STÖNER: il nuovo gruppo di Bjork e Oliveri è fresco e originale già dal nome

No, davvero? E la prossima notizia qual é, Grohl e Novoselic che formano i Grünge? Come non averci pensato prima? E fermi tutti, l’album si chiamerà nientepopòdimeno che STONERS RULE. Un inno allo “Stoner Pride”, evidentemente era ora di rivendicare una minoranza fin troppo dimenticata, ovvero quella delle vecchie glorie che devono mantenere il loro stile di vita sano e lucido vendendo dischi tutt’altro che raffazzonati.
Della partita, oltre ai due ex-Kyuss (Lives!), tale Ryan Gut, batterista per Bjork stesso, che porta il sorprendente nome d’arte di Ryan Güt e che quindi potrebbe anche essere l’ispiratore di quel magnifico guizzo di personalità che è la umlaut nel nome della band. E tenetevi forte che non abbiamo ancora parlato della musica: per ora solo due brani anticipati che potete ascoltare qui sotto. L’ultima, Rad Stays Rad, inizia subito con versi freschissimi di portata veramente innovativa ed universale: “Hey-ho / Let’s go / But where to / I don’t know”. Se il lavoro sulle liriche vi ha steso, occhio al suono ed alla scrittura del pezzo. Siamo a livelli altissimi di pregnanza.
Insomma, si riesce persino ad alzare l’asticina rispetto alla precedente anticipazione, quella Nothin’ (senza g) che faceva subito sognare e affermare “tanta robba“. Nel senso di sostanza stupefacente. La musica, ovvio. Mica altro. Que musica impresionante y temibile! Sentite qua:
Questo Stoners Rule si preannucia quindi già come il disco più atteso del 2021, per lo meno da chi sta aspettando l’allentamento delle restrizioni Covid per poter testimoniare di essere un vero rocker frequentando in ciabatte qualche bel chiringuito ben approvvigionato di tutte le sostanze necessarie. Se siete (giustamente) impazienti di aspettare il resto del disco, sappiate che su Spotify c’è già il Live in the Mojave Desert, vol 4 che include su per giù tutta la attesissima tracklist del disco che, a naso, dovrebbe rivoluzionare lo stesso concetto di rock per l’anno 2021. Non pensiate che il mio atteggiamento entusiasta sia finto o persino sarcastico. Perché magari pensate che, rispetto a queste anticipazioni, persino i Vista Chino possono sembrare i Black Sabbath. Malfidati. Io vi dico solo che all’ennesimo ascolto consecutivo di Rad Stays Rad e Nothin‘ potrei persino dirmi assuefatto ed aver voglia di mettere su Villains. E magari di riuscire ad ascoltarlo finalmente per intero per vedere che effetto che fa. (Lorenzo Centini)
Voglio formare una band che si chiamerà bläck mëtäl ïst frîskīs. I testi saranno centrati sul cülto del gatto, dagli egizi fino alla dimensione eucaristica che va da Vicenza alla Sabina (dove i gatti, in tempo di guerra, se li magnavano sul serio). Er corpo del gatto me custodisca per la vita eterna.
Bisogna tornare al mito delle origini. Il metal canadese, il düüm e il metallo nero della prima ondata che porta il tonno insuperabile a misura de canna da pesca. D’altro canto i totalitarismi necessitano della decostruzione della variabilità per andare a parare nell’albume dell’uovo cosmico (forza Amorphis, daje che jaaaaa famo).
Ted e Fedeznir pensatece voi che qua si fatica a trovare una direzione. ‘Ndo cazzo stamo a annà? Non saprei. Non saprei, dice. Senti pupazzo ma che un matto se calma così tutto de ‘n botto?
Ma noi che dovemo da fa’ pe’ risultà veramente strani?
Forse ricomincià da qualcosa di normale rispetto alla media del vivere umano. La creatività. Me pare che scarseggia, a larghi tratti.
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i due singoli sono noiosi, scazzati, mosci, suonati male e ancora mosci. Gente da dimenticare.
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