La lista della spesa di Griffar: AEON WINDS, HOLYARROW, WALG

Dopo un periodo di assoluta mancanza di tempo, torna a grande richiesta (???) la rubrica nella quale vi segnalo in breve dischi meritevoli di attenzione. Incominciamo con il nuovo disco degli slovacchi AEON WINDS, uscito a metà marzo, la cui discografia si va facendo sempre più nutrita, denotando convinzione e costanza ammirevoli (con questo siamo a quattro full oltre a svariati split, EP ed altro materiale, quasi una ventina di titoli in tutto). In realtà And Night Shall Have Dominion non è propriamente definibile come un nuovo album: nel 2014 uscì un EP dallo stesso titolo contenente i primi cinque brani che ritrovate oggi in questa riedizione, rimasterizzati e con un suono decisamente più nitido ed esplosivo. Possiamo allora ascoltare una versione più moderna di Ruins, pezzo fragoroso che apre il disco, la semiacustica Against the Dying of the Light, la cover di Slaget I Skogen Bortenfor degli Enslaved, un brano dal vivo (Unwanted Truth) e la title track. Ad essi si aggiungono altri cinque brani inediti che tramutano l’EP in un full length vero e proprio: tre sono nuovi di zecca e mai pubblicati prima, uno è la cover di Ancient Queen degli Emperor e l’ultimo un altro pezzo dal vivo (la stessa Ruins che apre il disco).

L’influenza Emperor sulla musica degli slovacchi è notevolissima e in questo episodio emerge sempre più imponente e riconoscibile. Ci sono un po’ meno tastiere negli arrangiamenti, ma la frenesia tipica dei primi dischi dei maestri norvegesi è travolgente e renderà gradito l’ascolto di questo disco a chiunque apprezzi quel tipo di black metal rabbioso e furente quanto sinfonico, portatore di atmosfere che fanno venire i brividi ogni qual volta ci si imbatte in qualcosa di simile, anche perché i pezzi sono costruiti tutti benissimo e recano in dote melodie di sicuro interesse. Consigliatissimo, quindi.

Il nuovo album dei cinesi HOLYARROW è di nuovo un notevolissimo esempio di epic black metal nel quale sono primarie le melodie portate in bell’evidenza dalla chitarra solista. Rispetto ai loro dischi più datati ci sono meno influenze di musica tradizionale cinese a maggior fortuna di trame epiche travolgenti, veloci in prevalenza e velocissime a tratti, e, anche quando i tempi non sono quelli tipici fast & furious, trasmettono un’energia che, almeno per ora, quest’anno ha pochi pari.

Così, su basi ritmiche non particolarmente complesse o intricate, che facilitano una piacevole immediatezza di ascolto, sono continui i fraseggi di chitarra che fanno esplodere tutto nel modo più melodico e trascinante possibile. Il chitarrista solista è quasi funambolico e di certo è uno che lo strumento lo sa suonare in modo eccellente, facendosi giustamente ammirare e spiccando su tutti gli altri componenti del gruppo che sono, comunque, tutto meno che scarsi. Long Live Victory è un concept riguardante la Storia cinese, la rivoluzione del 1911 e la seconda guerra nippo-cinese, e vengono utilizzati anche campionamenti di musica celebrativa di quell’epoca, dall’impronta molto patriottica. È un disco veramente coinvolgente e piacerà anche a chi gradisce un tipo di black metal non troppo esasperato, proprio per via delle massicce quantità di melodia che caratterizzano le composizioni.

Quarto album anche per gli olandesi WALG, già portati alla vostra attenzione in precedenza. Come al solito anticipato da un nugolo di singoli apripista, il lavoro s’intitola semplicemente IV, contiene dieci brani di media durata, in totale circa tre quarti d’ora di musica. Black metal melodico, per essere più specifici, anche se in questo episodio la loro musica mi sembra più incazzata del solito: sempre tendenzialmente melodica, ma con armonie meno immediate, meno “di facile presa” rispetto ai loro dischi passati, meno intuitive, previlegiando una maggior brutalità.

Il binomio iniziale RadeloosVuurdoop è micidiale e mette subito in chiaro che tutto l’album sarà meno tranquillo del solito (tranquillo per quanto possa definirsi uno stile musicale che i Walg usano come vessillo da quando sono nati, black metal adrenalinico diretto e concreto), nel complesso tutto il disco viaggia su alte velocità ed alti livelli artistici senza che vi siano cali percettibili nella qualità di ogni pezzo. Un album molto omogeneo, maturo e convinto, scritto e suonato con precisione di assoluto rilievo. I Walg hanno preso l’abitudine di fare uscire un disco all’anno e non hanno mai deluso, meritano il vostro supporto. (Griffar)

Un commento

  • Gundalf il Rozzo
    Avatar di Gundalf il Rozzo

    Gli Aeon Winds mi sembrano davvero promettenti però non mi convinve appieno la voce che trovo quasi fastidiosa anche a causa di quell’eco artificioso ed ingombrante che la accompagna. La musica di per sè però è davvero evocativa, approfondirò l’ascolto senza dubbio.

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