Malombra // Ponte del Diavolo // Ogni Verbo è Diceria @La Clacque, Genova – 24.02.2024
Arriviamo al locale puntualissimi dopo aver cazzeggiato un paio di orette nei vicoli di Genova, le zone dello struscio che in primavera o estate straripano di ragazzini e matricole universitarie che si prendono la birretta, il drink, il chupito, e che fanno giustamente gli scemi. Stasera però è un po’ più freddo delle insolite giornate precedenti, ha pure piovuto il giusto per far salire l’umidità, e i Caruggi sono insolitamente vuoti per essere un sabato sera. Dunque la serata è perfetta per ascoltare doom, e gli astri si allineano al punto che oggi pure lo Stregone Fumogeno El Greco e suo fratello sono della partita, convinti definitivamente alla trasferta genovese dalla presenza in cartellone dei Ponte del Diavolo, band torinese che pare stia raccogliendo rapidamente consensi tra i devoti della musica dedicata al capro. Tutti comunque mossi dalla curiosità per i Malombra, perché T.R.E.S. qui in redazione è piaciuto a molti, me compreso. Arriviamo presso il locale in orario, ma la serata inizia con un sensibile ritardo per motivi tecnici, come chiarito successivamente dall’organizzazione. Da un certo punto di vista poco male perché riesco a fare un giro nel locale, fare due chiacchiere con un paio di conoscenze della Genova-bene metallara e passare dal banchetto dei Malombra da cui scorgo un soddisfatto Massimo Gasperini, deus ex machina della storica Black Widow, perché il locale si sta riempiendo nonostante ci siano almeno un paio di altri eventi la stessa sera. Per inciso, sarebbe proprio stato un peccato il contrario.
La Clacque di Genova è un locale molto carino, si sente bene, si vede bene e la birra è buona. Per la serata è pure allestito da jazz club con i tavolini e le sedie, cosa poco usuale per un concerto metal, al punto che pure Stefano è un po’ spiazzato, promettendo pure di alzarsi a un certo punto. Lo capisco pure, io però decido di godermela anche in onore al tessuto darkwave e gotico della città; non sono pochi i calici di vino che girano in questa atmosfera da vampironi all dressed in black.
Ecco dunque che quando la serata ha inizio le luci si abbassano si parte dunque con l’apertura teatrale di Ogni Verbo è Diceria, da cui riesco pure a farmi sorprendere in piedi come un cretino perché nell’attesa sono andato a prendere la consueta birra di rito. Appena mi siedo è già iniziata la lettura dei versi, accompagnata da un inquietante video di performance artistica e sottolineato da un sassofono suonato sui registri più bassi. Introduzione gradevole che inquieta il giusto, solletica l’immaginario dei presenti e bene introduce al resto della serata.
Quando iniziano i Ponte del Diavolo la serata decolla definitivamente, un piede caprino inscritto nel logo del gruppo viene proiettato alle spalle del palco e i musici prendono il loro posto sul palco. Mi impressionano perché girano molto meglio che su disco e si rendono protagonisti di un concerto incredibile, coinvolgente e gestito benissimo. Non sto a fare la disamina pezzo per pezzo perché il disco l’ho ascoltato solo distrattamente pochi giorni prima del concerto e ho deciso che avrei voluto approfondire la sera stessa, e devo dire che hanno spaccato tutto. Mi è piaciuta molto anche la cantante Erba del Diavolo, che a un certo punto gioca con la voce per ottenere quell’effetto stregonesco di risate maligne e stridii da strega. I due bassi macinano riff per tutto il tempo facendomi tremare gli occhiali e dandosi il cambio con la chitarra, talvolta quasi invertendo i ruoli. Andate assolutamente a vedere i Ponte del diavolo qualora ne aveste la possibilità, fidatevi di me.
Il set dei Malombra è incentrato grossomodo sul loro ultimo disco, e non fa che confermare quanto di buono espresso sui solchi. Le conclusioni che se ne traggono sono in larga parte sentimentali. Il cantante Renato “Mercy” tradisce forse un po’ l’emozione e la soddisfazione: comprensibile, dato che questa resurrezione segue una ventina d’anni di silenzio e di gestazione di quello che oggi è T.R.E.S., disco che doveva essere di maturità ma che arriva in maturità, come descrive Mercy. In fondo è un progetto nato nella gioventù e, come tale, ne racchiude immaginario e sogni che finalmente trovano espressione compiuta, dunque passi se ogni tanto la voce fugge via dal microfono, soprattutto alla luce di momenti di intensità notevoli che culminano nel cuore della scaletta proprio con i pezzi Cerchio Gaia 66 e con la stessa Malombra. Merito dei membri storici Mercy e Matteo Ricci e dei nuovi entrati in formazione, tra cui scorgo alcuni dei volti che in città si sbattono come matti per portare avanti la fiamma del rock, del dark, del metal e di tutta questa scompaginata e amabile farsa in cui riversiamo affanni e passioni. Giusto un paio o poco più i pezzi ripescati dal passato, che comunque ben si amalgamano nella scaletta che scorre piacevole fino alla degna conclusione di un graditissimo ritorno. Ormai, quando tutto finisce, è l’una, e la città ci inghiotte nella sua fresca aria uggiosa. Doom on. (Maurizio Diaz)



