Grim and frostbitten transumanza: KRE^U – st

C’è un legame particolare fra la musica estrema e la Sardegna: a partire da decenni fa, sull’isola è nata e cresciuta una scena che è sempre stata molto florida, attiva e continua ad esserlo anche oggi. Il progetto KRE^U è uno dei più recenti e più significativi contributi al black metal sardo ed è già chiaro che lascerà un segno. Il nome si legge come si scrive e significa “quercia”. È nato da un’idea di Ignazio Cuga, il quale è autore della musica, dei testi, delle foto e del progetto tipografico. Fisicamente l’opera si presenta come un libretto d’artista cartonato di 20 pagine dove, a parte i testi delle canzoni e i crediti, si trovano molte immagini e illustrazioni d’epoca. È un oggetto che desta per forza l’attenzione: per il formato, per la grafica, per il bianco e nero scurissimo delle illustrazioni, per l’essenzialità dei contenuti. Era uscita anche un’edizione speciale in trenta esemplari con sovraccoperta in sughero, preparata e numerata a mano, che includeva un libretto intitolato Dustizia Mala sulla storia del banditismo sardo scritta dallo stesso Ignazio, ma le copie si sono esaurite in due giorni. Sembra che quest’album sia arrivato dal nulla e senza preavviso, anche io l’ho scoperto pochi giorni dopo l’uscita ufficiale, ma in realtà si tratta del compimento ultimo di un lavoro iniziato oltre due anni addietro, nel 2020. Il materiale di partenza, come spiega lo stesso Ignazio, sono stati alcuni versi da lui composti in sardo, nella variante barbaricina che è la sua lingua ed è parlata nella zona montuosa al centro dell’isola. La musica è arrivata in un secondo momento per valorizzare i testi, la lingua e un particolare momento storico della Sardegna: l’epoca del banditismo che si opponeva all’occupazione sabauda e, successivamente, italiana. Nei testi delle canzoni non troviamo direttamente nomi e fatti storici, ma l’ispirazione deriva comunque da questo tema fondante. Dopo le prime prove di messa in musica dei suoi testi, Ignazio Brusiore incide un primo demo di due canzoni, lo passa all’amico Filippo Mereu S’indzinnéri, esperto musicista, che risponde entusiasta e che si occuperà del suono e degli arrangiamenti dei Kre^u. Per completare l’organico alla batteria arriva Nicola Pira Su Brigadòre. 

Kre^u album

La Sardegna ha un’eccellente tradizione di black metal identitario cantato in sardo, per esempio citiamo gli scomparsi AccabadorA, oppure i Losa, o anche qualche meteora, come gli Untruxu, che hanno inciso un demo ineffabile e poi sono scomparsi per sempre. Quindi non manca certo un black metal sardo, che anzi si è sviluppato nel tempo, contemporaneamente alle ondate internazionali, né manca il recupero di tradizioni antiche nel metal dell’isola, ma il modo in cui lo propone l’autore di Ovodda è diverso dagli altri: ciò che caratterizza i Kre^u rispetto ai loro compatrioti è la perfetta commistione fra uno stile di black metal molto personale, che accoglie qualche misurato elemento etnico, e un contenuto culturale, il quale, attraverso la questione del banditismo, arriva a raccontare una Sardegna poco nota ma reale, ancora più indomabile di quanto non la descrivano i luoghi comuni. “La Sardegna ha tanti aspetti oscuri, di cui non si parla volentieri”, dice Ignazio in un’intervista e, a quanto pare, i Kre^u sono arrivati per renderci partecipi di questa oscurità, che ci ritroviamo a scoprire in questo loro primo lavoro.

L’album si apre con Dae una Losa Ismentigada, un recitativo di una poesia di Peppinu Mereu (1872 – 1901), su una melodia di mandolino, accompagnato da basso, chitarra e suoni elettroacustici, specialità questa di Filippo Mereu. Iniziare un album in questo modo è una scelta particolare, che non lusinga certo il nuovo ascoltatore, ma lo introduce alla particolare dimensione della Sardegna antica narrata dai Kre^u e lo lascia in attesa della musica successiva. Con Nottùrnu si entra nell’album vero e proprio: è un brano black metal alla greca, con riff orecchiabili e tempo medio. A metà del brano Ignazio usa una modalità vocale che ricorda il tradizionale canto a tenore sardo, e scopriamo che si adatta molto bene al suono delle canzoni. Il testo introduce un tema che ritornerà in altri brani, ovvero quello dell’odio e della necessità di vendetta che non si riesce a trattenere.

Più varia nello stile è la successiva Sa Morte ‘e su Pastore, un brano in tre quarti e suddiviso in tre movimenti, dove si narra la storia tragica di un pastore che, durante la transumanza sui monti, viene sorpreso da una tempesta di neve, vede morire prima il suo gregge, poi anche lui soccombe prima di riuscire a raggiungere la pianura del Campidano. Impariamo così che la Sardegna può essere grim and frostbitten come la più nordica delle latitudini. Lo stile qui all’inizio è epico, poi attraversa un momento melodico, per poi terminare con un finale veloce e intenso. Personalmente è la canzone che preferisco. A Sos Antigos è un brano dal ritmo più lento e quasi marziale, dove l’uso dello stile a tenore già incontrato prima diventa strutturale. Si va poi su registri più aggressivi e veloci con Ebbia su Sambene, che mostra un piglio quasi death metal, e con l’ultima A Palas non Torred. Tematicamente queste ultime due canzoni chiudono la trilogia della vendetta, cominciata nel secondo brano.

Il lavoro di esordio dei Kre^u colpisce a fondo, non ha bisogno di tanti ascolti per essere apprezzato, perché ha alcuni elementi della melodia e delle ritmiche che risultano immediati e accattivanti, ma al tempo stesso ha anche una componente molto più profonda, riflessiva: ogni canzone ha una trama sonora fitta e stratificata, che rende gli ascolti sempre interessanti. Poi, sullo sfondo, c’è il fascino incombente della tradizione sarda: antica, terribile, tragica e, per noi esterni, ancora poco compresa. (Stefano Mazza)

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