Metal Skunk si oppone fermamente ai viticoltori che sparano Mozart alla propria uva


Di recente ha fatto molta notizia quello che sta accadendo al Paradiso di Frassina, vicino a Montalcino, dove un viticoltore ormai famoso ha ottenuto risultati più che sorprendenti coltivando le sue piante da frutto non solo con la terra, l’acqua e la luce del sole, ma anche con la musica di Wolfgang Amadeus Mozart. L’uva è risultata di migliore qualità e libera dai consueti parassiti, e l’accrescimento dei fusti è stato più veloce. Insomma, un vero e proprio prodigio che ha subito avuto repliche perfino in Austria e di cui si è parlato addirittura in RAI, in quel format dove Fazio e la Littizzetto sparano qualche cazzata per poter chiedere un rinnovo contrattuale più monstre dei precedenti. Il problema per il metallaro medio non è tanto televisivo quanto di gestione dei costi: per noi il vino è una materia prima importante e irrinunciabile, al punto di avergli dedicato un articolo qui ed anche qui, e sicuramente gli impianti Bose implementati per la coltivazione della preziosa bevanda – coadiuvati da severe tasse SIAE – faranno sì che il suo prezzo schizzi in alto quanto quello del GPL quando le partenze estive di massa si avvicinano. In sostanza, se per fare un figurone a casa di ospiti e in presenza di qualche fica avete acquistato un Brunello pagato 20 Euro alla COOP senza avere la benchè minima competenza vinicola, e poi gli amici hanno chiamato la pizza a domicilio pagando alla romana, come tornereste a casa se quel vino, arricchito dai benefici avuti dalla musica di Mozart, fosse costato ancor di più? Sicuramente annichiliti, in procinto di mettere su gli ottimi Agalloch per ottenere il colpo di grazia finale, e impossibilitati economicamente ad acquistare il nuovo Iron Monkey per ricevere la spinta emotiva necessaria a ricominciare a drogarvi. 


Il nostro suggerimento è dunque, riallacciandoci al clima di austerity generale che ha pervaso questi ultimi dieci anni di storia italiana, di rivedere un po’ le cose al ribasso e sparare a quei chicchi d’uva qualcos’altro che, oltre a infastidire ancor più i perseveranti parassiti, avrà probabilmente lo stesso effetto migliorativo sul livello qualitativo del prodotto finito. Con l’ausilio di qualche radiolina di merda sopravvissuta agli anni novanta e opportunamente nascosta fra il fogliame, i fortunati vigneti potranno farsi una cultura in tema di thrash metal tedesco e non ci sarà nessuna panacea migliore di Too Drunk To Fuck degli Holy Moses.

La band di Sabina ed Andy Classen nel 1990 era reduce da New Machine Of Liechtenstein di un anno prima, probabilmente il loro miglior lavoro anche perché già corredato da quella cura del songwriting che al genere intero veniva oramai data da qualche annetto un po’ dappertutto (specialmente oltre oceano con le evoluzioni di Metallica, Dark Angel ed altri). Il nuovo album, World Chaos, è ancora veloce e di buon livello e in esso – oltre alla robusta Education – troviamo il fortunato singolo che adopererei per governare le piantine toscane (e non). I tedeschi andranno avanti per un altro lustro, perdendo per strada un mostro della batteria come Uli Kusch, e concludendo con un disco registrato insieme a Danny Lilker per poi fermarsi – ma solo fino al richiamo dell’ inevitabile reunion. Questa avverrà senza Andy Classen, già divenuto produttore di successo al seguito di band come Tankard e Krisiun. E perdonateci se in Germania c’era anche di meglio e se i Sodom bevevano probabilmente di più (soprattutto per riuscire a tirar fuori l’estremo Tapping The Vein subito dopo Better Off Dead), ma questo potrebbe essere un buon punto di inizio per poterci permettere di bere vino in tutta libertà, vomitare spensierati nei bagni chimici dei festival e superare ogni forma di timidezza al cospetto delle provocanti e numerose ex tastieriste dei Cradle Of Filth. (Marco Belardi)

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