Angela Gossow, mi devi una cena

Seconda metà del 2007. Ho quasi 17 anni e mastico quotidianamente metallo già da circa un lustro. Non ho ancora l’ADSL a casa e le informazioni su band e dischi le prendo principalmente dalla mia rivista di fiducia (che, guarda caso, era Metal Shock).

Che succede? Dov’è Bugo? In quel periodo Metal Shock sparisce dalle edicole. Non c’è più. Di colpo ho perso la mia stella polare, il mio timoniere, il mio Yoda. Mi sento abbandonato al mio destino. Comincio a informarmi un po’ qui un po’ là, sui pochi supporti cartacei rimasti in giro (abbastanza ignorati fino a quel momento), con un senso di morte nel cuore.

Che altro succede? A settembre di quell’anno esce Rise of the Tyrant; settima fatica in studio degli Arch Enemy, fino a quel momento mai cagati troppo dal sottoscritto. Per le riviste di settore (non chiedetemi perché, a ripensarci oggi ancora mi vien da ridere) è nato il nuovo British Steel, il Powerslave del 2000, il disco che cambierà le sorti del metal da qui all’eternità.

Wow, sarà vero?

La morte nel cuore si fa un attimo da parte: torna un briciolo d’entusiasmo.  A distanza di neanche due mesi dall’uscita, Rise of the Tyrant è mio, sbrilluccicante e profumato. Al suo interno c’è addirittura un poster: mi piace, lo appendo subito (tanto è un capolavoro, no?).

Dopo un primo ascolto sono stranamente soddisfatto (cosa rarissima peraltro). Un discreto tiro, chitarre pazzoidi, Angela Gossow che animaleggia con una certa consapevolezza di sé. Bene, anzi benissimo. 16-18 euro (ora non ricordo con precisione) in meno, sì, ma non mi pento.

Passano i giorni, i mesi, e le cose cominciano a cambiare: non riesco ad andare oltre le prime tre tracce. Come mai? Problemi con il lettore cd? O forse Revolution Begins e la title-track (rispettivamente la quinta e la sesta traccia) sono talmente spompate e ripetitive che mi fanno passare la voglia di andare avanti?

Passa un altro po’ di tempo, e le tracce che ascolto da tre diventano due. Ma perché? Boh. Forse perché I Will Live Again è praticamente un pezzo di Jennifer Lopez rivisto in chiave metal? Non lo so.

A febbraio/marzo del 2008 mi piace solo l’attacco di The Last Enemy. Una smitragliata che distrugge tutto ciò che incontra. Figata, certo… ma, valeva veramente la pena spendere quasi 20 euro per trenta secondi di doppio pedale accompagnati da un riff? No, assolutamente no.

EPILOGO: in un giorno imprecisato dell’estate del 2008, Rise of the Tyrant viene rivenduto (chissà dov’è ora a far danni) a un negozietto dalle parti di piazzale della Radio. Coi soldi del ricavato riesco forse a comprarmi il biglietto per tornare a casa.

Una bella batosta morale, non c’è che dire. Ma quel giorno ho capito, una volta per tutte, l’importanza di avere, nella vita come nel metal, una guida, una stella, una direzione da seguire.  Una grande lezione, attuale e che mi sarà utile sicuramente anche in futuro.

Detto questo: mai più ascoltati gli Arch Enemy in vita mia e Angela Gossow, vaffanculo, se ti incontro voglio almeno le tue scuse e una cena in trattoria pagata da te. E voi, scribi di riviste steccarole che facevate gli animatori alle feste di compleanno dei fratelli Amott: Vaffanculo, e basta! (Gabriele Traversa)

8 commenti

  • Acquistato sotto la stazione termini, di li a poco il negozio sarebbe scomparso insieme a Metal Shock e ai filippini che bivaccavano li di fronte ( 18 bleuri). E’ sullo scaffale a prendere peli di gatto insieme agli Amon Amarth.

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  • nico la scheggia

    il negozietto dalle parti di piazzale della radio è quasi sicuramente il grandissimo pink moon, uno dei templi della musica di roma sud

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    • sicuramente un gran posto, se prende il nome del capolavoro di Drake

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    • Dovresti farci un salto in questi giorni. Tanto per farti venire un quarto d’ora di magone. La concretizzazione della decadenza.
      Come gli Arch Enemy, solo che in questo caso la si nasconde sotto coltri di luccichii.
      P.s. Mi sono fidato di Belardi sul nuovo Psychotic Waltz. Ho fatto bene. Grandissimo disco, veramente.
      Per adesso con Sorcerer (The lamenting of the innocence) e Sweven (The eternal resonance, capolavoro) le cose migliori che ho ascoltato in questo nefasto mezzo anno.

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    • Piazzale della radio è in zona Roma sud? Tu, Roma non la conosci

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  • se Angela Gossow a te deve una cena, voglio Johan Liiva a rifarmi tetto e cappotto di casa pagandolo in “credito d’imposta”.

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  • Fa cacare. Tutto lì.

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