THE FLIGHT OF SLEIPNIR – Skadi

Non so se avete già sentito il disco dei Pillorian, il nuovo gruppo di John Haughm dei disciolti Agalloch. Ne parlerà nel dettaglio Roberto. A me non è piaciuto granché. Riprende, sia pure con più cognizione, il discorso del, per me brutto e inutile, Marrow of the Spirit. Tu vuò fare o’ scandinavo. Scandinavo, scandinavo. Ma sì ‘nnato a Portlànd. Sient’a ‘mme, nun ce sta nient’a fà, capisc’ a mme, John Haughm. Constatato che The Serpent & the Sphere è stato solo un contentino di lusso per i fan destinato a non avere seguito nel nuovo progetto di Haughm, chi tra voi si senta (comprensibilmente) orfano è sempre in tempo per innamorarsi dei The Flight Of Sleipnir.

Per quanto mi riguarda, i The Flight Of Sleipnir sono in assoluto i migliori epigoni di quel cosiddetto genere “cascadico” che si fa risalire agli Agalloch, per quanto tecnicamente non vengano dal Nord Ovest degli Usa ma dal Colorado. Prima di tutto perché hanno uno stile originale, mai monolitico. Il folk/black sognante e malinconico che è la cifra estetica del filone si incontra con chitarre sabbathiane e altri riferimenti a quel rutilante macrocosmo che per comodità continueremo a chiamare musica per drogati. Un’influenza che era più pesante ai tempi di Lore ma che ancora ricorre, con livelli di intensità differenti a seconda dell’album. Dopo l’apertura più canonica di Awaken, dieci minuti e passa di gelo e mestizia, Tenebrous Haze tira fuori dei riff che sanno di sludge sommesso. Earthen Shroud passa dal post rock al black metal epico con cori alla Bathory che giustificano i legami iconografici con la mitologia norrena.

Uno dei dischi più belli che ho ascoltato in questo primo scorcio di 2017, anno, nel confronto con il predecessore, piuttosto avaro di soddisfazioni auditive. Almeno finora. Skadi strega e avvince dall’inizio alla fine. E non è manco uno dei loro lavori migliori. (Ciccio Russo)

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