Avere vent’anni: GODSPEED YOU! BLACK EMPEROR – F♯ A♯ ∞

The car is on fire and there’s no driver at the wheel, and the sewers are all muddied with a thousand lonely suicides, and a dark wind blows“. Comincia così uno dei più straordinari e affascinanti viaggi della musica contemporanea. Musica a tutto tondo, beninteso, perché cercare di rinchiudere in steccati di genere F♯ A♯ ∞ è impresa tanto ardua quanto inutile. Album di questo tipo sfuggono a qualsiasi tentativo di etichettatura, un po’ come le menti che vi si celano dietro.

Figli della frontiera del mondo occidentale, i Godspeed You! Black Emperor traggono il nome da un vecchio documentario giapponese su una banda di motociclisti chiamati appunto Black Emperors. Le origini canadesi e i selvaggi territori del natio Québec influiscono non poco sull’approccio schivo e riservato dello sfuggente collettivo di Montreal, completamente alieno ai circuiti massmediatici dell’epoca eppure calato nello spirito del tempo con una lucidità e una grazia tali da risultare ancora estremamente attuale. Prova ne è che il primo meraviglioso LP, a distanza di vent’anni, non ha perso nulla dell’originaria e maestosa carica evocativa.
Uscito inizialmente solo in vinile e ristampato dopo un anno su CD con una tracklist differente e senza l’interminabile loop finale (da cui il segno dell’infinito presente nel titolo), F♯ A♯ ∞ è il suono di un mondo che muore. Non a caso il suo ascolto influenzò profondamente Danny Boyle durante la lavorazione di 28 Giorni Dopo, spingendolo a sfruttarne un passaggio per accompagnare quella che è forse la scena più bella del film.

Le tre lunghe tracce sono strutturate in vari movimenti, solo apparentemente separati da sparute narrazioni e rumori stranianti. In realtà il senso di un’impalcatura così enorme e stratificata si apprezza appieno facendo un passo indietro e guardando questo enorme affresco nel suo insieme, con l’orologio e i titoli delle canzoni tenuti a debita distanza.
Atmosfere eteree e decadenti si alternano a improvvisi squarci di luminosità ancestrale che sfociano spesso in buie discese nei bassifondi di metropoli devastate. Un flusso lento, ininterrotto, costantemente avvolto da una cappa di malinconia esistenziale. Un climax emotivo ordinato e ciclico che rimanda ai primi Pink Floyd e all’imponenza cosmica dei Labradford, ma venato di  quel senso crepuscolare della vita e della morte tipico degli immensi spazi nordamericani.

F♯ A♯ ∞ è la colonna sonora di un western apocalittico che ondeggia in continuazione tra il personale e l’universale, l’Io e il tutto. È un disco quasi completamente strumentale: i pochi passaggi parlati sembrano biascicanti retaggi di civiltà perdute, funzionali a spezzare saltuariamente lunghi trip psichedelici costruiti su orchestrazioni classiche e sperimentalismi elettronici. È un capolavoro che influenzerà decine di gruppi post-qualcosa negli anni a venire, e il fatto che non sia nemmeno il miglior disco dei Godspeed You! Black Emperor la dice lunga sulla statura della band.

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