Brevi recensioni cinematografiche alla cazzo di cane

STAR WARS – THE LAST JEDI

Il progetto di destrutturazione di quanto fatto da Lucas con le passate trilogie, specie quella originale, prosegue a gonfie vele e pure io, che mi ero ripromesso due anni fa non non dare più i miei soldi alla Disney, se non altro per Star Wars, mi sono ritrovato un’altra volta seduto in poltroncina con qualche altra decina di coglioni per godermi lo spettacolo di questa ennesima troiata stellare. C’è da dire, a mia parziale discolpa, che se non altro mi hanno offerto il biglietto, ma sappiate che tanto mi ha fatto cagare che, se non fosse stato per una solerte e gentile addetta del cinema, nello scappare via più veloce del Millenium Falcon lanciato nell’iperspazio mi sarei lasciato il prezioso berretto dietro, col risultato di ghiacciarmi immediatamente il cranio nullocrinito uscito dal cinema e, probabilmente, morire assiderato in due secondi e mezzo manco fossi finito senza tuta nello spazio aperto, eventualità che peraltro capita proprio ad uno dei personaggi del film che però, indovinate un po’?, non muore manco per sbaglio. Non vi dico di quale personaggio si tratta, ma mai ho rimpianto tanto di non aver portato una molotov con me. ‘Sti Jedi con poteri talmente assurdi da risultare ridicoli, il cattivo meno credibile della galassia, un’altro ubercattivissimo deforme che indossa una cazzo di vestaglia gialla uscita fuori direttamente dal guardaroba più kitsch di Hugh Hefner, le solite leggi fisiche all’americana tanto care agli sceneggiatori degli ultimi Star Wars (Lucas da quel punto di vista era poco più sveglio), metteteci pure una Monte Carlo dello spazio profondo con tanto di vigili urbani severissimi che per carità, un po’ (poca) di critica sociale buttata lì tanto per ed ecco confezionato il film di merda di Natale che ormai non potrà mancare nei cinema di tutto il mondo per i prossimi mille anni a venire, tra nuove trilogie, prequel, sequel, spin-off e cazzi vari. E c’è “gente” a cui sta merda piace: cari amici merdaioli, fatemi un bel regalo di Natale e morite gonfi, voi e magari pure la Disney, che almeno finisce ‘sto strazio e e recuperiamo pure un bel po’ di ossigeno buttato nel cesso.

JUSTICE LEAGUE

Se Thor – Ragnarok vuol fare ridere volutamente, Justice League fa piangere da tutti i lati lo si consideri, e credetemi, mi spiace un casino perché cazzo Batman è sempre Batman e vederlo ridotto ad una macchietta di sé stesso mi ha fatto male al cuore. Tanto. E pensare che in Batman vs Superman il crociato incappucciato era proprio l’unica risvolto apprezzabile del film. Boh. Penso che la colpa di ‘sto macello sia, in egual misura, della Warner Bros e Joss Whedon, chiamato a ristrutturare un film che evidentemente non aveva già convinto i vertici della casa di produzione, dopo che Zack Snyder, colpito dalla tragica morte della figlia, si era tirato indietro dal lavoro per dedicarsi interamente alla famiglia. Pensate solo che il film è stato accorciato a due ore (quando in originale e senza tagli sarebbe probabilmente durato almeno un’oretta in più) e che praticamente tutte le scene in cui appare Superman sono state girate ex novo da Whedon, tra l’altro con un un effetto di cancellazione dei baffi di Henry Cavill in post-produzione (non me ne tiene di spiegarvi perché, trovatelo su internet), talmente ridicolo che a ‘sto punto forse i baffi a Superman era meglio lasciarglieli, in una nuova versione in cui resuscitava un po’ Village People, nella quale sfanculava Lois Lane e, finalmente, s’inculava Batman, facendone il film di supereroi immagino più apprezzato di tutti i tempi, peraltro per gli stessi, identici motivi per i quali quell’altra merdata di Wonder Woman ha avuto lodi unanime e incassi stratosferici al botteghino. Dovrei scriverle io le sceneggiature di ‘sti film, altro che ciance.

THOR – RAGNAROK

Il Thor più riuscito di tre pellicole da seppellire in qualche deserto sperduto per poi cercare di dimenticarne l’esistenza (un po’ come fece l’Atari con tutto l’invenduto – una montagna di copie – del gioco di E.T. nei primi anno ottanta). Però c’è un però: fa ridere. Cioè, non che gli altri non facessero ridere, o piangere, ma questo lo fa APPOSTA. E, amici cari, è una differenza non da poco. Senza rivelare troppo a chi il film non lo ha visto, certe situazioni sono talmente assurde che paiono tirate fuori da un episodio di Futurama, la serie che personalmente ho più apprezzato di quelle partorite da Matt Groening (anche i Simpson mica no, ma Futurama non si batte, fosse solo per Bender), nonsense surreali che, per quelli che amano quel certo tipo di umorismo un po’ cinico, saranno una manna dal cielo su un film che, differentemente, non ha pregio alcuno, dalla sceneggiatura inconsistente (come vi ha già detto Bargone Ricchione), a certi effetti fatti con il vinavil e i fogli di giornale, e blablabla. Vabbuo’, Cate Blanchett versione BSDM è bona. Se vi capita sottomano fateci un pensiero; al film dico, non a Cate Blanchett in latex. (Cesare Carrozzi)

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