Roba random che proprio non riesco a togliere dallo stereo…

Il titolo poi continuava così …E che, sebbene non mi venga di farci un articolo per intero, credo sia meritevole quantomeno di essere segnalata spendendoci due parole e con l’occasione consentire a Bargone di mettere i link sui dischi elencati nelle playlist di fine anno, che se poi non li trova va a finire che sbrocca come ogni volta dicendo che siamo dei fannulloni perché abbiamo avuto un anno interno per parlarne.

Ma era troppo lungo e non ci stava tutto, però il concetto mi sembra chiaro.

A proposito, come state messi a playlist? Oh, sveglia che siamo a ottobre.

Comincio dalla roba più vecchia: The Thule Grimoires è uscito addirittura in gennaio ed è un disco bellissimo. A dir poco ostico. Tocca e abbraccia più generi, andando dal doom al black metal e, come accade quando ti trovi a visitare quelle terre di confine tra una regione e l’altra, fai fatica a dargli una connotazione, però ti lascia il ricordo di qualcosa di particolare e unico. E ormai è un bel po’ che lo ascolto e (sarà un limite mio) ancora non me ne sono fatto un’idea precisa. Provateci voi. Sicuramente il disco dei The Ruins of Beverast che preferisco in assoluto.

Si passi ai Luca Turilli’s Batushka. Questo EP è uscito in marzo, eppure ancora resiste nel mio stereo, quindi un motivo ci dovrà pur essere. Qua dentro pare che solo a me piaccia fino in fondo questa manifestazione dei Batushka, ma non ne sono poi tanto sicuro; probabilmente dovremmo fare un sondaggio interno e poi litigare fino allo stremo delle forze, tipo come quando si svolgevano i derby tra il Team Tette e il Team Culi, anche se non credo che l’argomento sia parimenti motivante. E insomma, a me era garbato anche Raskol uscito l’anno scorso e non avendo molte cose intelligenti o meno da aggiungere su questo qui non mi è venuto di farci un discorso a parte, che comunque lo meriterebbe. E niente amici segnatevi questo nome: Царю Небесный (per gli incolti che non coltivano il cirillico: Carju Niebiesnyj).

A giugno scorso, invece, è uscito De Doorn, il nuovo degli Amenra. Anche se non sono un ascoltatore accanito di questo genere, seguo l’evoluzione dei belgi praticamente da sempre e trovo che siano un gruppo enorme, dal vivo poi sono incredibili: fecero venire giù i santi del Roadburn durante un’edizione che di suo fu strepitosa e con una concorrenza mostruosa. Il precedente Mass VI, pubblicato nel 2017, era un qualcosa di clamoroso e a ‘sto giro era difficile fare di meglio. Comunque, questo qui è un ottimo album. Ho impiegato molto tempo per farlo mio anche perché gli Amerna suonano sempre come se fosse l’ultima cosa che fanno nella vita prima di morire e la voce e il modo di cantare di Colin H. Van Eeckhout è straziante e la voglia di vivere te la fa passare proprio, quindi diciamo che bisogna essere in una particolare predisposizione d’animo.

 I White Void, invece, li ho scoperti poco tempo fa anche se il disco di esordio, Anti, è uscito in marzo. Trattasi del gruppo cazzeggio di Lazare, quello dei Borknagar e dei Solefald. Ebbene, amici, nonostante i riferimenti qui di bububu in senso stretto non vi è nulla, anzi trovo che la formula usata (rock melodico anni ’70 suonato come se fossimo nel 2021, un po’ alla Ghost ma con quei suoni e quella voce che non ti fa pensare ai Ghost bensì ai Borknagar e ai Solefald – e grazie al cazzo direte voi) sia molto centrata e concreta. Mi sta piacendo, è leggerino e ci sta bene sia come sottofondo, sia se gli si vuole concedere maggiore attenzione.

Chiudo la carrellata col guilty pleasure di quest’anno: W O L F C L U B. Si scrive proprio così, con un cringissimo spazio tra una lettera e l’altra. Dopo una discografia stupenda se ne escono con il loro capolavoro: Just Drive – Part 2. Se non avessi un briciolo di dignità e se qui fossimo su Retro Skunk o su Metal Bisexual, direi serenamente che ci troviamo di fronte al disco dell’anno. Primo o poi succederà, lo so, ma non è questo il giorno! (Charles)

6 commenti

  • Il resto non so ma grandissimi Amenra!

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  • Ruins of Beverast disco enorme e ostico, sì. Bisogna entrare nel mood. Ma ne vale la pena.

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  • Ruins of Beverast gran bel disco si… se lo sono cagati in pochi.
    Finalmente mi sento meno solo se oso dire che Raskol e Carju Niebiesnyj sono due gran begli EP. Specie il secondo, proprio ben composto e tutto quanto.
    Ok percularli per tutto quanto avvenuto, ma bisogna ammettere che dopo il disco bruttino, hanno sfornato due cose egregie.

    Amenra ostici tanto…

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  • Wolfclub disco da spiaggia 2021, dopo tre spriss ancora più bello 🙂

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  • Spesso vi seguo sui vostri guilty pleasure, ho provato ad ascoltare il video dei Eolfclub e… no, perdio, stavolta proprio no.

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  • Ho preferito più la parte 1 della 2, ma credo che sia dovuto solamente al fatto che era fisso in macchina durante le scorribande estive, ed ho iniziato ad ascoltare l’altro solo da poco. Tra i dischi tamarri synth wave che sto apprezzando molto c’è una compilation di Flesh Arnold chiamata The Pump…che fomento ignobile…

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