La rivincita delle narcos: GRISELDA

Griselda Blanco è una donna forte. Una donna forte che non ci sta, non si arrende al mondo degli uomini, che la relega in secondo piano in quanto donna. Griselda Blanco si ribella. Al pregiudizio. Al suo secondo marito che la convince (o costringe) ad andare a letto col di lui fratello per ripagare una storiaccia di soldi persi per un carico perduto. Perduto proprio per colpa del marito, che non riconosce il ruolo di Griselda e non ne accetta consigli nel traffico che, nei fatti, gestiscono insieme. Griselda si ribella e spara, uccidendo sul colpo il marito ed inimicandosi per questo il fratello di lui, boss che comanda a Medellin. Griselda è madre, di tre figli, e per salvare anche la loro vita vola negli Stati Uniti, a Miami. Griselda ha un sogno: inondare di cocaina gli Stati Uniti, il Paese stesso dove si realizzano i sogni. Dove si deve realizzare anche il suo sogno di donna e madre. Ma siccome il traffico di cocaina è in mano a gretti uomini che la discriminano in quanto donna, Griselda si ribella ancora una volta. È più intelligente e sensibile, ovvio, e ha un’idea: aprire un mercato nuovo, inesplorato, e portare la cocaina nei country club, nei golf club. Praticamente, Griselda non spaccia droga a derelitti umani, poveri, emarginati, chicanos, dall’esistenza sempre sul limite della legalità. Griselda porta la coca, fiumi di coca, a uomini bianchi, ricchi, vecchi, annoiati. Un delitto senza vittime, insomma. Per questo Griselda fa venire un esercito di amiche, tutte donne tranne uno, che finalmente possono affrancarsi dalla schiavitù della prostituzione grazie al traffico di cocaina, vivendo tutte insieme, libere, nella villa di Griselda, in una sorte di comune ideale, femminile. Ma l’invidia degli uomini è in agguato, riescono a metterle i bastoni tra le ruote, togliendole di mano il traffico da lei messo in piedi col suo intuito di donna.

La coca è mia e nessun uomo potrà togliermela

Griselda non ci sta e, per provare ad opporsi, dà l’incarico per la prima volta (in questa fiction) a un suo killer di far fuori a sangue freddo un infante di sei mesi. Che sia stato il mondo degli uomini, che minacciava di portarle via quello che era suo di diritto (il traffico di cocaina) non debbo certo dirvelo io. Ci arrivate da soli. Griselda fa anche decapitare un uomo con una baionetta, ma perché quest’uomo aveva fatto decapitare a sua volta due donne (ed un cubano). Da qui in avanti per Griselda è una storia di ascesa e poi caduta. Ascesa, perché da madre diventa Madrina, protettrice di spacciatori ed assassini emarginati da altri spacciatori ed assassini, in quanto cubani. E poi caduta, perché, come le dirà una sua amica (donna), nel punto più basso della sua parabola, a forza di lottare contro il mondo degli uomini che vogliono buttarti giù, a forza di lottare contro questo mostro, alla fine diventi te stessa un mostro. Senza esserne colpevole, ovviamente, aggiungiamo noi.

Grandissimo evento la nuova serie Netflix, pubblicizzata anche con manifesti giganti nelle vie delle città. Interpretata dalla celebre Sofia Vergara, che abbastanza inspiegabilmente è stata ricoperta da una maschera che ne immobilizza l’espressione del volto. Forse l’idea era toglierle i connotati fin troppo riconoscibili per tentare di assomigliare in qualche modo all’originale Griselda Blanco (piuttosto che a un alieno di Star Trek, come in certi momenti verrebbe quasi da credere). Non sapremmo dire se la fisicità però sia veritiera, a giudicare dalle foto della vera Griselda che popolano il web. L’unico figlio sopravvissuto di Griselda Blanco è Michael Corleone (è il nome, si chiama proprio così, ma perché a Griselda piaceva il film e se fosse stata una femmina magari l’avrebbe chiamata Frida Kahlo, che ne sappiamo). Bene, costui si è pubblicamente lamentato sui giornali perché la maschera della Vergara avrebbe mostrato sua madre come una donna brutta. Noi non ci sbilanciamo. Semplicemente comprendiamo l’affetto di un figlio nei confronti di tale madre.

Mamma Griselda, altro che Madrina…

Ma questa polemica nulla toglie alla serie, importante perché racconta di una donna che si ribella al maschilismo del suo mondo. Il suo mondo, quello del narcotraffico e degli omicidi efferati, che sarebbe migliore se governato da una donna, senza uomini che cercano di zittirla. Qualcuno potrebbe avere da ridire sul fatto di mostrare un personaggio così umano, verso il quale non possiamo che provare empatia, viste quello che si dice sulla Griselda Blanco storica. Forse dicerie messe in giro da uomini invidiosi. Forse proprio da quello che si dice sia stato a un certo punto il suo amante, Pablo Escobar. Non sappiamo, nella serie non se ne parla. Noi non c’eravamo, comunque, né siamo giudici. A quanto rappresentato nella serie Netflix, siamo piuttosto persuasi che se Grisella a volte può anche aver sbagliato, magari anche spesso, resta il fatto che nella sua vita deve sicuramente aver fatto anche cose buone.

Comunque, è interessante davvero questo filone. Sulla scia del successo di Griselda, successo meritato, ci permettiamo di suggerire a Netflix Italia il soggetto per un’altra serie. Quella di Rosetta, la donna che per anni ha dovuto farsi carico di affari e traffici di famiglia, tralasciati dal fratello Raffaele, buono solo a perdere tempo a Poggioreale. Per interpretarla, ci vorrebbe un’attrice nota, di grido, opportunamente imbruttita con dei baffi disegnati a matita. Forse ci vorrebbe una campionessa al femminile più di rilievo ancora, per ricordare che anche da noi, nel nostro Paese, le donne non sono state indietro mai, in nessun campo.

Sky’s the limit!

Infine appoggiamo convintamente l’iniziativa della casa Madre Netflix, che giustamente si propone di combattere il maschilismo raccontandoci la storia di una narcotrafficante e assassina donna, Griselda Blanco, anziché, che so, di qualche vittima, anonima o quasi, del narcotraffico. Ricordiamoci che stiamo parlando solo di una serie, limitata da obiettivi di produzione. nonché banalmente dalla durata tiranna. Troppo corta per raccontarle proprio tutte. Così se volete saperne di più di Griselda Blanco, regina del narcotraffico al femminile, dovete rivolgervi ad altre fonti. In cui si raccontano altri dettagli. Come il cane da guardia chiamato Hitler (fosse stata femmina, forse l’avrebbe chiamata Rosa Luxemburg). Come il clan dei suoi assassini, per entrare nel quale bisognava esibire le membra tagliate della prima vittima. Come la sua prima vittima, un bambino, ucciso da lei stessa a undici anni per non essere riuscita a recuperarne il riscatto. Forse per questo o altri dettagli nella serie non c’era semplicemente spazio. Magari ne avessero fatte più stagioni, chissà. (Lorenzo Centini)

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