Il primo disco black metal composto da un’intelligenza artificiale

Per lavoro mi capita sovente di scrivere di intelligenza artificiale. La conclusione alla quale sono giunto è che Terminator è un film realistico, Skynet è una perfetta anticipazione del futuro distopico che ci aspetta e che quelle che oggi ci sembrano grandi minacce alla nostra sicurezza – dall’Isis ai platani che si abbattono sul Grande Raccordo Anulare – diventeranno materiale da barzelletta quando le macchine prenderanno il sopravvento ed estirperanno financo il ricordo delle nostre gesta da un pianeta divenuto buio e inabitabile, dove solo gli scarafaggi e altre forme di vita inferiori saranno in grado di continuare a prosperare, mentre battaglioni di droidi faranno strage dei pochi sopravvissuti e cancelleranno ogni traccia della nostra civiltà.

Oh, mica lo dico solo io. I miei timori sono condivisi da gente come Stephen Hawking ed Elon Musk, che non sono esattamente gli ultimi stronzi. Ma nemmeno i moniti di cotanti cervelli vengono presi sul serio da un’umanità cieca e allo sbaraglio, che sta investendo miliardi per preparare il proprio annichilimento. Le intelligenze artificiali ci stanno soppiantando in tanti campi che consideravamo dominio esclusivo dell’umano ingegno. Ci battono a scacchi, ci sbaragliano a poker e ora si mettono pure a scrivere dischi black metal.

Coditany of Timeness è un ep di cinque tracce composto interamente da un circuito neurale, con tanto di titoli generati automaticamente dall’algoritmo come “Timension” ed “Energiveness”, che in realtà starebbero benissimo su un album dei Borknagar. Gli empi apprendisti stregoni esecutori dell’insano esperimento sono tali Cj Carr e Zack Zukowski, che ne hanno spiegato le dinamiche a The Outline, ignari di aver scoperchiato un terrificante vaso di Pandora che i robot che suonavano Ace of Spades avevano solo timidamente iniziato ad aprire.

I due incoscienti ricercatori hanno caricato sul circuito neurale Diotima, l’album pubblicato dai Krallice nel 2011, dividendone i brani in brevi frammenti. Essendo dei fighetti della Silicon Valley, non potevano certo pensare, che so, a Under a Funeral Moon. Per farla breve, il sistema è stato incaricato di prevedere come la sezione successiva del brano avrebbe dovuto suonare, per poi ricevere istruzioni sulla correttezza o meno della risposta, ovvero una delle procedure più comuni utilizzate per il machine learning. Un apprendimento che, dopo cinque milioni di tentativi in tre giorni, ha consentito all’algoritmo di comprendere come un brano black metal funzioni in termini di sound e struttura. All’inizio i risultati erano “cacofonici” e “grotteschi”, spiegano Carr e Zukowski a The Outline. Il prodotto finale, obiettivamente, non è peggio di tanta roba incisa da esseri umani sentita in passato. Sta su bandcamp, potete ascoltarlo qua sotto.

Ascoltate bene Coditany of Timeness perché queste note, sparate da giganteschi altoparlanti quantici, faranno da sottofondo alle immani carneficine delle quali cadremo vittime per mano delle macchine perfette che avevamo progettato con smania suicida nascosta sotto i patetici alibi della “ricerca” e del “progresso”. Saranno la colonna sonora dell’Apocalisse, quando ci rintaneremo – affamati e infreddoliti – tra le macerie degli edifici nella vana speranza di sfuggire alla furia distruttrice dei nostri boia biomeccanici. Del resto, quale musica può dare la spinta giusta a un robot assassino se non il genere più gelido e malvagio mai concepito dall’uomo? (Ciccio Russo)

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