Se tifate Milan passate oltre: BLOOD INCANTATION – Absolute Elsewhere

Ci credevo. Tantissimo. Con tutto me stesso. Fino alla fine pensavo che il Milan avesse in mano la Champions nella finale del 2005 a Istanbul contro il Liverpool. Certo, quelle tre reti degli inglesi in sei minuti mi avevano abbastanza scosso, ma mancavano ancora trenta minuti più recupero e i rossoneri reagirono discretamente. Ma niente. 3 a 3 e supplementari. Andrij Shevchenko va vicino a segnare il 4 a 3, ma Dudek respinge due tiri da distanza ravvicinata, incredibilmente. Si va ai rigori. Serginho sbaglia. Hamann segna. Pirlo sbaglia. Cissè segna. Tomasson segna, finalmente. Riinse sbaglia. Kaká segna. Šmicer segna. Tira Sheva. La mano sinistra di Dudek para il pallone infliggendo il più grande dolore che una persona possa sopportare. Dal 3 a 0 alla sconfitta. È proprio vero che più sali in alto più ti fai male se cadi. Dopo quella delusione mi disinteressai del calcio e del Milan. Seguivo i rossoneri, sì, ma senza trasporto e quando capitava. Appena due anni dopo avremmo avuto la nostra rivincita contro la stessa squadra inglese, ma mi limitai a constatare la vittoria senza provare niente. Anzi, se non me l’avesse ricordato Bargone una sera a cena io manco mi ricordavo più di quella rivincita. Fate voi.

Mi si gela ancora il sangue

Ora, non dico che credessi nel nuovo Blood Incantation tanto quanto credessi nella squadra di Ancelotti quella sera, ma ci andavo vicino, tant’è che, quando annunciarono Absolute Elsewhere, divenni euforico. Ero certo che sarebbe stato un successo. I primi due buoni lavori erano stati propedeutici a quest’ultimo che nella mia testa era già un potenziale capolavoro, con due canzoni da circa venti minuti l’una, e a me le canzoni così lunghe piacciono un botto, perché gli artisti possono sfogarsi e prendersi il tempo per fare più o meno il cazzo che vogliono. A patto che abbiano idea di cosa fare.

Se fin qui fu come rivivere i primi 45 minuti di Istanbul, dopo iniziò il resto. Pubblicarono la traccia iniziale qualche giorno prima dell’uscita ufficiale dell’album. L’ascolto e la riascolto, ma ogni volta mi cascano i coglioni. Un sacco di belle idee, ma perché tutti quegli stacchi psichedelici ficcati dentro a forza? Il primo arriva all’inizio dopo solo due minuti di death metal ed è una genialata. Ti sconvolge, non te lo aspetti. Ma poi finisce in sfumando e riparte il death. Vuoi dirmi che non riesci a trovare un’altra maniera per attaccare le due parti se non incollandole così rozzamente? Mah. Ripartono con il death, dicevo, e anche qui va in sfumando sulla parte psichedelica. Ok, se viene da una sfuriata e vuoi inserire una parte leggera devi per forza tirare il freno a mano, sennò vai troppo lungo. Può starci. Comincia così la parte coi Tangerine Dream, e anche qui, voglio dire, ma non c’è nessun’altro di più recente dei Tangerine da chiamare porca miseria? Una band formata nel 1967. Per darvi un’idea in quell’anno c’era il terzo governo Moro in Italia, c’era la guerra in Vietnam, venne fondata la Nike, morì Tenco, uscì il Sgt Pepper dei Beatles e debuttarono i Pink Floyd. Vabbè, saranno cazzi loro su chi vogliono ospitare nel disco, d’accordo, ma mi sa di trovata da hipster chiamare il gruppo tedesco. Con tutto il rispetto per gli hipster, se ne esistono ancora.

Chiedo scusa per la divagazione, andiamo avanti. Finisce la parte coi Tangerine Dream e c’è tutto quel crescendo, che dai dai, mi dico, senti come carica, senti come crea tensione, e finisce sfumando con un bello stop. Ancora. Ma perché non le attaccano ‘ste parti? A metà della terza parte mancano tre minuti alla chiusura della canzone e parte uno stacco orientaleggiante con le percussioni. Dai, ci siamo, caricano per il finale. E poi stacco di nuovo. Oh basta, figa, mi ritrovo a dire. Fanno una sfuriata death, ma dura giusto il tempo di bere uno spritz se sei veneto, cioè qualche secondo, poi rallenta ed è praticamente finita. La seconda traccia, The Message, gli riesce decisamente meglio, perché riescono ad amalgamare in maniera più armonica le parti death e gli stacchi (e ora viene un MA), ma non se ne sente il bisogno, perché quando piazzi l’ennesimo stacco psichedelico a ormai trenta e rotti minuti di disco, mi hai rotto decisamente le palle. Dopodiché, non contento, ne piazzi un altro a cinque minuti dalla fine dove fai esattamente la stessa cosa del primo pezzo: una ritmica intensa sulle percussioni. Ancora? Ancora??? Veramente non riesci a dare il via per il finale se non caricando con un rullo sui timpani? Due canzoni hai scritto per questo disco, non tredici. Due. E l’idea che ti viene per dare il via alla chiusura di entrambe è la stessa?

Paul, ammettilo, in gioventù lo sei stato un hipster

L’alternanza tra parti death metal e parti psichedeliche, kraut o ambient o quel che sono, su Absolute Elsewhere, funziona a compartimenti stagni. Si chiude la parte death e si entra nella parte kraut. Si chiude la parte kraut e si apre la parte death. Si chiude la parte death e si apre la parte ambient. Si rientra nella parte death e così via. Ed è un peccato perchè certe idee avrebbero avuto bisogno di più tempo prima di essere tralasciate per iniziare con quella successiva. Così facendo la struttura non arriva mai a mettere l’ascoltatore sufficientemente in tensione prima del rilascio epico col gran finale. Sì, perchè, se scrivi pezzi dai dieci minuti in su puoi cazzeggiare e divagare finché vuoi, ma ad un certo punto devi far convergere il tutto in un finale epocale. I Vektor, per fare un esempio secondo me calzante, questo lo hanno imparato, vedi Accelerating Universe e l’immensa, impareggiabile, eterna Recharging the Void. Sia The Stargate che The Message hanno delle chiusure che potenzialmente potrebbero essere state magnifiche, ma, arrivandoci troppo tardi, risultano spompe. Tanta roba, apparentemente figa, ma ad ogni ascolto ho come la sensazione di risentire sempre i soliti cinque minuti di musica rimescolati in varie soluzioni.

Vabbè, se ci metti pure dei fiorellini allora hipster lo sei davvero

E quindi ci credevo. Tantissimo. Con tutto me stesso. Pensavo veramente che i Blood Incantation avessero le potenzialità per aprire una nuova via nel death metal (non che ne avesse bisogno), però niente, sarà alla prossima. Come scrisse un nostro lettore molto saggio di cui condivido il pensiero: “Il metal è un piacere, come un vino o un film”. O vedere una partita di calcio con gli amici, aggiungo io. Per cui pazienza se la delusione è stata cocente, come quella sera del 2005. La vita va avanti con o senza Milan e Blood Incantation. (Luca Venturini)

4 commenti

  • Avatar di Federico

    Non ho ancora avuto il tempo di ascoltarmi queste due tracce del nuovo lavoro, ma l’ascolto distratto di un pezzo della prima, mi ha dato la sensazione di pezzi attaccati li con al graffettatrice.
    Roba magari valida, ma poco sviluppata e quindi che si perde via.

    Il dubbio che questi siano dei geni inarrivabili o della gente normale con qualche buona idea, ce l’ho da diverso tempo.

    La linea tra le due cose è terribilmente sottile.
    In questo caso, ancor più che in altri…

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  • Avatar di Fanta

    È un po’ come se stai a scopà con una soddisfacente progressione. Ipotesi orgasmo contemporaneo in avvicinamento. E invece te imbocca tu’ zio in camera da letto, così, de botto. Senza nemmeno bussare.

    Che se annamo a fa’ un panino da Mussà, giù ad Anzio?

    A zi’ veramente sarei impegnato. Non so se hai fatto caso.

    Lascia tutto così che poi tornamo.

    Vabbè. Senti a “cosa”, aspettame qua che torno tra una mezz’oretta.

    Ariecchime. Dove eravamo rimasti?

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  • Avatar di Cc

    Allora, a me il disco piace (pure tanto) e mi viene voglia di riascoltarlo… ma non potrei essere più d’accordo con tutto ciò che hai scritto. Non tutte le diverse anime dei BI sono ben amalgamate, ma soprattutto quando si mettono a fare i Pink Floyd così de botto mi fanno venire il latte alle ginocchia (per non citare altre parti del corpo simil sferiche).

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  • Avatar di Gabratta

    A parte la parte finale di The Message (o come la chiamano loro il terzo tablet) per me è un netto passo indietro rispetto a Hidden History, che ho adorato. A livello di commistioni Death Metal e Progressive sviaggione c’è molto di meglio in giro, in primis l’ultimo, ottimo, Cosmic Putrefaction

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