Il disco un po’ paraculo dei THE HALO EFFECT

Dopo una miriade di singoli di anticipazione ho avuto finalmente la possibilità di ascoltarmi lo strombazzatissimo debutto dei The Halo Effect, progetto che raccoglie al suo interno alcuni membri storici della scena di Göteborg presente e passata: i redivivi Jesper Strömblad e Peter Iwers, Nichlas Engelin e Daniel Svensson (che prima di arrivare negli In Flames avevano fatto parte dei Gardenian e dei grandiosi Sacrilege) e prezzemolino Stanne alla voce. Cominciamo subito col dire che, nonostante il disco sia fatto passare dalla macchina da soldi Nuclear Blast come una sorta di incrocio tra In Flames e Dark Tranquillity dei vecchi tempi, in realtà qui di “vecchio” non c’è nulla, o meglio: se vi aspettate di sentire roba alla Edenspring o Artifacts of the Black Rain potete anche smettere di leggere la recensione. Days of the Lost infatti si muove su coordinate che riportano al lasso di tempo centrale dei due gruppi, nello specifico ColonyClayman e Character-Fiction, praticamente i riff In Flames del periodo di mezzo con le tipiche tastiere che hanno caratterizzato le ultime produzioni dei Dark Tranquillity.

Il risultato finale alla fine non è neanche così malvagio, anche se quella sensazione di artefatto e pianificato a tavolino ti accompagna per tutta la durata del disco. La storia che ho avuto modo di leggere sugli “amici di vecchia data che si ritrovano a improvvisare e suonare le vecchie di un tempo” scusate ma è una grandissima stronzata, Days of the Lost è un disco piacevole ma pianificato dalla prima all’ultima nota, con brani che presentano tipiche influenze In Flames (Feel What I Believe e l’omonima, quest’ultima coi primi due accordi identici a Embody the Invisible) o ancora quelli che considero i due pezzi migliori del disco, The Needles End e A Truth Worth Lying For, di chiaro stampo Dark Tranquillity.

Ripeto, sulla qualità del disco c’è veramente poco da dire, e il fatto che sia composto da gente che suona questo genere da decenni è comunque una garanzia. A questo punto si tratta vedere se Days of the Lost rimarrà un episodio isolato oppure ci sarà un seguito. Molto credo dipenderà anche da Strömblad che pare purtroppo non abbia ancora vinto definitivamente la sua lotta alla dipendenza dall’alcol, tanto che non era presente a promuovere il disco nei festival estivi. Staremo a vedere. (Michele Romani)

4 commenti

  • a me è piaciuto. qualche traccia più debole delle altre, ma l’insieme funziona. Le influenze In Flames sono secondo me dovute alla firma di Jesper…piuttosto sono gli IF odierni che le inseguono senza di lui. Sulla tenuta dell’uomo, purtroppo, non v’è certezza. La classe però c’è tutta.

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  • Grazie per avermi fatto risparmiare 20€. Ho smesso di ascoltare entrambi dopo che hanno virato verso certe sonorità. Di sicuro non spenderò soldi su qualcosa di simile. Strombald , doveva continuare con Marko Aro nei “The Resistance’

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  • Bravissimi, Colony e Clayman. Perfetto. Album eccellente, finalmente qualcosa di classico e solido, le sperimentazioni hanno rotto il cazzo.

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  • metà dei pezzi del disco ottimi, notevole il materiale più riconducibile agli in flames, le cose più alla dt solita menata invece ma cmq non male. direi che me lo compro, e abbasso le sperimentazioni fini a se stesse

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