiche di Calculating Infinity (capolavoro) sembrano cose da principianti. Ad ogni modo qui sicuramente c’è una gran voglia di allargare gli orizzonti del metal estremo. D’altronde ogni musicista che tenti di creare la propria musica alle estremità di qualsiasi genere deve trovare una maniera per espanderne i confini, altrimenti finisci a fare il clone di quello che li ha allargati prima di te. In questo tentativo, i Gigan riescono benissimo. Il loro concetto di estremo è basato su ritmiche intricatissime, assoli indefinibili, riff contortissimi e l’uso di strumenti non di uso così comune nel death metal, come il theremin e lo xilofono. Ma non disperate, c’è anche melodia in mezzo a tutto il delirio sonoro, come in Erratic Pulsivity and Horror, e ci sono anche passaggi più classicamente death, come all’inizio del brano di apertura, o ancora velocissimi skank beat thrashettoni, vedi Square Wave Subversion. Sono momenti rari, sia chiaro, perché questo è un lavoro basato per lo più su pazzia e violenza, ma ci sono.
Il trio americano si è ritagliato negli anni e con cinque album, di cui questo Anomalous Abstractigate Infinitessimus è appunto l’ultimo, un suo posto al sole, anche se piccolo. Tra tutti i gruppi che affollano il mondo del death tecnico / sperimentale / avanguardistico / quelcheè, sono subito riconoscibili, se non altro perché sono i più schizzati di tutti e perché ad ogni album provano ad alzare sempre di più l’asticella senza paura di risultare quasi al limite della cacofonia. Piazzare infatti una parte totalmente improvvisa, quasi fosse free jazz, nel mezzo di Emerging Sects of Dagonic Acolytes, quando l’album è neanche a metà, è da coraggiosi. Magari non è un disco per tutti i giorni perché certamente richiede un po’ di concentrazione, almeno all’inizio, però una volta entrati nel loro mondo è difficile non avere voglia di ascoltarlo ancora, almeno quelle volte che si cerca qualcosa di diverso. Non dura neanche tanto, 47 minuti, per cui vale sicuramente la pena dare un ascolto. Ah, dimenticavo. C’è un’altra scelta estrema e coraggiosa nel death metal dei Gigan: quella di avere il logo del nome LEGGIBILISSIMO. (Luca Venturini)

Li sto ascoltando da una settimana proprio con questo disco. Roba assolutamente folle, di cui all’inizio non ci avevo capito un cazzo, anche se avevo colto sprazzi qua e là. Con un paio di ascolti in più, la loro follia ha cominciato a conquistarmi.
Album pazzesco e pazzoide.
"Mi piace""Mi piace"