TESTAMENT – Brotherhood Of The Snake

testament_-_the_brotherhood_of_the_snake_2016La canzone più figa è sicuramente Canna Business, non fosse altro per il testo che mi ha fatto un sacco pensare a Ciccio e a tutti voialtri accannati lì fuori. Musicalmente parlando, è un bel pezzo veloce con un’eccellente prestazione di Chuck Billy dietro al microfono. In generale, le prestazioni dei singoli non si discutono, da Gene Hoglan a Steve Di Giorgio, passando per Alex Skolnick e ovviamente Eric Peterson: il disco è suonato benissimo e con tanto mestiere. La produzione è pure discreta, non troppo Nuclear Blast nonostante tutto. E allora? Allora boh? Brotherood Of The Snake non è brutto, intendiamoci, però manco è bello, e si piazza sicuramente parecchie spanne sotto il precedente Dark Roots Of The Earth. Si lascia ascoltare, ma nulla di più.

Oltre a Canna Business, i pezzi migliori sono proprio quelli usciti come singoli su youtube, ovvero The Brotherhood Of The Snake (che a qualcuno, tra cui Ciccio, non è piaciuta mentre a me molto) e Stronghold. Insomma, quelli della Nuclear Blast ci hanno visto giusto, perché poi il resto è un mélange (come sono raffinato) di pezzi, anche mediamente veloci (il che è sempre cosa buona), che però scorrono uno dietro l’altro senza lasciare particolarmente il segno, tipo Centuries Of Suffering (carina), Neptune’s Spear (carina pure questa, anche se l’assolo mezzo neoclassico di Skolnick non solo non c’entra nulla ma non è manco tutta ‘sta figata, onestamente),  Born In A Rut (pessima) e via dicendo.

Non so se il problema sia da ricercarsi in una certa dose di stanchezza accumulata tra Dark Roots Of The Earth e questo disco. Potrebbe anche essere, se non fosse però che Dark Roots è uscito nel 2012, cioè la bellezza di quattro anni fa. Mica uno o due. Secondo me il punto è che quando il compositore di un gruppo è principalmente, se non esclusivamente, uno, nella fattispecie Eric Peterson, ci sono giocoforza alti e bassi nella produzione discografica. È inevitabile. Mettici che alla fine i Testament attualmente hanno una formazione composta per i tre quinti da session men (ci metto pure Skolnick che, in barba a quanto dichiara, alla fine lo sanno pure i sassi che è rientrato nel gruppo più per ragioni finanziarie che per altro), mettici pure che comporre per obbligo contrattuale non dev’essere affatto facile, la conclusione è che ‘sto Brotherhood Of The Snake non è il massimo e difficilmente avrebbe potuto essere diversamente. Vale la pena ascoltarlo, sono pur sempre i Testament, ma non è proprio l’album thrash di questo 2016. Eh no. (Cesare Carrozzi)

 

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