Avere vent’anni: BRITNEY SPEARS – Baby One More Time

Marco Belardi: Se un artista sceglie un singolo fra tante altre sue composizioni, è perché ha per le mani un qualcosa di forte, quel genere di guizzo artistico che innalza il tuo livello fino al successivo. Eppure sono canzoni che – molto spesso – vedono la luce filtrate da due condizioni, talvolta penalizzanti: essere costruite per divenire tali, o ricevere il trattamento delle cesoie per guadagnare un appeal da singolo. Nel secondo caso si arriva alla differenza fra il radio edit e la versione originale, sempre presente nelle edizioni in formato CD che uscivano un tempo, magari arricchite da qualche cazzata come una cover, oppure un brano eseguito dal vivo. Ho recensito da poco il biopic sui Queen, Bohemian Rhapsody, che ad un certo punto trattava in maniera piuttosto romanzata la storica questione sulla lunghezza dell’omonima, celebre e oramai storica canzone. Perfino Elton John si sbilanciò all’epoca, e disse che le radio non l’avrebbero mai accettata, così lunga. Si parlava di sei minuti, non uno di più.

All’esordiente Britney Spears non passò nemmeno per la testa di scrivere un brano così diluito o arricchito: il suo singolo di debutto fu Baby One More Time e si fermò con precisione chirurgica al terzo minuto e mezzo di durata. Immaginate il 1999, i televisori grossi il cui retro finiva nella stanza adiacente, in pratica per staccare il cavo dell’antenna ti alzavi e andavi in bagno. Immaginate questa tizia con i pigtails e la pancia di fuori; e voi, power metaller ancora innamorati del Nightfall In Middle Earth di turno, blackster in apprensione per la longevità dei Mayhem privati di Euronymous o thrasher di vecchia data, che di lì a poco si sarebbero trovati a giudicare un bellissimo – ma magari anche un po’ perfettino – The Gathering. A gennaio di quell’anno, il vostro purismo metallaro si sarebbe annullato in favore dell’eguaglianza fra tutti i teenager di sesso maschile del mondo intero. Combattemmo un problema comune, non il cyber-bullismo o altro del genere, e lo combattemmo uniti. Ci venne dato in pasto questo videoclip di tre minuti e mezzo. La gente dovette farsi le seghe in soli tre minuti e mezzo. Fu il trionfo assoluto dello scòrno nei confronti di un avversario troppo forte per essere battuto: lo scorrere del tempo.

Fu la fine di ogni sicurezza, come il Mega Drive con l’adattatore per giocare a Street Fighter II: Special Edition; e ora Britney, tra un divorzio e l’altro, o dopo esserti tatuata Norsk Arisk Black Metal sulla nuca, tu puoi redimerti. Scrivi una suite del cazzo, fai l’album sinfonico con l’Orchestra come gli Accept, ma innanzitutto chiedi scusa a tutti per quel 1999.

Trainspotting: Voglio partecipare alla celebrazione di questo disco per esprimere un solo concetto: Britney Spears fu il primo personaggio famoso a essere più giovane di me. Lei nata a dicembre, io a settembre: fu un trauma complicato da accettare, forse il vero ingresso nel mondo adulto. Io ero all’ultimo anno di liceo e veneravo già da un po’ i soggetti dell’Inner Circle che all’epoca dei fatti erano anche più piccoli di me, ma era diverso, perché comunque quando io li ascoltavo loro erano cresciuti di qualche anno e quindi erano comunque più grandi. Britney piombò con prepotenza nel nostro mondo portando l’impietoso messaggio che anche noi stavamo crescendo. 

È lo scorrere implacabile del tempo, anche se in modo diverso da quello che diceva il sordido Belardi qui sopra. L’innocente e puro Belardi, che è abituato ai gruppi thrash australiani che uscivano in 500 copie numerate col sangue di canguro e che quindi pensa che Britney scrivesse da sé le proprie canzoni. Il povero incompreso Belardi, la cui recensione è qui messa all’inizio affinché non si ripeta la surrealtà del pezzo sui Nevermore di ieri, di cui probabilmente nessuno ha letto il suo papiro su quanto fossero belli e bravi i cinque di Seattle perché tutti avevano già distrutto il computer e sfondato il muro a pugni a metà della stroncatura di Carrozzi. Ed è proprio per questo concetto di tempo implacabile che scorre, indifferente a noi tutti, che non sono mai riuscito a vedere la piccola Britney nel modo in cui tutti gli altri la vedevano, anzi: ogni volta che capitava il video di Baby One More Time o (You Drive Me) Crazy i miei pensieri erano rassegnati e negativi. Persino quando uscì il video di I Was Born to Make you Happy e i miei compagni di classe impazzirono per le sue tette nuove, io continuavo a pensare che a un certo punto saremmo morti tutti. Per me Britney era l’equivalente delle sette trombe che annunciano l’apocalisse.

Detto ciò, riguardando dopo vent’anni i suddetti video non riesco a fare a meno di pensare quanto fosse migliore all’epoca la musica di merda. Alla fine Britney si presentava come una ragazzetta normale che ballava e cantava le sue canzoncine stupide e niente più. Tutte le ragazzette americane ci si potevano identificare, dal New England al Kentucky. Dato che è inevitabile che esista la musica di merda, credo che questa fosse quella meno peggio in assoluto. Dopodiché è stato il delirio, con abomini satanici come Katy Perry, Miley Cyrus, Lady Gaga e gente in cui sinceramente non ci si può identificare a meno di non fare talmente schifo da meritare di essere masticati da Lucifero nello sprofondo dell’inferno al posto di Cassio. Moriremo tutti, è vero, ma avrei preferito farlo in un mondo in cui le adolescenti truzze ascoltano Baby One More Time invece della trap.

19 commenti

  • Sarà anche l’effetto nostalgia che filtra i ricordi, ma concordo nel sostenere che la musica di merda della nostra adolescenza fosse migliore di quella odierna. Tipo i Cartoons o gli Aqua: fanno schifo a livello artistico, ma preferirei 10 ore di loro materiale che 1 minuto di uno Young Signorino qualsiasi.

    Molto significativo anche il commento sui personaggi famosi più piccol di noi che ci fanno rendere conto del tempo che passa. David Trueba ha scritto che ci rendiamo conto di essere diventati vecchi quando il nostro calciatore preferito è più giovane di noi.

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  • Concordo con Trainspotting, il pop anni 90 era ancora bello, ora solo oscurità. Mi piacciono anche tanti singoloni pop ed eurodance dell’epoca, loud and proud.

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  • Io leverei Lady Gaga dalla lista degli abomini.

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  • Certo che per dare una rivalsa al povero Belardi non avete scelto proprio l’articolo migliore eh.
    Per non farlo sentire solo nella sua attività onanistica parlerò del mio video preferito di Britney, erano su Marte (credo) e lei aveva un vestito di pelle/latex rosso talmente attillato che le si intravedevano le grandi labbra. Lo trasmettevano sempre al mattino prima che uscissi di casa e insomma, faceva sempre il suo effetto.

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  • Mai cacata.

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    • Scommetto che avevi più di 20 anni quando è diventata famosa. Io ne avevo 13 ed ero completamento in balia delle tempeste ormonali, senza sapere bene cosa volessero dire, nè come gestirle. Britney Spears ebbe l’effetto di un elefante in una cristalleria

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  • Vi scrivo “grazie” con la mano destra.

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  • Questa si deve solo spostare al cospetto del vero tesorino acqua e sapone, di cui svevo il poster in stanza tra James Hetfield, King Diamonds e Michael Jordan: Lene Marlin. Ti amo ancora Lene e ti amerò per sempre

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  • passo. io sono della generazione di samantha fox e kim wilde. sto avanzo di college non mi fece nè caldo nè freddo.

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  • Nel 1999 la canticchiavo in continuazione.
    Ah, canticchiavo anche un casino di Eurodance (vi prego, lo speciale fatelo), avendo solo 14 anni. Ma, nello stesso anno, avevo anche un debole di livello totale per la Lene Marlin.
    Ma, tanto per fare le dovute proporzioni, nella mia coscienza da quattordicenne in calore quello che provavo per la Lele era amore (o meglio infatuazione vera), mentre per la Britney provavo solamente quella squallida (precoce, oltretutto) sensazione di volermela sbattere alla grande su un banco di scuola: la classica trombamica porcona con le treccine da brava ragazza, non so se mi spiego!
    E prima di queste due, nel 1997 vi era la tipa degli Aqua, ma la sensazione per lei era a metà tra le due descritte finora. Dipendeva tutto dall’immagine che questa signorine davano di loro stesse e dalla musica che proponevano.
    ‘nsomma, quanta bella fregna canterina negli anni ’90!
    La musica era indubbiamente molto migliore di quella di adesso, nessuna nostalgia: se oggi abbiamo pattume lercio, almeno quella di allora era roba da raccolta differenziata.
    Con gli anni l’amore per la patonza danceofila stratruccata e strarifatta sparì, favorendo in me, sino ad oggi, l’amore per il modello Jo Bench: una donna vera, che suona musica vera.
    Donne che non saranno certo associabili certo alle Britney di turno per bellezza (plastica), ma almeno sono persone vere.

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  • AndreaFuturoExChitarrista

    Cmq, da ormai vecchio ormai cinquantenne di merda , devo dire che + che “di una volta” ,
    direi che è ciclica, anche a me la musica di “merda” di una volta sembrava meglio la mia , però il bello della musica di merda è che ne viene fuori sempre piùdimmmerda…
    Essere metallari negli anni 80 era proprio essere contro tutto il mondo, ora persino na radio di merda come … oknonlodico.. passa per radio rock e tutti ascoltano il rock .. cazzo il rock ..
    e invece ascoltano solo perché famosi … e commerciali ..
    All’epoca per me tutto quello che non era metal era contro …
    Poi ho rivalutato molte cose ..

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  • La Spears esplose che stavo ancora alle medie e la cosa più cattiva che avevo a casa era Americana degli Offspring. Mi ricordo che per qualche motivo cominciai a sentirla solo dopo mesi che era fuori e stranamente sta canzone l’avrò sentita dieci volte non di più. Ma ricordo quanto poi una volta cominciato con MTV me la sciroppai per anni. Avete ragione ragazzi, sta musica faceva cagare, ma rispetto a quella di oggi sembra bella. Ne parlavo qualche mese fa con mio fratello, che è ancora più giovane di me. E concordava pure lui. E Lene Marlin. Quella cazzo di biondina con la sua chitarra acustica che faceva l’ impaturniata non vacca. Mentre leggevo i commenti degli altri mi veniva in mente quell’articolo del mitico El greco su Natalie Imbruglia e la voglia di bestemmiare al ricordo di tutte quelle seghe mentali adolescenziali è uscita a livelli clamorosi. Maledetta Lene Marlin. Britney era una ragazza per bene. Niente fantasie romantiche e stronze, solo sano ormone e via. Comunque grandi, un articolo di Britney su MS. Le cose che non ti aspetti e che non centrano assolutamente una sega ma che ti fanno comunque fare quattro risate e un viaggio nei ricordi. Bravi, bravi.
    P.s.
    Fate anche lo specialone sull’Eurodance. Se proprio proprio non avete tempo, leggo volentieri anche solo una vostra recensione sugli Aqua. Che vedo che ci hanno segnato in tanti.

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