Avere vent’anni: DISMEMBER – Where Ironcrosses Grow
Per una serie di malvagie vicissitudini, i Dismember nella prima parte della loro carriera hanno sofferto di un indebito confronto con i concittadini Entombed, ma chi conosce la storia del death metal svedese sa benissimo che erano tutti coetanei e che nella scena di Stoccolma i Dismember hanno sempre contato alla pari degli altri. Il fatto è che Left Hand Path uscì per primo nel 1990 e brillò come una supernova nel cielo dell’allora acerbo universo death metal, mentre Like an Ever Flowing Stream arrivò “solo” nel 1991. Ma questi sono dettagli di mercato, la sostanza è che i Dismember negli anni hanno dimostrato un’integrità rarissima e, mentre tutto il mondo sembrava voler cambiare direzione ad ogni costo, restavano fedeli al culto del death originario. Questo è uno dei motivi per cui io li ho sempre rispettati moltissimo e li considero uno dei migliori gruppi metal di tutti i tempi. Like an Ever Flowing Stream sarà sempre l’inizio e, per me che lo vidi uscire, resterà per sempre insuperato, ma Where Ironcrosses Grow, di cui festeggiamo il ventennale oggi, è un esempio perfetto dell’attitudine dei Dismember: un album scandinavo nel senso filologico, dove il death ha le sue radici nell’heavy metal estremo e nell’hardcore, il suono è impastato, saturo e caotico, lontano dalla perfezione, le velocità sono sempre elevate, scandite da una batteria agguerrita, che riesce a essere potentissima senza abusare della doppia cassa. Poi, ogni tanto, arriva qualche melodia maideniana a regalare atmosfere e ampiezza compositiva.

Uno dei segreti del death metal svedese: il distorsore Boss Heavy Metal HM-2W con tutti i potenziometri al massimo
Where Ironcrosses Grow nel 2004 mostrò ancora una volta l’anima aggressiva dei Dismember, diretta e vicina alle loro origini. La produzione lasciò il suono grezzo, poco definito, con la voce che in alcuni momenti è affossata dagli strumenti, ma questo d’altra parte contribuì molto a valorizzare la grinta e l’aspetto più viscerale del loro stile. Tutte le canzoni sono guidate da riff potenti, dalla struttura semplice, la cui brutalità è controbilanciata in alcuni punti giusti da alcune melodie che arrivano quasi inaspettate, a formare un chiaroscuro sonoro di enorme fascino. I brani che possiamo sentire in questo album sono praticamente tutti classici del death metal del nuovo millennio, come Forged with Hate, la più cadenzata Where Angels Fear to Thread, le corse di Sword of Light, As the Coins upon your Eyes, Tragedy of the Faithful, ma anche la stessa Where Ironcrosses Grow, che apre l’album come un breve e agguerrito manifesto, o As I Pull the Trigger, che lo chiude magistralmente. Questo è il death metal che sopravvive ai secoli. (Stefano Mazza)

Nonostante qualche passaggio a vuoto nella loro carriera, grandissimi Dismember. Il mio preferito rimane “Indecent & obscene” (“Skinfather” è IL brano del death svedese) ma sono dettagli. Onore e gloria ai Dismember.
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Grandi DismembeR !!! Un monolite di coerenza alla causa, concordo su Indecent&Obscene e su Skinfather , e cmq a mio avviso non hanno sbagliato un colpo. Stockholm Death Rules !
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Vero, ettolitri di attitudine e dedizione alla causa. Ho tutto di loro, tranne Hate Campaign (trascurabile rispetto a tutto il resto). E li seguo da sempre, sin dall’inizio. Non saprei scegliere tra questo e i due successivi. Mi piacciono tutti per motivi diversi.
Per quel che riguarda il pre-reunion: Dreaming in Red resta uno dei brani manifesto della mia vita.
Passando all’attualità: quando cazzo “lo uscite” sto disco nuovo?
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Non trovo un album dei Dismember che sia debole, questo è corazzatissimo, incomprensibile che -già all’epoca- venisse accolto con un “meh, il solito album di death svedese”. Grandi pezzi, ottimi suoni (quello che forse mancava a Hate Campaign).
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