Avere vent’anni: EMPEROR – IX Equilibrium

Pezzo molto complicato. Prima cosa, IX Equilibrium me lo sono dovuto riascoltare. Mi capita con gli album insignificanti, ad esempio, i Carnal Forge me li sono risentiti perché, nonostante avessi una più che vaga idea di come suonasse Who’s Gonna Burn, chi l’aveva mai rimesso su in questi vent’anni?

Gli Emperor hanno pubblicato soltanto quattro full, manifestando una totale incapacità tanto di scrivere brutta musica quanto di ripetere i concetti precedentemente espressi. Però IX Equilibrium, che di fondo è assolutamente un bell’album, non mi è mai entrato in testaWith Strenght I Burn probabilmente è una delle mie canzoni preferite, e, nonostante non impazzissi per il black metal sinfonico, tutto ciò che Ihsahn e Samoth hanno composto fino ad Anthems to the Welkin at Dusk per il sottoscritto era ed è tuttora legge. Superato quello scoglio se ne sono usciti con quest’album, che ho atteso come l’apertura notturna del pastaio di Campo di Marte, perché chissà come mai, ma puntualmente mi veniva sempre fame. Il primo impatto fu una merda. Ricordo che in quel periodo acquistai Emperial Live Ceremony, letteralmente divorandolo: Trym era impressionante, gli Emperor delle autentiche macchine che non sbagliavano niente di niente. Un suono pazzesco, uno di quei live su cui è stata data una evidente ripassata, affinché suonassero bene quanto in studio. Forse esagerando. Emperial Live Ceremony riusciva ad evidenziare molto bene la batteria, cosa che né il mixaggio di Anthems to the Welkin at Dusk né quello di IX Equilibrium si erano preoccupati di fare. Perché allora non mi ricordo di IX Equilibrium, fatta eccezione per due o tre canzoni?

L’album riparte e Curse You All Men! è come quei parenti alla lontana che conosci benissimo ma non chiami mai: mi piace ed ha un aspetto ovviamente familiare, ma non sono gli Emperor ai quali ero abituato. Tutto identico alla prima volta. Poi è come ascoltare il nuovo album di un gruppo a me noto: death metal, passaggi che sfiorano i Morbid Angel, mi torna in mente che in quegli anni un’ondata di sonorità inedite stava letteralmente travolgendo la Norvegia. E Samoth ci era completamente finito dentro. I Myrkskog erano in giro da un pezzo ma debuttarono solo in seguito, il chitarrista degli Emperor fu protagonista di una prima assoluta pazzesca con World Ov Worms degli Zyklon, mentre Tchort (anche nei Carpathian Forest) preparava un elogio al death americano in Monument Of Death dei Blood Red Throne. Tutti figli della stessa scuola che si accingevano a giocare con altro, ottenendo risultati – almeno in prima battuta – ottimi.

IX Equilibrium fu il primo boato concreto in seguito alle numerose avvisaglie: gli Emperor erano gente che dava il là, e mai inseguiva. Il loro problema – oltre che punto di forza in Anthems to the Welkin at Dusk – fu proprio la convivenza fra l’anima più classica del cantante e lo spirito sempre più estremo che nel giro di soli sei anni aveva trasformato le chitarre di I Am the Black Wizards in quelle di Decrystallizing Reason. Samoth avrebbe letteralmente dominato IX Equilibrium, lasciando intravedere sprazzi dell’evoluzione futura del gruppo solo in alcuni passaggi di voce pulita, addirittura in falsetto, e nell’epica The Warriors of Modern Death, con i suoi lead di chitarra ispirati ai primi Bathory e le urla che tornavano a farsi spazio come un tempo. Ihsahn era finito in un angolo.

In Prometheus sarebbe accaduto l’esatto contrario: due musicisti che non riusciranno più a spartirsi una superficie eguale, calpestandosi i piedi a vicenda. E finendo per chiudere l’intera faccenda una volta per tutte, a quanto pare.

Mi sento molto in contrasto con gli ultimi due dischi degli Emperor. Bella musica, belle canzoni come An Elegy Of IcarosThe Source Of Icon E, ma anche qualche passaggio a vuoto di troppo. Se poi fossero o non fossero più loro, la verità è che gli Emperor sono stati una band pazzesca fino all’ultimissimo respiro. Impossibile replicare un passato così glorioso, possibile plasmare un presente difficilissimo da eguagliare per chiunque altro. Anche in una situazione critica come quella allora esistente fra i due leader. (Marco Belardi)

9 commenti

  • Pinuccio (quello lì)

    Che discone. Che discone. CHE DISCONE. Concordo soprattutto sul fatto che gli Emperor (non si sa perchè, non si sa come, ma è così) siano sempre stati una cartina al tornasole per capire cosa sarebbe successo nell’immediato futuro. All’uscita mi innamorai di questo disco e ancora oggi lo ascolto volentieri. Quella venatura death penso fece storcere il naso a qualcuno all’epoca, ma a posteriori penso che sia uno dei motivi per cui IX regge ancora oggi. Anche io credo che il 1999 abbia segnato la fine di qualcosa e mi piace pensare che, con questo disco, gli Emperor ci abbiano detto “Le cose stanno per cambiare, voi, noi, tutti stiamo per cambiare. Ricordatevi però che non importa quello che accadrà, dove il metal andrà a finire, ma la vera “cosa in sé” è pestare, pestare, pestare”.

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  • concordo in toto con il sor Belardi…anche se “Curse You All Men!” e “Elegy of Icaros” mi sono entrati subito in testa sin dal primo ascolto, mentre il resto mi rimane in testa piuttosto nebuloso. Disco strano, ostico, probabilmente non l’ho ancora capito\digerito ancora oggi, così come con il successivo (che però mi piace ancora meno di questo). Cmq che cazzo di annate, usciva veramente robba su robba di qualità allucinante…ti credo che risparmiavo su ogni cazzo di centesimo per andarmi comprare cd in continuazione

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    • Marco Belardi

      Esatto io Prometheus lo trovo più interessante di questo, ha molta personalità, tanta ciccia al fuoco. Però se li confronto questo qua rimane più bello.

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      • ad essere onesti lego Prometheus ad un brutto periodo della mia vita, perciò dovrei riascoltarmelo…

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  • Eterna gloria all’IMPERATORE !!!

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  • Ma quanto è devastante “Emperial live ceremony” (anche grazie alle canzoni di IX)?

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  • Per me questo disco, invece, è la meravigliosa sublimazione del punto di equilibrio (appunto) tra le due anime, quella di Samoth al tempo decisamente orientata a violenza e brutalità, come appunto giustamente ricordato nell’articolo, e quella più ariosa e classicheggiante del buon Ihsahn.
    La band qua aveva raggiunto una padronanza, una maturità ed un’autorevolezza entusiasmanti; i brani son tutti dei capolavori e non c’è una nota fuori posto. Che cazzo di genii madonna santa… Io tutte le volte che lo riascolto mi commuovo.

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