Un disco per l’estate: IMMORTAL – Northern Chaos Gods

Non so se avete idea di cosa significhi passare il mese di agosto a Milano, a lavorare, senza ferie. Le temperature si aggirano tra i 30 e i 35 gradi, l’aria è immobile e pesante, i vestiti ti si appiccicano addosso e le zanzare ti sciamano intorno come demoni impazziti assetati del tuo sangue. Svegliarsi la mattina grondante sudore, infilarsi in una macchina torrida nonostante sia stata tutta la notte in un garage sotterraneo, guidare per mezz’ora sull’asfalto bollente che evapora sulla linea dell’orizzonte, in una città deserta e agonizzante che ti maledice ogni secondo – e tu maledici lei, unica grande città europea senza non dico il mare, ma neanche un corso d’acqua degno di questo nome che non siano i Navigli, ramificazioni diaboliche che penetrano la metropoli portando in grembo uova di zanzara ovunque tu voglia cercare di nasconderti. E poi passare ore in un mefitico open space – e c’è un posto molto speciale all’inferno per chi ha inventato gli open space – con la collega igienista e new age che odia l’aria condizionata “perché le fa male alla pancia” e quindi apre la finestra: ma lei può venire in gonna corta, magliettina scollata e scarpe aperte, mentre tu, povero stronzo, sei costretto nei tuoi pantaloni lunghi e camicia, e le scarpe chiuse che ti arrostiscono i piedi tanto che i calzini a fine giornata ti iniziano a parlare, solitamente per insultare la summenzionata collega. E poi gli amici che ti mandano le foto del mare, a Porto Cesareo, a Penna Grossa, agli Alimini, o in qualsiasi altro punto del Salento, l’amato Salento, la madrepatria, HEIMAT, che per otto mesi all’anno è il purgatorio e per gli altri quattro è il paradiso in terra, e tu fai cattivissimo sangue, e come se non bastasse i colleghi milanesi che alla domanda ah domani vai in ferie? E dove vai? ti rispondono in Salento, maledetti milanesi, tutti in Salento, e io nell’hinterland milanese, a bestemmiare, bestemmiare fortissimo, alzando il volume dello stereo della macchina per coprire i moccoli. Spero che andiate a farvi incastrare in qualche trappola per turisti nel centro storico di Lecce, maledetti, a mangiare pasta del discount con le vongole spagnole del cazzo in qualche ristorante che vi fa pagare 50 euro a persona sparandovi Despacito a cannone; e poi spero che andiate a Otranto, o a Ostuni, o a Cisternino, dove ci sono tanti miei gloriosi compatrioti che appena sentiranno il vostro accento saranno disponibilissimi a fregarvi con tutte le scarpe con un sorriso ingannevole mentre vi chiedono otto euro per un cocktail annacquato o venti euro per le linguine con le cozze tunisine, e voi pubblicherete i vostri selfie del cazzo convinti di stare vivendo un’esperienza verace, ansiosissimi di tornare a casa e raccontare ai colleghi del vostro ufficio del terziario di quanto è bello e TRUE il Salento, maledetti, mannagghia a chi vi è stramalimilamuerti: andate, andate, andate alla notte della taranta, andate a Baia Verde, andate alle dancehall fatte apposta per i turisti, fatevi le foto col mojito e fatemi rosicare, che spenderete dieci volte di più del normale per affollare le mete da guida turistica per gonzi a Ferragosto dove finirete per litigare con qualche altro zarro romagnolo o che so io, e per farvi passare il nervoso ci sarà la birretta piccola a cinque euro vendutavi col solito sorriso complice de lu Salientu da qualche altro mio glorioso compatriota. A questo penso, mentre sono in macchina sulla circonvallazione esterna di Milano, fermo al semaforo tra papponi con la Maserati bianca con moldava d’ordinanza al seguito, cinesi con la Kia che fumano sigarette coi finestrini chiusi e gente stravolta dal caldo che dà l’impressione di dover schizzare da un momento all’altro e spaccare la testa a qualcuno perché glielo dicono le voci nel cervello. 

Ma io ho due refrigeri: uno, l’aria condizionata; due, il nuovo Immortal. Cazzo, il nuovo Immortal! In realtà è uscito un mese fa, ma lo recensisco solo adesso perché il caldo non mi ha mai messo nelle condizioni psichiche di parlarne. L’anticipazione della titletrack mi aveva preso benissimo, ma il disco è molto meglio. Amici del vero metal, è un capolavoro. Non sto scherzando. Quando ho ascoltato la titletrack ho sperato che fosse tutto a quel livello, ma qua siamo talmente oltre che la titletrack è forse la peggiore del disco. Peraltro, come penso saprete, questo è il primo disco degli Immortal senza Abbath e chiunque pensi che questo sia un tradimento o una aberrazione può gentilmente andarsene affanculo. Prego, sempre dritto, c’è una porta, apritela e andatevene affanculo; prendendo la rincorsa, mi raccomando: incontrerete qualche mio collega che ha affittato un bnb a 1000 euro alla settimana a Gallipoli, portategli i miei più cari saluti. Ora è tornato DEMONAZ, cazzo, DEMONAZ! Quello che ha scritto uno dei dischi più belli degli ultimi dieci anni, e se paragono Northern Chaos Gods con il disco solista di Abbath rischio di spezzarmi le costole per le risate. Demonaz è gli Immortal, e gli Immortal sono Demonaz. Non esiste nessun disco a nome Immortal che non spacchi il culo a qualsiasi divinità vi venga in mente, persino Blizzard Beasts, che è il loro peggiore, è molto meglio di che cazzo ne so quei pezzenti dei Gorgoroth o di qualsiasi cosa non venga dalla Norvegia/Svezia di quegli anni d’oro. E ora DEMONAZ è tornato per reclamare il trono di ghiaccio nelle ctonie profondità delle gelide montagne del nord. L’unico che lo accompagna è Horgh, il possente ciccione che domina la batteria come il possente corvo Blashyrkh che sorveglia le anime dei morti domina le iperboree vette innevate di Ultima Thule. HORGH, colui il cui nome non puoi pronunciare se non gridandolo in screaming con le braccia innalzate al cielo, l’unico degno di accompagnare il fiero Demonaz nelle sue invocazioni ai crudeli winterdemons: HORGH, con la sua batteria di pelli di orso bianco che tremano sotto i suoi stentorei colpi, mentre si elevano inni al freddo, alla neve, al gelido reame nordico che custodisce il letargo degli spiriti del ghiaccio. Posso pure morire domani, ma morirei felice perché ho ascoltato Northern Chaos Gods a volumi inumani, che cazzo ne potete capire voi, che magari pensate che gli Immortal siano delle macchiette che fanno le facce buffe vestiti da panda. Ma che cazzo ne sapete. Io potrei morire domani, ma dovreste crepare voi, che non riuscite a capire quanto sia maestoso Northern Chaos Gods, voi che vivete le vostre tristi vite senza capire quale sia il senso della vostra esistenza. Io l’ho capito il senso della mia esistenza, l’ho capito molto tempo fa: e Northern Chaos Gods è solo l’ennesima conferma. Sto ascoltando Mighty Ravendark in loop da due ore. Canzone dell’anno. Chi non capisce quanto sia sublime Mighty Ravendark mi cancelli da Facebook e non mi saluti neanche più, perché tanto che cazzo di bisogno ho io di interagire con qualcuno che non riesce ad apprezzare una roba del genere. Poi quando arriveremo a dicembre e sarà la volta di fare le playlist capirò se è meglio questo o quello dei Solstice; ma adesso, in questo devastante caldo agostano, non c’è nulla di meglio dei cazzo di IMMORTAL per rendermi conto che sì, voi potete pure stare a mollo nel mare salentino a bere mojito, però mi dispiace per voi, io ho gli Immortal. (barg)

THRONE OF THE NORTH
MOUNTAINS OF MIGHT
BLASHYRKH BY NAME
BLASHYRKH BY FIRE
TOWERS OF ICE
SHADOWS OF GODS
TALES OF THE ONE
FROZEN KINGDOM

KINGDOM OF NORTH
THRONE OF THEM ALL
TALES OF THE ONE
MOUNTAINEOUS SONS
BLASHYRKH BY FIRE
BLASHYRKH BY NAME
THE THRONE OF THE NORTH
MIGHTY BE THY LAW
MIGHTY RAVENDARK

10 commenti

Lascia un commento