Avere vent’anni: ARCH ENEMY – Stigmata

Prima che gli Arch Enemy si trasformassero in quel campionario di sfiga assortita che sono adesso, prima che Christopher Amott si rendesse conto di avere una dignità e mollasse baracca e burattini uscendo definitivamente da ‘sto gruppo della merda, prima che diventassero una macchina macinasoldi per metallari all’acqua di rose morti di fregna impegnata in infiniti tour con la cantante inguainata in tutine sempre più attillate, prima di tutto questo, esisteva un altro gruppo che si chiamava sempre Arch Enemy e che spaccava di bruttissimo. Questo gruppo, durato circa tre annetti e poi finito per morire male, ha fatto in tempo ad incidere tre dischi in studio più uno dal vivo in Giappone, perché tra la metà e la fine degli anni novanta del secolo scorso se non pubblicavi un live registrato in Giappone eri indubbiamente uno stronzo, visto che lì praticamente vendeva e vende, anche se meno rispetto a vent’anni fa, tutto, basta che sia estero (o meglio occidentale); anche la peggio merda, che comunque non era certo il caso di questi Arch Enemy purtroppo bruciati in fretta (però lo è sicuramente nel caso di questi impostori che girano il mondo con lo stesso nome suonando alla cazzo di cane, quando invece se questo fosse un mondo giusto e felice dovrebbero essere impiegati assai più proficuamente come compostaggio organico, o sciolti nell’acido, o venduti ai trafficanti di organi, o che cazzo ne so). 

Insomma, dei tre dischi che hanno tirato fuori gli Arch Enemy, questo Stigmata forse è quello che mi piace meno, rimanendo comunque un bel discone con qualche pezzo fantastico tipo Sinister Mephisto, Tears Of The Dead, Bridge Of Destiny (Madonna, clamorosa) o Beast Of Man ed altri un filo meno riusciti ma comunque piacevoli. Secondo me il meglio lo daranno col successivo Burning Bridges, che sarà anche il loro canto del cigno, ma su Stigmata sono in ogni caso vitalissimi e discretamente ispirati, forti anche di Johan Liiva dietro al microfono, arrapante sì come un cesso chimico durante un festival estivo, a differenza di Angela Gossow o Alissa White-Gluz, ma assolutamente rimpianto da quanti non fanno parte di questa generazione di minchioni perennemente col cazzo in mano. Vabbé. Riascoltatelo o, se non lo conoscete, levatevi il cazzo dalle mani e procuratevelo: sia mai che magari cominciate pure ad approcciarvi alla fregna per davvero, chissà. (Cesare Carrozzi)

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