BLOOD CEREMONY @Traffic, Roma – 09.06.2017

Una serata a lungo attesa sembra superare ogni aspettativa nel momento in cui la fantasmagorica Alia O’Brien si siede sullo sgabello accanto al mio davanti al bancone del bar, presumibilmente anche lei intenta a cercare sollievo all’arsura atroce della giornata. L’occasione per attaccare bottone con questa donna della razza migliore è imperdibile e io mi lancio senza indugi nella conversazione, ma lei mi guarda abbastanza perplessa senza concedermi le attenzioni che, da vero fan, credevo di meritare. Proprio mentre sto cominciando a dubitare della mia capacità di esprimermi in idioma albionico, mi sento rispondere in un italiano perfetto che le dispiace ma non parla bene la lingua… inglese. Woah, senso di leggera vertigine, cerco di riavvolgere il nastro nella mia testa e mi rendo conto di avere sovrapposto la tipa (in qualche misura somigliante) della biglietteria/bar con la mia cantante preferita. Tento una supercazzola da manuale, mi giro e vedo il Conte ed Enrico sghignazzare impietosi. Mi piacerebbe imputare il tutto ai postumi di un’indigestione-sbornia ‘lavorativa’ della mattina, ma credo che invece sia solo un mix letale di senilità e rincoglionimento che da sempre mi coglie davanti alle signorine. A mia parziale discolpa c’è da dire che nel giro di pochi minuti un altro disperato è venuto a chiederle di firmare il poster, cosa che poi ha convinto la ragazza a defilarsi per evitare le attenzioni dei questi groupie-boys dall’evidente ritardo mentale. Nel frattempo i Nineleven (da tempo mia fissa personale) stanno suonando tutto il loro nuovo album (Uno Sporco Trucco) davanti ad un pubblico esiguo e anche piuttosto scarico. L’album lo sentirò per bene, ma loro avrebbero meritato un po’ di calore ed entusiasmo in più da parte dei presenti. Scambio due chiacchiere col tipo con basettoni e occhiali degli Admiral Sir Cloudesley Shovell, lui davvero impossibile da non riconoscere, compro il vinile dell’ultimo Keep it Greasy (già nella mia top ten personale dello scorso anno) e pure una maglietta con il gufo mascotte, dopodiché il tizio mi saluta, ché tocca a lui salire sul palco. Il suono generale è un po’ confuso (la voce soprattutto), ma gruppi come questo sono una di quelle cose che ti riconciliano col mondo: il rock and roll cafonazzo di una volta, una formula primordiale alla quale non verranno mai meno le ragioni di esistere. Tre quarti d’ora di schioppettate che si concludono con la doppietta Tired ‘n Wired e Red Admiral Black Sunrise, e anche il pubblico più sonnacchioso comincia a darsi una bella svegliata. Se per loro non fosse un’offesa li definirei addirittura un gruppo di classe. Fuori dal locale, comodamente adagiati sul divano, ritroviamo pure Ciccio e Carlo reduci da una sessione dal Quagliaro di circa tre ore. 

Satana è ovunque.

Le storiche firme del blog ci presentano un puntuale resoconto del menu disgustazione a cui si sono sottoposti: vino rosso, doppia porzione di trippa per antipasto, carbonara, tiramisù e amaro abruzzese a conclusione. Un pasto estivo insomma, mi stupisce che riescano ancora a deambulare. È passata la mezzanotte da circa un quarto d’ora e il mio contapassi indica la simbolica cifra di 666, segno inequivocabile che i Blood Ceremony stanno per salire sul palco: infatti, appena apro la porta, inizia la musichetta di introduzione. Dall’iniziale Old Fires alla conclusiva The Magician fanno un’ora e mezza di quelle clamorose che per loro oramai sono lo standard. La bravura dei singoli, la qualità dei pezzi, tutto contribuisce a confermare quanto da tempo andiamo cianciando su questa band. Poi ovviamente c’è Alia, una presenza capace di catalizzare l’attenzione come pochi altri performer: si defila solo un attimo per Lord Summerisle (bellissima anche quella) ma gli occhi sono solo per lei. Concerto tra l’incredibile e il commovente, e di pezzi fichi ne avrebbero potuti anche fare parecchi altri. Band in stato di grazia assoluto oramai da svariati anni. Nelle chiacchiere del post partita il chitarrista Sean Kennedy mostra di apprezzare in particolar modo la mia maglietta degli Sleep e mi racconta che ad agosto ci suoneranno insieme allo Psycho di Las Vegas e che ci dovrei andare. Lo ringrazio del pensiero ma gli dico che forse è un po’ fuori mano, ma non si sa mai.  Poco dopo anche Alia (quella vera) si materializza al banchetto e in barba ad ogni pudore si decide di chiederle la fotina-ricordo che trovate qui sotto. Come ben si evince dalle nostre belle faccette è stata una serata da 10 e lode, bravissimi tutti.

Commando Ultras ALIA

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