TWILIGHT FORCE – Heroes of Mighty Magic

giusto per capire di chi stiamo parlando

Con colpevolissimo ritardo recensiamo il nuovo dei Twilight Force, considerati senza molte vie di mezzo i nuovi geni del power metal oppure i Rhapsody dei poveri, a ragione in entrambi i casi. Perché da un lato effettivamente non si può negare che la definizione Rhapsody dei poveri sia azzecatissima, dato che i sei svedesi copiano la band triestina senza la minima vergogna, però con meno fantasia, meno bravura compositiva, meno cura per gli arrangiamenti, meno tecnica e ovviamente con una ventina d’anni di ritardo. Dei Rhapsody hanno pure, come detto, la totale mancanza di pudore e vergogna, che se a Turilli & Staropoli ha permesso di scrivere capolavori che vengono copiati spudoratamente ancora adesso (appunto), ai Twilight Force ha permesso di non avere paura di copiare un gruppo così particolare sapendo di non averne le capacità. Inoltre ha permesso loro di concepire cose come questa:

O anche le copertine coi draghi sputafuoco, eccetera. Rhapsodiano è anche il gusto per le colonne sonore, che in questo caso però li ha portati a svaccare; e qui torniamo al secondo giudizio, quello di nuovi geni del power metal. Se riferito al debutto, Tales of Ancient Prophecies, uscito nientemeno che per Black Lodge, è verissimo: nella carcassa putrescente del fu glorioso power metal, un disco del genere fu oro colato. Ascoltandolo mi vennero in mente i Pathfinder, quegli altri polacchi che copiavano i Rhapsody. I Pathfinder però avevano un briciolo di dignità in più, poi suonavano meglio, avevano un cantante vagamente normodotato, cercavano di mantenere quantomeno le apparenze; il debutto dei Twilight Force invece aveva una copertina che sembrava disegnata da un bimbo di quattro anni in hangover, se mai ne è esistito uno; una registrazione che non avevo il piacere di ascoltare da fine anni Novanta, quando c’erano gruppi power sotto a ogni mattonella e a ciascuno veniva permesso di produrre un disco, a costo di registrarlo sotto la mattonella di cui sopra; e soprattutto un cantante ipercastrato che cercava senza alcun motivo di prendere tutte le note altissime allo scopo di, boh, elargire un tributo al dio-drago omosessuale che ha creato il power metal (and he saw that it was good). Però aveva delle melodie stupidissime che ti caricavano a molla, con quelle musichette epiche a metà tra I Pirati dei Caraibi e le colonne sonore di Candy Crush. Il suo fascino stava proprio in quella genuina ingenuità, il senso di stupore verso la bellezza del power, una sindrome di Stendhal di fronte alla maestosità del ponzipò pereppeppè of steel rhapsodiano. Uno di quei dischi SCEMI che però ti esaltano come un ragazzino e che non puoi ascoltare rimanendo fermo. 

Poi è arrivata la Nuclear Blast, gli ha detto che Babbo Natale non esiste, ha pompato un sacco di soldi nell’ipotetico culo della loro produzione ed ecco il secondo disco, Heroes of Mighty Magic. Il giocattolo si è spezzato, nel senso che con un suono alla Nuclear Blast i Twilight Force perdono tutto il loro fascino. Sinceramente ci avevo sperato, anche perché il titolo mi ricordava una pericolosissima droga di cui sono stato seriamente dipendente parecchi anni fa. Già la copertina mi aveva fatto capire la deriva: un drago sì, ma disegnato al computer, perché siamo cresciuti e abbiamo fatto i soldi. Poi lo fai partire e ti accorgi che rispetto al precedente dura il doppio; e capisci che probabilmente si tratterà perlopiù di gigionate strumentali, spoken word e orchestrazioni sotto steroidi. Il primo pezzo, Battle of Arcane Might, sembra la sigla di un cartone animato prodotta da Sbirulino in acido, però quantomeno ha delle belle melodie e piglia bene, e nel contesto ci sta. Dopodiché le peggiori paure si avverano, e la disincantata ingenuità del debutto lascia spazio al mestiere, all’iperproduzione e alla delusione; con il picco di surrealtà nelle ultime due tracce: Epilogue, una lunghissima e strampalatissima traccia parlata, che sembra un monologo della voce narrante di Nightfall in Middle-Earth dopo essere stata lasciata chiusa in una stanza a sbronzarsi per una settimana col microfono acceso; e l’ultima, Knight of Twilight’s Might, che sembra un inno di propaganda sovietica: non c’entra nulla col resto dell’album e non si capisce a che pro sia stata messa lì, peraltro dopo quell’allucinante sproloquio che non credo nessuno sia riuscito davvero a finire, a meno di non trovarsi totalmente sfatto su una poltrona col telecomando lontano.

Il disco in sé non è peggio della maggior parte delle uscite power attuali, ma in definitiva non esalta. È un grosso passo indietro rispetto al debutto, e soprattutto un duro colpo alle aspettative per il futuro dei Twilight Force. Se però ancora non li conoscete, e siete appassionati di questo tipo di power, mettete su The Power of the Ancient Force, dal debutto, e godetene tutti. (barg)

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