Alla fine è pure meglio di ‘Painkiller’

È incredibile constatare come, dopo un capolavoro del calibro di Painkiller e la successiva defezione di Rob Halford, di certo non uno dei cantanti più facili da sostituire, a distanza di vari anni – e con uno sconosciuto dietro al microfono – Glenn Tipton e compagni riuscirono a dare alle stampe non tanto un Painkiller parte seconda, ma qualcosa di completamente differente, seppur di caratura altissima in ogni caso. La differenza sostanziale tra Jugulator e Painkiller è che, mentre quest’ultimo è un’evoluzione dell’heavy metal classico priestiano ulteriormente indurito dagli assalti di Scott Travis dietro i tamburi (finalmente il batterista degno, c’hanno messo solo settemila dischi a rendersi conto che ce ne volesse uno, ‘sti merdoni),  Jugulator di classico non ha nulla, per molti versi non sembra neanche un disco dei Judas Priest e ad un primo ascolto lascia inevitabilmente spiazzati. Accordature ribassate, doppia cassa a manetta, brutale come purtroppo i Judas Priest non saranno mai più e marchiato a fuoco da un’interpretazione maiuscola di Ripper Owens, all’epoca un signor nessuno (che oltretutto sta tornando lentamente a quello status, purtroppo) proveniente da una cover band degli stessi Judas Priest, Jugulator è un album fantastico, a parer mio migliore in senso assoluto anche di Painkiller, considerato che Tipton per l’occasione reinventò il suono del gruppo da zero, con un coraggio ed un’inventiva notevoli e dalle quali i Priest raccolsero davvero troppo poco, principalmente a causa di una quota parte di fans della prima ora che non si aspettava qualcosa di così radicalmente nuovo, seppur indubbiamente di pregio. 

Perché Jugulator, cari lettori, è tutto fantastico a partire dalla stessa, tiratissima, title track posta in apertura e via fino alla lunga ed epica Cathedral Spires con la quale l’album si conclude in tono maiuscolo, passando per le varie Blood Stained, Bullet Train, Dead Meat, Brain Dead, Abductors (ABDUCTORS!): signori non c’è un calo, non c’è un riempitivo, sono tutte canzoni ispiratissime firmate da un gruppo evidentemente galvanizzato da un cantante stratosferico e da un vero e proprio trattore alla batteria che consente arrangiamenti più complessi e moderni, impensabili con quei carciofi di batteristi che avevano in precedenza. Peccato che Jugulator sia rimasto un esperimento isolato nella discografia dei Judas Priest e che il successivo Demolition, nel tentativo di risultare più ancorato al passato per non scontentare quelli che vorrebbero solo sentire The Sentinel dalla sera alla mattina, non gli sia neanche lontanamente paragonabile. Poi arrivò il telefonatissimo ricongiungimento con Rob Halford, Ripper finì negli Iced Earth ed è tutta storia un po’ più recente di cui magari parleremo in seguito. Però l’importante è che adesso mettiate su Jugulator e ve lo riascoltiate tutto, perché a vent’anni dalla sua uscita è ancora il meglio che i Judas abbiano proposto da Painkiller. E di gran lunga. (Cesare Carrozzi)

9 commenti

  • E vabbé, adesso non esageriamo..
    Ora tutti a riesumare questo e “X-Factor” come se fossero capolavori!
    Sì, è un buon album..ma, non si può -quasi- ad ogni traccia creare un intro e un outro (come quello qua sopra!) per aumentarne il valore! Come se, ogni volta, si vuole appuntare un anthem di riferimento per il futuro che, infatti, non arrivò mai..
    Eddai sù! È bello, dignitoso (al contrario di “Demolition” = “Virtual XI”) e tutto quello che si vuole ma, “Painkiller” era ed è un’altra cosa.

    Piace a 2 people

    • Bravissimo. È bello, e basta. Intro e outro bisogna ficcarsele nel di dietro, ma che cazzo è diventata sta mania, Burn in hell varrebbe 10/10 senza l’intro. Stessa malattia dei tardi Manowar e Maiden. Painkiller è il luogo sacro ragazzi, ma io mi inginocchio davanti, è la preghiera laica del mattino.

      "Mi piace"

      • I limiti di questo album non sono di certo gli intro e gli outro. Semmai gli assoli, tanto monocorde quanto prevedibili, al limite la forzatura delle rifiniture canore, che in contrasto al risultato sembrano (sono) scritte per far ricordare Halford. Per il resto l’ho sempre trovato un album buono, dal mio punto di vista privo di cali, omogeneo anche se a tratti ridondante. Il pregio di questo lavoro sta nella dimostrazione che alla fine il tempo non logora, anzi a volte rigenera.

        "Mi piace"

  • Anche io preferisco Scott Travis, ma i capolavori li hanno fatti con gli altri batteristi. E, ascoltandolo bene, Dave Holland non era affatto male. Per il resto concordo con quanto ha scritto nonchalance qui sopra.

    "Mi piace"

  • Concordo sul fatto che sia un grande album, ma meglio di painkiller direi proprio di no… non esageriamo dai 😀

    "Mi piace"

  • Va bene la rivalutazione, va bene dire che è sottovalutato, va bene che i fans dei Priest sono un po’ talebani (ma lo siamo tutti noi metallari)… ma che Jugulator sia meglio di Painkiller, no. Questo non va bene per niente. Invoco il Painkiller che, con le sue ali d’acciaio e le sue ruote mortali, si abbatta più veloce di una pallottola e col suo urlo terrificante sul povero recensore… eheheh…

    Piace a 1 persona

  • Pingback: Firepower: un buon disco solista di Halford con un altro logo | Metal Skunk

  • Pingback: SAXON – Thunderbolt | Metal Skunk

Lascia un commento