Tutta la storia dietro l’ultima canzone dei Beatles

In un uggioso pomeriggio di novembre del 2023 abbiamo avuto la possibilità di ascoltare quella che rimarrà negli annali come l’ultima canzone dei Beatles, un brano dalla gestazione a dir poco leggendaria che ha letteralmente attraversato il tempo e superato la morte. Ma facciamo un passo indietro.

Siamo alla fine degli anni ’70. Dopo quasi un decennio di frecciate, rancori malcelati e problematiche rimaste irrisolte, Paul McCartney e John Lennon ricominciano a sentirsi e a parlare come i vecchi amici che erano. McCartney afferma che parlano di tutto, anche della possibilità di ritornare a suonare insieme e si incontrano di nuovo nel 1974 e nel 1976. Ed è all’incirca in quel periodo che John Lennon scrive tre canzoni: Free as a Bird, Real Love e Now and Then. Qualunque progetto viene brutalmente interrotto l’8 dicembre del 1980, quando John Lennon viene freddato davanti all’ingresso dei Dakota Buildings da Mark Chapman.

Andiamo avanti di qualche anno, arriviamo al 1994. Yoko Ono consegna a Paul McCartney una cassetta con quattro demo in occasione dell’introduzione di John Lennon nella Rock and Roll Hall of Fame. Sull’etichetta c’è scritto Per Paul. I Beatles superstiti iniziano a lavorare sui brani presenti sulla cassetta per la serie audiovisiva Anthology (scartando Grow Old With Me, pubblicata, postuma, su Milk And Honey di John Lennon e Yoko Ono) e completano Free as A Bird e Real Love grazie alla tecnologia dell’epoca che, però, non è sufficiente a salvare Now and Then, perché la voce di John è troppo bassa e non è possibile separarla dal piano e sembra che George abbia espresso il proprio veto sulla pubblicazione, non essendo soddisfatto del risultato, invitando i suoi sodali a provarci “fra qualche anno”.

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Andiamo avanti nel tempo. George Harrison muore nel 2001 e il “progetto” Now and Then si interrompe fino al 2020, quando Paul e Ringo iniziano a collaborare con Peter Jackson per il mastodontico documentario Get Back (probabilmente il miglior documentario musicale di tutti i tempi). Verso la fine della lavorazione, McCartney si rende conto della facilità con la quale Jackson e il suo staff riescono a manipolare il suono e pensa a quella canzone, riesce a far separare la voce dal pianoforte e ad isolarla. A quel punto il gioco è fatto: Ringo e Paul registrano i cori e incidono nuovamente le tracce di basso e batterie, recuperano la parte di George – registrata nel 1994 – e aggiungono delle orchestrazioni.

Siamo davanti ad un vero e proprio frankenstein, come in parte lo erano anche Free As a Bird e Real Love, con la differenza che con l’apporto dell’intelligenza artificiale, che consente di “riempire” gli spazi delle registrazioni senza aggiungere alcunché, l’impressione è quella di trovarsi di fronte ad un brano realizzato in presenza. Per intenderci, non si avvertono differenze di suono tra l’assolo di Paul McCartney del 2023 e la ritmica di George del 1994 e la voce di John Lennon non ha nulla di “artificiale” e sembra essere stata registrata insieme ai suoi sodali. Un risultato che ha dell’incredibile e si distacca in modo netto da tutte le operazioni del genere che sono state realizzate in passato e che apre scenari molto interessanti, ma anche inquietanti.

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Ma torniamo al presente, al 2 e al 3 novembre 2023, data della pubblicazione del brano, del video di Peter Jackson e del breve documentario che ne accompagna l’uscita. Parlare di questo brano è quanto di più semplice ci possa essere, perché, al di là delle questioni tecniche e storiche che dovevano essere affrontate, si tratta a tutti gli effetti di un brano dei Beatles e, di conseguenza, di una canzone bellissima. Una ballata malinconica, struggente, molto vicina ai ad alcuni pezzi lennoniani degli ultimi Beatles e con un’apertura melodica così beatlesiana da riuscire ad emozionare.

Ed è di emozioni che si deve parlare, perché mettersi a fare le pulci ad un brano del genere – che non sarà al livello delle cose migliori dei nostri, ma è assolutamente degno di far parte di quell’impareggiabile canzoniere – significa aver perso di vista il punto focale dell’operazione. Che sarà anche di carattere commerciale (ovviamente), ma rappresenta un’ideale conclusione di una storia che ha superato le generazioni, i generi e che ha instillato la passione in centinaia di migliaia di persone ed una chiusura, anche psicologica, per Paul e Ringo. E quindi l’approccio, l’unico approccio possibile davanti alla pubblicazione di un pezzo del genere, non può che essere emozionale: altrimenti, significherebbe ascoltare musica per sport, per noia, ma non per amore.

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Now and Then non può essere ascoltata e giudicata come il nuovo – noioso -singolo degli Squid, perché è qualcosa di diverso. Un brano che il destino ha voluto che si chiamasse Ora e allora e che contiene una strofa in cui Lennon dice Ora e allora, Mi manchi Oh, ora e allora Voglio che torni da me, che, se si ama davvero la musica, non può lasciare indifferenti. Così come non lascia indifferenti il video – a tratti di cattivo gusto – di Jackson, che, in ogni caso, incarna il senso del brano e si chiude con una sequenza a dir poco commovente.

E quindi se le emozioni che hanno accompagnato tanti nell’ascolto di Now and Them sono state bilanciate da cinici post sui social da parte di commentatori della domenica (che non ricordo affatto ai tempi di Free as a Bird) è solo perché viviamo in tempi peggiori in cui non si ascolta più niente con un minimo di attenzione o di passione. Per tutti gli altri: è uscito un nuovo pezzo dei Beatles, l’ultimo della loro carriera, nel 2023. E non potrebbe davvero esistere un regalo migliore.

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Ma per chiudere questo racconto, manca l’elemento della leggenda – in questo caso ben documentata – menzionata nelle premesse e dobbiamo, nuovamente, fare un doppio viaggio nel tempo.

Isola di Montserrat, Febbraio 1981, registrazioni di Tug of War di Paul McCartney, a due mesi dalla morte di Lennon. Carl Perkins – uno dei padri del rock ‘n roll- ha partecipato alle registrazioni dell’album, si è divertito e ha scritto un brano – My Old Friend per ringraziare McCartney e lo ha fatto ascoltare a Paul e Linda prima di lasciare lo studio, come raccontato dallo stesso Perkins in un’intervista del 1996.

Finisce la canzone e dopo l’ultima strofa (Where it’s peace and quiet / My old friend / Won’t you think about me / Every now and then) McCartney scoppia a piangere. Perkins chiede spiegazioni e Linda gli spiega che fino ad oggi solo lei e Paul conoscevano le ultime parole che Lennon aveva scambiato con il marito in occasione del loro ultimo incontro. E adesso erano in tre a conoscerle.

New York, 24 aprile 1976. Dopo mesi di lunghe telefonate, Paul si trova a New York e decide di andare a trovare John presentandosi a sorpresa presso la sua abitazione ai Dakota Buildings. McCartney descrive la serata come di sano cazzeggio passato a guardare il Saturday Night Live in televisione e in quell’occasione Lorne Michaels ha pubblicamente offerto $3000 per una reunion dei Beatles. Per qualche minuto John e Paul pensano di piombare in studio, ma si impigriscono e rimangono tutta la notte a guardare la tv.

Il mattino seguente si salutano, John accompagna Paul al portone e dice all’amico di tutta la vita: “’Think about me every now and then, old friend”.

“Now and then

I miss you

 

Oh, now and then

 

I want you to be there for me”

 

(The Beatles – 1960-2023)

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