Avere vent’anni: IRON MAIDEN – Virtual XI


Questa sarà la recensione più soggettiva e opinabile degli ormai quasi vent’anni di mia esperienza da recensore. Non ci vuole grande sforzo immaginativo per capire perché: Virtual XI fa schifo praticamente a tutti, è considerato di gran lunga il peggior album degli Iron Maiden e ha portato ad una reazione disgustata talmente unanime che quando, poco dopo, Steve Harris ha richiamato Bruce Dickinson cacciando via Blaze Bayley non c’è stato nessuno che non fosse sinceramente felice della cosa. Il punto è che a me Virtual XI piace, e manco poco. Qui entrano in gioco tutti i fattori della soggettività del giudizio, tanto che questo disco mi è poi servito per rendermi conto di quanto possano variare i gusti delle persone in base ad elementi totalmente esterni alla musica stessa.

Ad esempio,Virtual XI fu il primo disco dei Maiden che attesi spasmodicamente, segnandomi la data sul calendario. Avevo 16 anni e l’idea di assistere in prima persona all’uscita di un disco dei Maiden mi dava l’impressione di star vivendo un momento storico; aspettavo l’album perché dentro ci sarebbero stati nuovi pezzi di Harris e soci, che poi sarebbero stati suonati dal vivo e che io avrei imparato a memoria perché era giusto che così fosse. Peraltro quello del tour di Virtual XI fu il primissimo concerto metal a cui assistetti, io ragazzino di provincia che vedeva la trasferta a Roma per gli Iron Maiden come un giro di boa dal significato seminale per tutta la mia vita a venire – cosa che poi effettivamente fu. E ricordo perfettamente l’estate del 1998 passata con la cassettina di Virtual XI nel walkman, a memorizzare ogni riff, ogni armonizzazione, ogni linea di batteria di Nicko, canticchiando l’intero album a memoria in qualsiasi contesto mi trovassi. 

Però è vero che Virtual XI, considerato in maniera distaccata, ha più difetti che pregi. Lo vedo, lo riconosco anche io. Innanzitutto è prodotto coi piedi, più o meno come The X Factor ma con la differenza che lì la produzione ovattata e artigianale dava un senso di cupezza che ben si sposava con l’umore del disco; qui, invece, il suono da cantina appiattisce tutto e toglie potenza laddove bisognerebbe, al contrario, andare di pompa. Poi la voce di Blaze qui ha veramente poche giustificazioni, sempre a differenza del precedente The X Factor che sembrava costruito attorno al sofferto tono baritonale dello stempiato di Birmingham. Comprendo anche le critiche ai pezzi in sé e per sé, specie per quanto riguarda gli arpeggini con cui quasi tutti iniziano; e comprendo anche l’insofferenza per le due più grandi pietre dello scandalo della storia dei Maiden, The Angel and the Gambler e Como Estais Amigos: la prima, improvvidamente scelta come singolo da uno Steve Harris in un momento di confusione mentale, i cui dieci minuti di durata sono riempiti da un ritornello che si ripete allo sfinimento e da un incomprensibile organo Hammond che in teoria voleva essere un omaggio agli UFO ma che in realtà non si capisce bene dove voglia portare; la seconda, una ballatona in cui la voce di Blaze è a disagio come non mai e il livello interpretativo è dimolto inferiore a quello del mio cagnolino quando ti fissa e cerca di convincerti che non mangia da una settimana e se non gli dai quel pezzo di prosciutto che hai in mano morirà di fame e di stenti e sarà solo per colpa del tuo cuore di pietra.

Eppure, nonostante tutto questo, io adoro Virtual XI. È anche il motivo per cui non mi accanisco troppo con chi sbava per roba tipo The Book of Souls, perché mi dico che magari anche loro sono legati sentimentalmente a quel disco, magari hanno scoperto il metal da poco e sono incappati in quel disco che hanno imparato a memoria e che adesso adorano. Lenin diceva “Datemi un bambino per otto anni e sarà un perfetto bolscevico per sempre”, e da qui si potrebbe giungere alla conclusione “Fate ascoltare a un quindicenne Virtual XI e lo amerà per sempre”. Mi piace pure Como Estais Amigos, vedete un po’. La mia preferita però è una canzone snobbatissima da chiunque, che ogni volta che dico che mi piace vengo guardato malissimo: The Educated Fool, compresa di arpeggino iniziale, orchestrazioni di gomma, accelerazione spompata e ritornello ripetuto all’infinito. A me fa venire la pelle d’oca, che vi devo dire, con quell’assolo, la voce di Blaze finalmente a proprio agio, le armonizzazioni, la batteria di Nicko, eccetera. Mi piace anche molto di più di The Clansman, che insieme a Futureal è stata l’unica che i Maiden si siano degnati di riproporre dal vivo dopo il ritorno di Bruce Bruce. E mi piace pure Don’t Look to the Eyes of a Stranger, che all’epoca facevano a gara per infamarla, dicendo che sembrava una polka, che l’avevano composta perché dopo questo disco sarebbero finiti a suonare alle sagre paesane e questa sarebbe stato il cavallo di battaglia, bla bla bla. Vabbè, e saranno belli i filler di No Prayer for the Dying e Fear of the Dark, che vi devo dire. Saranno belle Public Enema Number One, The Apparition, Fear is the Key o Hooks in You, ‘tacci vostri. Virtual XI sarà pecoreccio, sarà sbagliato, fuori fuoco, sarà pure una pessima idea in linea generale, ma ha un fascino sfigato difficile da spiegare.

Dopo l’ondata di indignazione e risentimento in risposta a Virtual XI, il capitolo Blaze sarà archiviato frettolosamente e i Maiden diventeranno a tutti gli effetti una multinazionale che potrà fare anche dischi noiosi, ma non potrà più permettersi uno sbaglio di queste proporzioni. L’ultimo lampo di umanità, però, sarà proprio il tour promozionale sui campi di calcio, con la squadra degli Iron Maiden (coadiuvata da vecchie glorie del calcio europeo) che si batteva contro le rappresentative dei cantanti locali. In Italia giocarono contro la Nazionale Cantanti, e vinsero; Niccolò Fabi, intervistato a bordocampo, disse: “Giocano meglio di come suonano, perché la loro musica è solo rumore”. A tal proposito la cosa che penso sia più opportuna da dire è che noi abbiamo Blaze Bayley, voi avete Niccolò Fabi. (barg)

26 commenti

  • Virtual XI è stato il primo disco dei Maiden che abbia mai ascoltato. Non mi piacque ai tempi, ma con il tempo che passa e venendo a conoscenza della storia di Blaze ho cambiato in parte idea. Perché in un mondo come quello del metal dove o sei un vincente o sei fuori dai giochi, farò sempre il tifo per un Bayley o un Ripper Owens qualsiasi. Viva la sfiga, viva Blaze Bayley, abbasso le ultime porcherie in studio della Vergine di Ferro.

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  • – Como Estais Amigos
    – Don Tonino con Gigi e Andrea
    – Le ragazze con le ballerine

    3 cose che amo ma che mi son sempre vergongato ammettere.
    Ma con voi faccio outing perchè ve vojobbbene

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    • Sei un grande. Don Tonino era un cazzo di capolavoro. L’ho rivisto da adulto in una di quelle riproposizioni da nottambuli cui manco le benzodiazepine fanno un cazzo.
      Mi piaceva da morire Vanessa Gravina quando ero ragazzino, alla stregua della Jennifer Connelly di Phenomena. Volevo una fidanzata così, toninizzata moralmente ma in grado di avere spunti da zozzona solo per te.
      Qualche anno fa l’ho pure beccata dal vivo la Gravina, nel Centro di salute mentale con cui collaboro (o presso cui sono utente? In fondo non c’è una grossa differenza, credetemi). Mi pareva un pò strano che una con quel conto in banca si rivolgesse a un Servizio per “poveri”. In realtà era lì perché amica della psicologa incardinata. Una con gli occhi talmente strabici che per vedere una partita di tennis guarda dritto. Ed è pure una stronza di livello clamoroso. Glielo volevo chiedere: come cazzo fai a esse amica de sta ritardata? Naturalmente ha prevalso quel minimo di buon senso che mi è rimasto. È ancora una gran bella donna Vanessa.

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  • Nella lunga carriera degli Iron questo disco non è il più memorabile, ma non è nemmeno da scartare. Prima di tutto, The Clansman è diventata subito un classico perché è una canzone maideniana tipica e valida per tutte le epoche. Anche altre canzoni, per quanto inferiori al periodo aureo, non sono male e si lasciano ascoltare.
    A parte questo, è un disco con una sua importanza, perché insieme a X Factor rappresenta quel ponte di passaggio fra i primi vent’anni del gruppo e tutto quello che venuto dopo.

    Pensate che all’epoca si sentiva dire, ma lo si leggeva anche su qualche pubblicazione, che Blaze in realtà era tecnicamente più preparato di Bruce e che la sua presenza avrebbe riservato delle sorprese. Non gli fu concesso di esprimersi oltre.
    Una storia triste, sia musicalmente che umanamente, e per questo meritevole di un certo rispetto.

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  • discaccio ma qualche pezzo in effetti non è male. però futureal e when two worlds collide fanno davvero cacare… quoto il riferimento ai pessimi riempitivi di no prayer e fear of the dark

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  • Come a Lemmy è stato negato un posto nella tavola periodica degli elementi, tra i metalli, così Virtual XI non riesce a trovare il meritato spazio ad honorem nella letteratura oncologica. Piccole grandi ingiustizie della vita.

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  • fear is the key mi piace un sacco!

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  • Era da tanto che non lo riascoltavo…me lo ricordavo peggio…mantiene in alcuni pezzi quel sound decadente di “The X Factor”, sebbene la marcia indietro fatta da Steve è evidente ed anche la prestazione del buon Blaze non sempre è all’altezza. Però dai abbiamo ascoltato di peggio dai Maiden

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  • Leocrate Tapioca

    Tolta l’efferata The Angel And The Gambler, secondo me resta un disco più che godibile. E qualcuno dica a Blaze di fare una capata a Roma, ché uno non può incappare nella fortuna di ascoltarlo dal vivo solo se si trova in Europa dell’Est per un qualche viaggio.

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  • È stato il primo disco dei Maiden che ho ascoltato, infatti inizialmente mi ero convinto facessero cacare. Ora continua a farmi cacare ma conoscendo ciò che è venuto dopo, devo ammettere che si sentono parecchio tutti gli elementi del sound post reunion, presi pari pari da Virtual XI e infiocchettati dalla voce di Dickinson. Ma è già tutto lì.

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  • Hanno fatto dei remaster CD non necessari, oltretutto penosi, per gli album fino a Fear Of The Dark e non li hanno fatti per i successivi che ne avrebbero molto più bisogno, The X Factor le chitarre quasi non si sentono, Virtual XI e Dance Of Death fatti a volumi sparatissimi

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  • Questo album è una merda senza se e senza ma, per il sottoscritto. Un raro caso di insalvabilità totale.

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  • sergente kabukiman

    questo è stato il primo disco dei maiden che ho comprato(avrò avuto 13 anni) quindi ci sono affezionato nonostante i suoni merdosissimi e qualche canzone leggermente una cacata, ma per esempio lightning strike twice non si tocca! imho: il disco che apprezzo meno dei maiden è no prayer for the dying, carine qualche canzone, ma ha una trafila di canzoni che vanno dal merdoso al semplicemente inutili e brutte in culo. Fear of the dark discone, non ci stanno santi per me, E dopo tanti anni, non vorrete certo mettervi contro il sergente kabukiman.

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    • No prayer veramente scarso. Certo, Bring your daughter e Holy smoke… Fear of the dark tanti riempitivi, però la title track è storia e 4 pezzi ottimi. Averne.

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  • Supermariolino

    Non ho mai ascoltato questo album e vorrei continuare così. Il mio primo disco dei Maiden è stato The number of the beast, nel pleistocene, e Invaders la prima canzone: fu una rivelazione con la quale decisi che sarei stato sempre un metallaro. I migliori per me rimangono Iron Maiden e 7th son. Poi, il buio.

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  • sono un sentimentale anche io, capisco tutto, condivido l’approccio esistenzialista e memorialistico a certe cose del passato….ma , rispettosamente, questo album era e continua ad essere terribile…..e purtroppo contiene i semi della sindrome ‘minestra riscaldata’ che affligge impietosamente tutti gli album successivi, Bruce o non Bruce….Bisogna essere onesti, Blaze stona quasi dall’inizio alla fine, la produzione è tragica, le composizioni mediocri e tutte simili fra loro….Poi, per carità, l’affetto è affetto…..

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  • Pingback: Lo confesso: è il mio disco preferito degli Helloween | Metal Skunk

  • Il mio primo album dei Maiden come lo intendi tu, ovvero quell’attesa trepidante e quella sensazione di partecipare ad un evento memorabile, io lo ebbi con Fear of the Dark e il mio primo concerto fu il Monsters di Reggio Emilia. Per molti versi erano tempi migliori, ma anch’io – da fan di ferro – nei dischi successivi ho sempre visto qualcosa di buono, anche in Virtual XI. Forse per affezione o perché volevo che fosse così ma compravo i singoli, l’album, imparavo a memoria le canzoni. Ora non più, anzi sono diventato estremamente critico.

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  • Sono un fan della vergine di Ferro, certamente non un fan sfegatato ma la band di Harris rientra tra le mie preferite, chiaramente la “golden age” dei maiden è quella che và dal 1983 agli inizi degli anni 90′, senza ombra di dubbio lavori come The number of the beast, powerslave, Seventh son of a….sono capolavori del genere e quanto di meglio realizzato dalla vergine di ferro; Personalmente io li ho conosciuti agli albori dei 90′ con uno degli album meno considerati (forse quello meno considerato..), stò parlando di No prayer for the Dying..è stato il mio primo incontro con Eddie…è chiaro che successivamete ho letteralmente consumato i 4 album (ed oltre) prededenti…così come ricordo benissimo l’uscita e la delusione del 1995…a parte la bellissima copertina…ad oggi posso dire che ritengo The X factor un gran lavoro, idem Virtual XI…così come No Prayer rimane l’album che ascolto più volentieri (sarà perchè i primi amori non si dimenticano mai…)..con questo voglio dire che non per forza un album, per essere apprezzato, deve essere un capolavoro o un album epocale…oggettivamente i Maiden hanno fatto di meglio ma ciò non fà di Virtual XI o The X Factor delle ciofeche…anzi io trovo che quei Maiden avevano molto più da dire che i Maiden attuali..

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  • Rispetto ai pipponi senili che propinano da almeno 15 anni e che vengono esaltati come capolavori da cani e porci con la merda nelle orecchie, è un discone

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