Avere vent’anni: VENOM – Cast in Stone

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Tolti i primi tre, ci sono pochi album della discografia dei Venom capaci di meritare un giudizio alto. Dimenticato in fretta il periodo in cui era stato reclutato perfino un tastierista, il 1997 fu per Mantas e Abaddon l’anno del ricongiungimento con Cronos ed i risultati non tardarono ad arrivare: a dirla tutta Cast In Stone non piace a moltissima gente, anzi c’è chi gli preferisce il successivo e più moderno Resurrection del quale – personalmente – ho sempre apprezzato più i suoni massicci che altro. All’epoca il videoclip dell’opener The Evil One finì in heavy rotation sui programmi dedicati di MTV, e nonostante la regia buzzurra trovai la canzone semplicemente fulminante. Riassumeva nella migliore delle maniere le intenzioni del terzetto, che al momento significavano in linea di massima rallentare di brutto, e suonare nella maniera più pesante possibile. Mantas era ispirato come ai tempi di Prime Evil – altra gemma che dovreste riscoprire al più presto – e sarà proprio la sua dipartita a spezzare questo breve ma intenso periodo storico della band perché chiariamoci: da Metal Black in poi saranno proprio la magia e la reale cattiveria a mancare da queste parti. The Evil One era invece un vero e proprio fiume di odio, con imprecazione annessa nelle liriche. 

Sfortunatamente le cose funzioneranno solamente in parte, come in Bleeding o in Flight Of The Hydra che rubava clamorosamente l’incipit di un altro classico della band, Carnivorous. Raised In Hell attestava che i Venom – qualora ci fossero dei dubbi – erano ancora in grado di pestare duro, ma le quattordici tracce di Cast In Stone sono la vera prova ardua da superare. Il doppio caffè dopo una sbornia di vino, per intenderci quello che, nonostante sapessi che fosse concettualmente sbagliato da prendere, ti porterà a correre in bagno ad emettere suoni che il Carpenter dei primi anni ’80 avrebbe campionato volentieri per The Thing. Ad esempio non ho mai tollerato Domus Mundi e altri pezzi in cui il gruppo prova ad uscire dal groviglio di mid-tempo ferali, e miserabilmente fallisce. Tralasciando il periodo della prima metà degli anni ottanta, ovvero quello degli essenziali, Cast In Stone è per il sottoscritto il migliore album partorito in seguito dai Venom a pari merito con Prime Evil (feat. Tony Dolan). E siamo giunti al suo ventesimo anniversario. (Marco Belardi)

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