L’angolo del raw black metal: FLOWERS OF RUST e VAURIEN

Seconda parte del recuperone raw black la cui prima tranche potete trovare qui.

Si rallenta molto con il raw/death/doom metal degli americani FLOWERS OF RUST, il cui debutto Putrescence è fuori da poco. Il disco non è distantissimo da come si potrebbe descrivere un lavoro degli Skepticism qualora volessero tentare una contaminazione con il black metal, e a mio parere è una vera chicca da assaporare magari accompagnato con due dita di Courvoisier liscio in un balloon non riscaldato. Abili nel costruire melodie accattivanti pur in un contesto fangoso e appiccicaticcio, con sonorità di chitarre che riportano alla mente il death metal scandinavo primordiale di Nihilist o Grave, i Flower of Rust hanno le carte in regola per piacere anche a chi non predilige il raw black metal puro e semplice. Il bello è che poi divagano: la parte centrale di Teeth (il secondo brano) è quasi death’n’roll con influenze blues. Del resto se le idee sono buone perché farsi intralciare da ostacoli insensati?

Ultimi ma non per demerito i transalpini VAURIEN, che esordiscono col primo full (più o meno: il disco dura 29 minuti ma viene considerato ugualmente full length) con Lesprit et le Béton, un concentrato di cattiveria tipica dei francesi quando suonano raw black metal. La registrazione è non a torto descrivibile come artigianale e i pezzi sono tutti brevi o brevissimi: quasi tutti si aggirano tra i due e i tre minuti e mezzo, con la sola conclusiva Des traces sur les murs che va oltre e avvicina i nove minuti, anche se è più rubricabile come musica classica post-moderna dissonante ed estranea al mondo metal. Grazie anche a una chiarissima impostazione punk rock (due quarti veloce, aria e camminare) ci si gode l’album di volata, senza appesantirsi troppo la vita meditando se questo tipo di musica sia originale o no. Anche perché si fatica a rispondere a tale domanda. Ché poi tanto ci pensano i ragazzi a svariare in campi che con il raw black c’entrano praticamente nulla (la strumentale Armure Cuir, esempio, quasi un omaggio ai Godflesh) incorporando non raramente influenze elettro/industrial rock o cyberpunk (i più giovani tra voi non l’avranno mai sentito nominare, ma era un genere di musica che io conobbi leggendo la rivista Rumore più o meno trent’anni fa e che credevo morto e sepolto da tempo immemore). Un gruppo strano, che suona – anche – uno strano raw black metal. Vale di sicuro un ascolto approfondito. (Griffar)

Lascia un commento