La finestra sul porcile: THE DIRT

Eravamo rimasti alle divisioni scaturite da un discreto filmettino d’intrattenimento come Lords of Chaos. Traggo quindi vantaggio ed utilizzo queste poche righe iniziali per dirvi la mia, visto che abbiamo ospitato su queste pagine ogni gamma di opinioni sull’argomento e non mi pareva d’uopo aggiungere altra carne sul fuoco in quel determinato istante. C’era chi diceva che è offensivo perché non rispetta il talento e nasconde il fatto che, dietro alle chiese bruciate, i froci accoltellati, i vari omicidi e le cazzate inventate tipo le orge mai esistite, non si tenesse conto delle pagine musicali epocali scritte dai nostri amici panda norvegesi. Opinione più che legittima, per carità. Però a me personalmente non tocca. Vi spiego: mi frega poco o nulla che qualche truzzo, o profano che dir si voglia, davanti allo schermo dica “che idioti sfigati sti ragazzini” e non si accorga della svolta musicale operata da questa gente. Il truzzo rimarrà truzzo e il profano profano, mentre noi, nel nostro intimo, sappiamo che quella è grande musica che resterà tale. Non c’è bisogno di approvazione dal pubblico eterogeneo. Chi sa, sa. Chi ignora, rimane ignorante. E per un certo verso è sicuramente meglio così. Gli attori cani e gli sketch sull’elitismo e il poserismo, poi, faranno sorridere chiunque sia cresciuto nel nostro milieu, in quanto totalmente veritieri e ad opera di una persona, Jonas Akerlund, di cui tutto si può dire tranne che non conosca l’ambiente. Anche se poi, bontà sua, si è dedicato a fare soldi a palate con i Roxette e Madonna ed è finito (sempre bontà sua) a sniffare coca dal buco del culo di qualche diciottenne in calore.

Esaurito definitivamente l’argomento passiamo al successivo biopic (sto a malapena trattenendomi dal prendermi a schiaffi da solo, dopo aver usato un termine del genere), stavolta annunciato non dal mefitico Vice ma da Netflix, e che tratta l’epopea del più grandissimo, fottutissimo, scandalosissimo, drogatissimo gruppo del mondo, ovvero i Motley Crue. Ne devo parlare. Assolutamente.

Non ho mai fatto mistero del fatto che i Crue siano sicuramente uno dei cinque gruppi che mi hanno cambiato la vita. Condivido questa sicurezza con il fratello Messicano a quanto pare, almeno stando all’ultima volta che ne abbiamo parlato. Quindi capite quanta e quale trepidazione mi ha scosso all’annuncio che Netflix, nel 2019, avrebbe proposto niente meno che un adattamento cinematografico di quello che forse è il libro a tema musicale più spassoso e coinvolgente mai pubblicato. Anche chi non ama la sordida band di Hollywood penso possa essere d’accordo con me nel giudizio sul libro. Neil Strauss ha davvero fatto un gran lavoro nel recuperare le memorie (vere o inventate che siano: avete davvero dei dubbi che un branco di psicopatici drogati come Vince, Tommy, Nikki e Mick abbiano davvero potuto compiere le azioni descritte su quelle pagine? O se non quelle proprio, qualcosa di simile?) e la lettura scorre velocissima e divertente.

I quindici anni descritti nel film, ambientato dal 1981 al 1996, proprio poco prima della reunion che portò al non proprio stellare Generation Swine, sono anni di mignotte, squirting, cocaina, eroina, Jack Daniels, alberghi devastati, omicidi colposi, tragedie personali e overdose, raccontate con lo stesso tono farsesco del libro e che vi strapperanno più di una sonora risata in diverse occasioni, includendo lo strepitoso siparietto di Ozzy in piscina durante il leggendario tour di Bark at the Moon, scena che non credo abbia bisogno di presentazioni per chi ha letto il libro.

Il film scorre proprio come il libro e tiene incollati allo schermo per due orette scarse. È girato bene e gli attori sono verosimilissimi. Non vedo ragione quindi per non raccomandarlo a chi di voi non l’abbia ancora visto. Coloro che l’hanno già fatto credo che converranno sul fatto che è curato e avvincente, l’ideale per spegnere il cervello per una serata e distrarsi, nonché ancora una volta fedele al motto che da sempre ha accompagnato la “ideologia” del gruppo, ovvero essere la band più eccessiva e sguaiata nel panorama del rock, cosa che gli è riuscita alla perfezione.

Ovviamente c’è sempre la possibilità che, in quanto persona di parte, ne stia parlando eccessivamente bene. Lascio a voi il giudizio, dunque. (Piero Tola)

8 commenti

  • Ti rispondo subito dato che non sono assolutamente di parte, dato che trovo i MC uno dei gruppi, musicalmente parlando, tra i più sopravvalutati della storia. Ma il film è una figata, scorre che è un piacere, e rispetto a Lords Of Chaos qui almeno ci sono dentro degli attori. Me lo sono già visto due volte: se lo vedo una terza probabilmente inizierò a drogarmi.

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  • Libro divorato in quattro giorni ma adrenalina per settimane, non vedo l’ora di vederlo.

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  • Secondo me bello come film, potevano farlo anche più lungo

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  • non è mai scattata la scintilla con i MC, ma sono pronto a vedermi il film domani sera che sono in trasferta lavorativa…a domani il mio (inutile) commento

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  • Piaciuto tantissimo. L’unica pecca aver fatto un film; per la quantità di contenuti una miniserie sarebbe stata la morte sua.. Avrebbero potuto dare risalto un po’ al lato creativo musicale, un po’ in disparte nel film.

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  • saturnalialuna

    I MC non mi sono mi piaciuti, per niente proprio, ma libro e film sono figherrimi!

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  • Non sono un fan dei MC, ma come altri che hanno commentato prima, ho guardato il film ed è effettivamente una figata. Va via tutto d’un fiato, fa ridere, è quello che ti aspetti da gente del genere e maledici per due ore di non essere una fottuta rockstar. A sto punto visto che parlate bene anche del libro, prima o poi me lo leggerò.

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  • Posso dire che il film mi ha gasato molto di più di quello dei queen pur non essendo un loro fan? Attori veramente bravi e film da ritmo adrenalinico capace di mescolare con intelligenza momenti cazzoni, drammatici e puro rock’n’roll. Visto che stasera mi spettano 4 ore di treno provero ad ascoltarmi qualcosa di loro

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