Crisi di mezza età: ANTHRAX – For All Kings

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Alcuni personaggi, specialmente in questa epoca pazzesca, prendono malissimo la mezza età, cioè, approssimativamente, la fascia che va dai quaranta sino ai cinquanta abbondanti. Non accettano i primi segni del normale mutamento/decadimento fisico, né i semplici ed inconfutabili numeri, quindi cercano di mascherare goffamente il tutto, nel 99% dei casi rendendosi ridicoli e patetici. Io personalmente conosco diversi soggetti di questo tipo. Gli uomini, ad esempio, cambiano taglio di capelli e abbigliamento, cercando maldestramente di adeguarsi alle mode dei ragazzini. I risultati molto spesso sono letteralmente grotteschi: vedi questi tizi con i capelli ingrigiti che vanno in giro bardati in un modo che secondo loro rispecchia la gioventù, ma che è in realtà un misto tra la moda della loro adolescenza e quella realmente moderna. Cominciano a frequentare locali per ggggggiovani, in cerca di prede o di amicizie, e li vedi lì, da soli, che si guardano intorno spaesati con il bicchiere in mano e gli occhi sgranati, tipo un leone in Finlandia, che aspettano una ragazzetta non accompagnata per attaccare bottone e cercare di rimorchiarla, ovviamente prendendosi un paio di “vaffanculo” almeno in otto casi su dieci. Il bello è che questi personaggi non si rendono conto di essere penosi, anzi: si sentono degli strafighi giovincelli al passo con i tempi, nonostante l’anagrafe dica ben altro. Alcuni, con il tempo e dopo svariate figure di merda, si rendono conto di aver avuto un’idea del cazzo e tornano “nei ranghi”, mentre altri, invece, non ci arrivano mai e continuano a oltranza a mascherarsi da mentecatti aumentando gradualmente la propria convinzione di spaccare il culo a tutti. È sempre stato così, del resto, ed in tutti gli ambiti: c’è chi ad un certo punto si rende conto di aver sbagliato e cerca di rimediare in qualche modo e chi, invece, pensa sempre e comunque di essere nel giusto, anche se i fatti dicono il contrario, e spesso, invece di cercare di “mettere una pezza”, ad un certo punto addirittura comincia a fare più stronzate di prima.

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Gli Anthrax sono un gruppo storico e penso li conosciate tutti. Sulla scena da oltre trent’anni, hanno praticamente dato vita al thrash metal americano insieme agli altri nomi ormai noti. All’inizio degli anni novanta, però, accade qualcosa di imprevisto: il metal più “overground” negli Usa comincia a non tirare più. L’hair metal, bistrattato soprattutto negli ambienti thrash ma che all’atto pratico aveva trainato e fatto campare (bene) un intero movimento, gradualmente non solo sparisce dalle classifiche americane, ma inizia addirittura ad essere odiato da tutti. Il nuovo padrone si chiama grunge e i nuovi boss sono i Nirvana: tutto ciò che era metal, in tutte le sue forme, magari anche solo di striscio, ad un tratto diventa stupido, sessista, ridicolo ed infantile, sia come immagine/attitudine che in senso strettamente musicale. Pochi anni dopo arrivò il primissimo new metal (che si trasformò solo qualche dopo in nu metal), il quale, seppur musicalmente diverso, seguiva più o meno il canovaccio attitudinale del grunge, almeno agli inizi. Insomma: gli anni ottanta non erano semplicemente finiti. Erano stati letteralmente scaraventati nell’immondizia un po’ da chiunque. Questa situazione portò diverse conseguenze. I gruppi più grossi cambiarono stile cercando di seguire le corrente (i Metallica, ad esempio), ma caddero quasi tutti in piedi, perché avevano un seguito talmente vasto da potersi comunque permettere di fare un po’ un cazzo che volevano: avrebbero portato a casa pane, droga e mignotte in ogni caso, seppur costretti ad un ridimensionamento forzato. I gruppi medio-piccoli e quelli piccoli si dividono fondamentalmente in due tronconi: quelli che sparirono praticamente subito e quelli che provarono a darsi una nuova immagine ed un nuovo stile musicale al passo con i tempi, fallendo miseramente. Nel mezzo c’erano, appunto, i gruppi di media fama, cioè  quelli che ai tempi d’oro vivevano discretamente: abbastanza famosi negli Usa, meno fuori ma pur sempre conosciuti in ambito metal. In questa “fascia” le reazioni ai cambiamenti musicali del nuovo periodo furono molteplici. Nessuno di loro abbandonò la musica, ma, in sostanza, quasi tutti cercarono di adeguarsi, ognuno a modo suo, per guadagnare nuovi consensi. Alcuni cominciarono ad indossare le camicie da boscaiolo cercando di scimmiottare i Soundgarden. Altri sparirono per qualche anno per poi ritornare vestiti come i Korn. E poi ci fu gente, come gli Anthrax appunto, che cercò di rimanere nel mezzo, prendendo un po’ di qua e un po’ di là, ma senza esagerare, sperando di rimanere a galla.

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Cambio di cantante, immagine lievemente modernizzata e dischi-pastone tremendi, a metà tra i Pantera e un po’ tutte le nuove tendenze del periodo e il tentativo di mantenere un piede nel passato. Musicalmente, per me, venne fuori una porcheria, ma dal punto di vista commerciale funzionò discretamente: riuscirono a rimanere più o meno in piedi praticamente sempre, anche nei periodi più neri. Persero dei vecchi fan ma ne guadagnarono di nuovi e alcuni della vecchia guardia addirittura accettarono il cambiamento e rimasero loro fedeli. Per il sottoscritto, da quel periodo in poi, invece, diventarono un gruppo ridicolo senza ragione di esistere. Come i “tardoni” di cui parlavo all’inizio, i Nostri cercarono, da quel periodo in poi, di fare sempre i supergggiovani, finendo per diventare delle tristi macchiette da bar sport. Prendete Scott Ian, ad esempio: ad oltre cinquant’anni va ancora in giro con il pizzettone di mezzo metro e i bermuda militari a fare le corna, il tutto in maniera palesemente forzata, per alimentare quell’immagine medalz stupida come la musica suonata dal suo gruppo negli ultimi venticinque anni. E vogliamo parlare della retromarcia che fecero qualche anno fa? Sì, perché in quel periodo si riunirono diversi gruppi thrash e tutto quel pastone di cui sopra uscì definitivamente di scena. Cosa fecero a quel punto? Cacciarono John Bush con un calcio nel culo e si ripresero quella mummia di Belladonna, riprendendo parzialmente le vecchissime sonorità (processo cominciato già nell’ultimo disco con Bush alla voce, We’ve Come for You All), tirando fuori due album: Worship Music e quello attuale, For All Kings. Il canovaccio è lo stesso del disco precedente: schitarrate che potrebbero ricordare la vecchia scuola, qualche stoppone panteriano qua e là (ma ovviamente molto meno che in passato) e melodia a quintali, giusto per piacere un po’ a tutti, compresi i ragazzini metalcore con i capelli davanti alla faccia. Gli Anthrax sono un gruppetto imbarazzante da oltre due decenni e con quest’ultimo polpettone di merda proseguono su questa linea. Va bene il mestiere all’undicesimo lp di inediti, va bene anche che bisogna mangiare e per farlo bisogna cercare di vendere il più possibile in questo periodo di vacche magrissime, va bene tutto, ok, ma c’è un limite alla decenza oltre il quale non bisognerebbe mai andare.

Insomma: ho questa recensione in sospeso da mesi e mesi, gli Anthrax sono ormai come i vecchi di cui ho parlato all’inizio e non hanno ormai motivo di esistere. Il disco va un po’ di qua e un po’ di là e quindi rimane fermo senza andare da nessuna parte. Gira in tondo come un demente e finisce per vomitarsi addosso. Mi devo decidere una buona volta ad ignorare questi inutili vecchi da ospizio. (Il Messicano)

 

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