Su Napster i Metallica avevano ragione. Ma fu impossibile non odiarli

Ognuno ha la sua religione: a me, da adolescente, la via la indicarono i Metallica. Per quanto gli Slayer si fossero rivelati coloro che meglio incarnavano l’aggressività che andavo ricercando nel thrash metal, i Metallica rimasero i Metallica.

Di loro possedevo libri, videocassette, bootleg, cd e musicassette, gli originali e i non originali, compilation autoprodotte con criteri tutti miei e quel logo con le punte disegnato in una pagina di diario su dieci. In breve riempirono una fetta significativa della mia vita di ragazzo appassionato all’heavy metal. Ma presto cominciò ad andare male.

Nel 2000 fui avvertito che su Napster si poteva scaricare una loro nuova canzone: alcuni la descrivevano come una demo, mentre altri la attribuivano a un fantasmagorico album in arrivo. Utilizzavo il programma di peer-to-peer da qualche mese, e mi fiondai su quel file tenendo ben a mente che gli ultimi inediti, all’epoca, portavano il nome di No Leaf Clover e Human. Blandi tentativi di riavvicinarsi al metal: ad oggi, trascorsi vent’anni, non mi verrebbe di chiamarli in nessun’altra maniera.

I Disappear era fatta della stessa pasta, ma ebbe una presa un po’ più rapida nonostante la fastidiosa introduzione offerta da Kirk e il suo assolo minimale, vagamente alla Kyuss. In breve tempo questa canzone avrebbe scatenato un vero e proprio puttanaio.

I Metallica avevano iniziato il loro distanziamento dai fan con il Black Album. Aggregarono masse disumane davanti a un palco eretto per metri sulle teste urlanti di quella folla. Loro, che un tempo riempivano un locale dalla capacità di mille soggetti, di colpo erano divinizzati da una metropoli intera in una Mosca ospitante il Monsters of Rock 1991. Riguardatevi i video di quell’esibizione, è roba da lacrime, a testimonianza d’una epopea irripetibile. Otto presenti su dieci a una data qualsiasi del lunghissimo tour del Black Album sono certo non ascoltassero i Metallica cinque anni prima (epoca Master of Puppets), e questo ricircolo all’interno del circuito dei fan comportò un distanziamento, perché una significativa fetta di coloro che erano lì era attratta dalla novità, e non più dalla fedeltà. Il ribollire di un intimo ed energico concerto thrash metal, come quelli che potevamo osservare fino ai documenti risalenti al 1989, beato chi c’era, mutò in uno spettacolo unico e in contemporanea nel delirio freddiano di James, che, al termine di ogni brano o maledetto medley, scaldava il pubblico facendogli ripetere tutte quelle puttanate in coro. Ma sull’onda del disco nero, probabilmente, furono in pochi a percepire il distanziamento dei Metallica dai loro fan e la necessità di lievitarne il numero a prescindere dalla composizione, e formazione, di questi ultimi. Con Load e Reload il suddetto distanziamento si aggravò come se questi ultimi fossero degli untori. Rileggete un’intervista a caso dell’epoca, e, fra le righe cariche di spocchia e scherno, vi verrà da disprezzare quel che finora avevate ritenuto un monumento: “Distruggere il metal dall’interno”, leggevamo frasi del genere e le decifravamo nell’unica maniera in cui era possibile interpretarle.

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Troppa robaccia su per il naso, pensai.

Nonostante trovate pubblicitarie come il Metallitrain, appunto, con i fan in mezzo alla band e viceversa, i Metallica erano ben distanti da coloro che li avevano portati in trionfo sul palmo della mano. Ma dovevano ancora toccare l’apice dello scorno, e non lo fecero che con I Disappear. La canzonetta che buttò giù un palazzo, fondamenta incluse.

Napster era una cosa semplice e pratica, e il mio pensiero è che i Metallica, con esso, si fecero sì una reputazione di merda, ma al netto di alcune considerazioni obbligatorie:

A) Avevano ragione, era la fine della musica per come noi la conoscevamo e, per ogni tre utenti che scaricavano per capire cosa comprare, ce n’erano sette che non avrebbero più visto un cd originale in vita loro. La realtà era un po’ diversa, poiché gli ipotetici sette provenivano dal racket sotterraneo delle cassette copiate o comperate al mercato in piazza: con Napster avevano solamente accesso a un database enorme nel minor tempo possibile, con l’unico limite di una ISDN al posto della futuribile fibra ottica.

B) I quattro californiani stavano inutilmente lottando contro il vento. Il progresso è questo, porta cose nuove e ne sfigura altre che ritenevamo consolidate e immortali. Napster, o chiunque al suo posto negli anni di Internet, avrebbe cambiato per sempre la faccia della musica.

Nacque una causa legale infinita che causò la temporanea chiusura del programma, così che si iniziò a scaricare da Emule, WinMX o da metodi meno vistosi, come le complesse chat mIRC o i client di Bit Torrent. I Metallica quella causa la vinsero eppure la persero, sfottuti fino allo sfinimento con quel cartone animato che ritraeva Lars come un nano saltellante intento a descrivere il business della band, e, sopra di esso, un gigantesco Hetfield che invocava più birra con toni e pose a dir poco scimmiesche. Shawn Fanning e Sean Parker, in compenso, avevano fatto la rivoluzione.

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Dr. Dre

La Record Industry Association of America era già sull’attenti da quasi un anno quando irruppero i Metallica, anzi, aveva avanzato una causa legale in anticipo sui loro tempi. Al fianco degli ex thrasher americani si mosse il rapper Dr. Dre, in un effetto domino che sortì conseguenze ben immaginabili. Tecnicamente eri tu, e non il servizio, a concretizzarti come il possessore della musica, e con ciò ti assumevi la responsabilità di trasferire file che già detenevi in forma originale, con l’obbligo, e il dovere, d’inviare i file in seguito a una conversione. A chi? Ad altri possessori degli originali? Oppure al fortunato ricettore di un messaggio pubblicitario, che, in seguito, li avrebbe perfino acquistati? Una colossale puttanata come questa dovette fungere a bastione difensivo nei riguardi di Fanning, e naturalmente non andò come da lui sperato.

L’unica cosa che conta.

I Metallica hanno gettato al vento anni d’oro, questo è ciò che conta. Mentre si perdevano nell’abbondanza di materiale di Cunning Stunts, degli S&M, di Garage Inc. e di Tom Cruise che arrampica, gli ancora non quarantenni Metallica annaspavano nell’indecisione di cosa fare di seguito a Load e Reload, e perdevano tempo prezioso, che, come chiunque altro, non sarebbero più stati in grado di recuperare.

Apprezzo Hardwired… to Self Destruct, è un album che ho ascoltato a lungo, metabolizzato e facilmente memorizzato per circa due terzi. Certamente superiore al discreto Death Magnetic, è comunque musica heavy metal pensata e messa in pratica da ultra cinquantenni non più carichi, energici e motivati come i quattro che fecero irruzione in tribunale in seguito alle vicende dell’anno 2000. E allora ci rifletto, e mi ripeto che, se esistono due fasi della carriera dei Metallica che rivedrei, non elencherei affatto Load o Reload, ma gli anni immediatamente successivi. Hardwired… to Self Destruct è la piena consapevolezza di quello che è il mestiere dei Metallica, e, anche se arriva fuori tempo massimo e con un’eccedenza di materiale al suo seguito, la tanto attesa retromarcia non avrebbe potuto aver luogo in quegli anni tumultuosi e controversi. Persero tutto quel tempo perché, una volta accecati dalla grana, non ebbero modo di mettere meglio a fuoco gli obiettivi di breve durata.

E così si giunge al gruppo che capisce di non poter fare più altrettanti soldi con un album, e che fa attendere quasi un decennio a tutti coloro che avevano pianto per i cinque anni intercorsi tra la copertina nera del 1991 e Load, e i sei che anticiparono St. Anger. E te li ritrovi ultracinquantenni, a domandarti se avrebbero potuto cacciar fuori un qualcosina in più, oppure no. Che gran sofferenza essere cresciuto con loro, amandoli incondizionatamente per poi quasi gettar la spugna a terra in quello stramaledetto anno Duemila. (Marco Belardi)

16 commenti

  • Alberto Massidda

    Che hai ritirato fuori, il cartone dei Monkey Champ.
    Io mi stavo appena affacciando al metal, quindi tutti questi retroscena ancora non potevo apprezzarli

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  • La realtà è che, a causa questa esecrabile rivoluzione musicale, band come i metallica hanno finito per guadagnare quanto o più di prima, mentre i gruppi medio/piccoli se la sono presa in saccoccia alla grande. L’unica cosa decente che questi tre pagliacci avrebbero potuto fare dopo load sarebbe stato spararsi nei coglioni. Sono la band più inutile e merdosa della storia del metal, fanno talmente schifo che c’è da vergognarsi ad avere in casa quei primi tre o quattro dischi e io mi vergogno proprio di averli ascoltati. Sono durati dieci anni ad essere generosi, senza contare che una buona parte dei loro pezzi migliori è farina di Burton e Munstaine. Fanno vomitare il cazzo da tre decenni e ancora ne dobbiamo parlare? Damnatio memoriae ci vorrebbe, cancellati dalla storia.

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    • Sei solo un povero idiota. Un Cretino .. vai ad acoltare Justin Biebber.. o come cazzo si chiamo.. Grande metallaro.. Fai pena Tu e tuo stupido commento..

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      • Faccio notare che questi una volta erano cloni da forum per alzare un po’ di caciara. Oggi esistono veramente.

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  • Si muore tutti democristiani, doppi i trent’anni di pensa solo alla panza e alla fica

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  • Ribadisco il mio punto di vista: il vespaio avrebbe potuto sollevarllo chiunque e avrebbe avuto ragione. Loro no. Per via della VHS Cliff ‘em all che venne accolta da tutti come un tributo toccante al bassista: cosa che fu. Ma fu costruita a partire dai video bootleg dei fans e incassò parecchio come era facilmente ipotizzabile. Allora l’incongruenza: i video illegali “rubati” al gruppo vanno bene, ma scaricare illegalmente no?! A casa mia sono due pesi e due misure. Si tratta di mancanza di rispetto bella e buona. E ci possono stare anche UNA SERIE di dischi di merda, aver sputtanato Trujillo e altre cose, la presa per il culo e l’atteggiarsi li lasciamo volentieri ad altri generi musicali costruiti ad arte per far soldi. Due secondi dopo certe cazzate, avremmo dovuto bruciare (o rivendere come feci io) i loro dischi, altro che le date dello scorso anno a 90 pizze di fango. Toglieteli da metal-archives, prego.

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  • Hai fatto bene, Belardi, a ricordare questo episodio di un’epoca di transizione che fra pochi anni si farà anche fatica a capire del tutto. E si, i Metallica hanno avuto ragione, ma più che altro si sono affidati ai manager giusti, che hanno creato una signora azienda.
    Anche io fui un appassionati dei Metallica, ma erano altri tempi: all’epoca era gente che aveva saputo dare una vera alternativa americana al NWOBH, tanto che fra i giovanissimi metallari c’erano le fazioni: Metallica o Iron Maiden? Dopo qualche minuto di discussione si optava sui Motorhead e ci si trovava d’accordo.
    Riguardo a quei Metallica, si tratta di secoli fa e, personalmente, ho smesso di trattare il tema da anni perché è davvero tempo perso.

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  • Lorenzo (l'altro)

    La migliore formazione deietallica: Bush, Mustaine, Burton, Lombardo.
    Che gruppo, signori!

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  • Massimo rispetto per l’articolo, anche molto interessante, però veramente pure a me viene una cazzo di orticaria solo a sentirli nominare.

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  • Voi leoni di tastiera .. non siete capaci di grattare le palle. . E avete coraggio giudicare METALLICA..se siete cosi spacchiosi scrivete almeno un pezzo che resta nella storia della Musica. . E Poi vi mettete a offendere e giudicare
    .

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  • Chi critica un gruppo come i Metallica, della musica metal nn ci capisce una Sega!
    La naturale evoluzione di un gruppo, (con coraggio direi, perché chi suona sempre uguale rimane lì dove è per paura di mettersi in gioco) in 40anni di carriera, metterà sempre dei dischi preferiti ai più. Personalmente ritengo che in Load e Re-Load ci sono alcune canzoni fantastiche, tanto come in altri album.
    E cmq a parte le considerazioni personali, rimango uno dei gruppi Top seguito da milioni di fan (sono tutti incompetenti?) che riempiono gli stadi, ti emozionano e ti fanno divertire ai loro concerti. Già questo basterebbe

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  • Ma come si fa a dire che Hardwired è un bell’album? Ma state fuori di testa? Paragonato a death magnetic poi, che gli caga in testa a mani basse, pezzi come “all nightmare long” hardwired se li sogna..madonna ma imparate una scala di do prima di scrivere un articolo

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  • Bell articolo!
    In alcune cose mi sono rivisto.. In altre, con il sennò di poi no.
    I metallica avevano proprio ragione, l mp3 e la condivisione hanno distrutto la musica (o, meglio, la sua fruizione) come una tempesta di find estate. Molto peggio di quello che hanno fatto digitale cellulari e photoshop alla fotografia.
    Peró a 20 anni va be ed dire che load non andava fatto… A 20 anni di distanza ti dico: è un disco meraviglioso, elaborato pensato e rifinito 1000 volte più di qualsiasi altro lavoro della band. È un opera d arte, paga solo lo scotto di essere un disco rock scritto dalla più grande band metal. Riascoltato a 40 anni con la mente libera.. Potreste trarne soddisfazioni.

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    • Marco Belardi

      A me load piace tantissimo, all’epoca non lo volevo ammettere ma già lo ascoltavo spesso. Pure i singoli di reload e un paio di altri suoi pezzi mi piacciono, ma in generale load ha un’altra impostazione e piglio (anche se fanno parte un po’ dello stesso pacchetto, devil’s dance fu fra le prime composte). Oggi riascolto load di tanto in tanto e l’unica cosa che posso appuntargli è che ha davvero quei 2-3 pezzi di troppo che gli tolgono qualcosa, ma erano ancora un gruppo in piena forma a prescindere da cosa si erano messi a fare

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  • Secondo me, trattare la questione Napster buttandoci dentro gli strascichi emotivi dell’adolescenza e la poca conoscenza della materia genera discorsi fuorvianti.
    Al netto, quindi, delle questioni emotive che sono roba personale e inutilmente sindacabile, quello che mi pare sfugga all’autore (e pure ai commentatori) è che l’affare Napster fu soltanto l’inizio di una guerra tra due industrie (o se preferite, modi di fare profitto): quella dell’intrattenimento e quella digitale (in senso lato).
    La prima aveva superato da tempo il proprio periodo d’oro, trovando un precario punto di equilibrio in seguito ad anni di concentrazioni che avevano lasciato in vita poche enormi etichette che gestivano il mercato in condizione di sostanziale oligopolio. Questo per altro, fu la causa prima della mediocrità artistica oggi imperante, perchè si prese a produrre e distribuire solo chi offriva certezza di ritorno economico.
    La seconda era invece la nuova frontiera dei guadagni facili e rapidi (e pure speculativi visto che la cosiddetta bolla delle dot-com era prossima a esplodere in quel di Wall Street) che prometteva, e di li a poco lo fece, di rivoluzionare la produzione e fruizione dell’intrattenimento e dell’informazione.
    La “vecchia industria” non comprese l’effetto dirompente che avrebbero avuto la diffusione capillare del digitale e ne rimase travolta. Per sopravvivere cedette il passo (tutto sommato di buon grado, non risulta infatti che orde di manager di major e case di produzione cinematografiche siano finite sotto i ponti in compagnia di rockstar e stelle del cinema) e a partire dall’accordo con Apple per l’iTunes Store, prese a siglare tutta una serie di armistizi con le prima deprecate piattaforme digitali (anche queste, nel tempo, sempre più accentrate ed oligopolistiche).
    Tutto questo sul cadavere di sue soli soggetti: la qualità artistica sempre più appiattita e immediatamente a seguire i consumatori, inondata di prodotti sempre più intercambiabili e mediocri.

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