Frattaglie in saldo #57: Chainsword, Sanguisugabogg, Evulse

Ecco, ora non vorrei creare il panico tra i nostri ventiquattro lettori, ma potremmo aver trovato la degna reincarnazione dei compianti Bolt Thrower, e non scherzo. È un gruppo di loschi figuri provenienti dal più improbabile dei luoghi: la metropoli dei grattacieli, illuminata a neon e brulicante di formiche umane. I CHAINSWORD si sono formati appena quattro anni fa a Varsavia. Da diversi anni ormai è stra-assodato che la scena metal polacca è una delle più prolifiche ed interessanti a livello mondiale, e i Chainsword sono l’ultimissima scoperta di Mastro Grzegorz Fijałkowski della rediviva Godz ov War, altra fucina di creatività e di nuovi gruppi che si stanno affacciando prepotentemente sulla scena estrema.

Coadiuvati da un immaginario ancora più fumettaro e molto più scanzonato di quello del leggendario gruppo di Coventry (la copertina è parecchio divertente), questi cinque figuri sembrano essere uniti dalla passione per il death metal, nella fattispecie per quello lento e cadenzato. Attenzione però: non c’è nulla di stantio nei Chainsword, e i pezzi contenuti su Blightmarch sono magistralmente costruiti intorno a riff portanti di indubbia qualità. Un esempio lampante è Exterminatus, col suo incedere spezzaschiena, o ancora la title-track, che vede l’ospitata di uno dei Belzebong alla chitarra.CHAINSWORD-Blightmarch-2021

A impreziosire il tutto è la prova vocale di tale Herr Brummbär, al secolo Michał Lipka, che sfoggia un’ugola da vero orco, punto di forza che apporta ulteriore qualità alle già inattaccabili strutture classicamente novantiane. Sicuramente uno dei gruppi più interessanti usciti negli ultimi anni in questo ambito, assieme a una manciata di altri nomi di spicco nella già fertile e ottima scena attuale, quali Kingdom, Eternal Rot, Fulci, Undeath e altri.

E ora veniamo a un altro nome che ha sgomitato prepotentemente fino a raggiungere una certa notorietà nell’ambito death, creando anche una certa attesa per l’uscita del primo full, ovvero gli americanissimi SANGUISUGABOGG, di cui vi parlai già al tempo del putrido demo/EP d’esordio, quel Pornographic Seizures uscito per un’altra etichetta che sta acquistando sempre più importanza nell’underground mondiale: la californiana Maggot Stomp. Per farvi capire a che punto siamo oggi, i nostri amici hanno firmato per Century Media e “spammato” praticamente ovunque le succose anticipazioni di questo Tortured Whole, creando un hype non indifferente.

Ho persino letto una recente intervista su una webzine americana in cui la mente ideatrice del progetto, il chitarrista Cameron Boggs, da cui verosimilmente prede origine anche il nome del gruppo, dichiara il suo amore folle per St. Anger dei Metallica (!) e per quel suono di rullante famoso che tanti insulti costò a suo tempo a Lars Ulrich. Dico la mia: quel suono di rullante faceva proprio cacare in quel contesto, che era comunque quello di un album di merda. Se però lo prendiamo e gli togliamo una punta di riverbero, veramente esagerato sul disco dei Metallica, ecco che otteniamo il classico suono che caratterizza parecchi album brutal o slam, e quindi anche questo Tortured Whole, che altro non è che un tuffo in una palude zeppa di cadaveri in putrefazione.

torturedwhole

L’attitudine è parecchio cazzona (Dead as Shit, Dick Filet, gli interludi Pornographic e Interlube…), ma la carrettata di riff, disgustosi e fetidi come una carogna abbandonata in piena estate tra la sterpaglia, vi convincerà che non c’è da scherzare manco per il cazzo con questi qua. I pezzi si assestano come sempre per lo più su di un mid-tempo fetente e ossessivo, con qualche sapiente blast, ma mai troppi. Consigliatissimi a chi ancora non li avesse sentiti e ammira roba purulenta o cadenzata come Eternal Rot, Spectral Voice e Undeath, anche se credo che se siete appassionati di questa particolare branca del genere sia praticamente impossibile averli evitati finora.

Non solo puzza di cadavere, quindi, ma anche di recuperone, con il prossimo soggetto di questa strabiliante multirecensione: i californiani EVULSE hanno due demo all’attivo, e quello di cui si parla oggi, Pustulant Spawn, risale oramai a settembre dell’anno scorso. Siccome all’epoca non ne parlai, e siccome il formato fisico è stato pubblicato solo a febbraio di quest’anno dalla sempre attenta Godz ov War, adesso ve lo beccate qua. Fa strano, per uno cresciuto in un epoca in cui i demo erano cassette scadenti con copertine fotocopiate, parlare di “demo” riferendosi ad un supporto non fisico, eppure oggi capita eccome che alcuni prodotti, e non parlo solo di demo, addirittura non vedano mai la luce in un formato che non sia quello dello streaming digitale. È un mondo di merda, lo so.

Gli Evulse però confermano il loro spirito old school quantomeno nei suoni e nella produzione, ancora una volta pesante e lo-fi, avvalorando un’impressione che già avevo, ovvero che non solo gli Incantation stanno ispirando in maniera massiccia la nuova ondata del death metal internazionale, ma pure quel death metal europeo di fine Ottanta-inizio Novanta tipo i Grave o i Gorement. I quattro pezzi qua contenuti sono perfettamente pertinenti a quella maniera di intendere il death e non deluderanno coloro che apprezzano questo adorabile stile. (Piero Tola)

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