Avere vent’anni: WARLOGHE – Womb of Pestilence

Tutto quello che si può chiedere ad un disco black metal lo trovate in Womb of Pestilence, secondo album dei finlandesi Warloghe, band che definire di culto è limitativo. Sembra davvero che non ci sia neanche una nota fuori posto, che nessun cambio di tempo sia messo a caso, che non ci sia un solo riff che non si possa definire memorabile. Voglio dire: come si fa a resistere ai riff del brano d’apertura Opened and Tainted Graves senza mettersi a prendere a spallate gli armadi nella vostra camera? Che siano velocissimi o lenti o a tempi di thrash veloce, questo brano da solo varrebbe il prezzo dell’opera intera. Pure la proto-black e molto thrashettona Corpse-Altar-Light, che chiude il disco, appare come doverosa, e non riesco ad immaginarmi miglior modo di concludere l’opera.

I Warloghe sono sempre stati un’entità piuttosto oscura all’interno della scena finlandese (per estensione anche della scena black metal mondiale). Poche uscite, spesso limitatissime e raramente ristampate, diradate nel tempo. Nacquero nel 1995 e la prima demo The Black Tower fu pubblicata l’anno seguente, una mazzata di proporzioni enormi che creò notevole interesse per la band. Nel 1997 uscì il sette pollici Unlighted, che ribadì quanto ci sapessero fare a comporre puro true evil black metal con i controcazzi. Il debutto The First Possession uscì per End All Life in 200 copie e divenne come al solito oggetto di culto per tutti coloro che non erano riusciti a metterci le mani, con le poche copie sul mercato che venivano contese a prezzi da capogiro, anche se generalmente chi ce lo aveva era propenso a tenerselo. Era arrivato a quotazioni folli; oggi bisogna mettere comunque a bilancio almeno 350 euro per acquistarne una copia, non pochi per una band del profondo underground che, sembra intenzionalmente, non ha mai voluto far circolare troppo il suo nome, rifuggendo la fama e la notorietà con ammirevole costanza e coerenza. Nel 2018 comunque lo ha ristampato Northern Heritage, quindi non c’è bisogno di svenarsi.

A parte un singolo pezzo uscito nel 4-way split 7’’ Black Metal Endsieg, prima di poter ascoltare nuova loro musica dovettero passare 4 anni, solo che se possibile quest’ultima uscita fu più nascosta e introvabile ancora. Se la End All Life, seppur dimorante nel più truce underground, un nome e una distribuzione ce l’aveva, la Illuminating Void Productions (etichetta di loro proprietà) di fatto non esisteva. Della prima stampa di Womb of Pestilence esistono 200 vinili e 300 CD, tutti venduti grazie al passaparola. Il disco non fu promosso in alcun modo, io stesso arrivai tardi e persi il vinile, dovetti ripiegare sul CD. Nulla di tragico: l’importante è la musica, che per tutti i 35 minuti (suddivisi in sette brani) è puro black metal finlandese suonato ad arte. Glaurung vomita versi di odio anticristiano con il suo screaming non particolarmente estremo, quasi rauco, che ricorda il gracchiare di un corvo, mentre le partiture si susseguono tra sezioni più tirate e momenti di melodia quasi intimista, tendente al tragico. I sette minuti di Dark Spires Swirl in the Abyss sono con buona probabilità i più iconici di questo secondo album dei Warloghe, per qualità non inferiore all’incommensurabile debutto.

Prima di poter ascoltare nuova loro musica sono dovuti passare 18 anni: il terzo album Three Angled Void è uscito nel novembre del 2021 per la Northern Heritage, la quale nel 2018 si era anche occupata della ristampa di Womb of Pestilence, per tentare di togliere dall’oblio e dall’anonimato un disco favoloso che non merita di essere dimenticato. (Griffar)

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