La vecchia scuola: MOONSORROW – Jumalten aika
Jumalten aika, ovvero: come quando le cose si facevano per bene. Non ho mai nascosto la mia stima per il lavoro dei cugini Sorvali, spesso tracimando l’obiettività richiesta a chi pretende di recensire una band, compreso il progetto da cazzeggio di Henri (Finntroll), che dietro a manifeste velleità parodistiche nasconde anche una discreta tangibilità ‘artistica’. I Moonsorrow ci ricordano che un tempo la ‘scena’ heavy metal sapeva distinguersi da altre ‘scene’ e generi soprattutto per il fervore e la dedizione che alcuni sapevano trasferire su disco rendendo palpabili i propri riferimenti culturali, etnici e identitari, raccontando e musicando storie e vicende di epoche passate o immaginarie. Quando le cose si facevano per bene, i gruppi non producevano un disco all’anno e non erano motivati unicamente dalla remunerazione. I Moonsorrow hanno aspettato cinque anni per dare un successore all’ottimo Varjoina kuljemme kuolleiden maassa, perché c’è un tempo per ogni cosa e per farle per bene, le cose, ci vuole il tempo che ci vuole. Quando le band non erano schiave delle case discografiche e sapevano opporsi ad esse, quando queste si adoperavano per imporre un certo suono, i gruppi si autoproducevano, come fanno i Moonsorrow che hanno scelto uno staff tutto finlandese per mixare, masterizzare e registrare Jumalten aika; non fidarsi è meglio perché la casa discografica (in questo caso la pericolosissima Century Media) cerca sempre di snaturarti per inseguire sogni di profitto e mercato; quindi si sono affidati a persone che parlano la stessa lingua, fisica e artistica. Quando le cose si facevano per bene, le copertine dei gruppi pagan metal rappresentavano spesso Yggdrasil e subito sapevi cosa stavi per ascoltare e cosa avresti trovato nei testi. Quelli dei Moonsorrow rappresentano un vero racconto e io vi invito a leggerli perché Jumalten aika è stato concepito come si faceva una volta; è stato concepito, cioè, per essere ascoltato contestualmente alla lettura delle sue lyrics che parlano di dèi, di esseri mitologici, di conoscenza e saggezza popolare, scritte in lingua originale ma anche tradotte in inglese (in questo caso da un altro finlandese, Kasper Mårtenson, che è il genio che stava dietro le tastiere di Tales from the Thousand Lakes, come qualcuno non più giovanissimo, mi auguro, ricorderà). Prima, quando le cose si facevano per bene, i dischi erano lunghi anche più di un’ora ed eri tenuto a prestarvi la dovuta attenzione, isolandoti dal resto del mondo e dedicando quell’ora al puro ascolto ed alla lettura.
Jumalten aika dura poco più di un’ora e non potrebbe durare un secondo di meno, perché per raccontare una storia ci vuole del tempo. Per musicare la narrativa della propria cultura, quella finlandese in questo caso, ci vuole impegno, fervore e dedizione e si necessita di una squadra di persone motivate, nonché appartenenti alla medesima cultura; nessun estraneo, nessun turnista. Per questo i Moonsorrow si sono affidati anche a collaborazioni con membri di altre band finlandesi, come i Korpiklaani o i Barren Earth, proprio come si faceva un tempo, quando il metal era identità vera. Jumalten aika rappresenta la vecchia scuola, il vecchio modo di fare le cose, come fanno Vratyas Vakyas e Demonaz per intenderci, ovvero nel modo giusto, che è l’unico modo possibile di fare le cose se le vuoi fatte bene; Jumalten aika è stato concepito per durare nel tempo, affinché non sia solo l’oggetto di un’effimera attenzione di qualche minuto, di una fugace lettura di un articolo o di un distratto ascolto sul tubo; Jumalten aika è stato concepito per essere ricordato, perché se ne parli anche domani e per questo motivo rappresenta un tuffo in un passato che, per un certo tipo di metal, non può che essere l’unico futuro possibile. Buon ascolto e buona lettura. (Charles)
Adorazione totale.
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Scusate l’OT.
Scriverete due righe su Nick Menza?
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Ammettiamo di essercene accorti solo ora… In questi casì, però, pubblichiamo un pezzo solo se qualcuno ha qualcosa di sentito da scrivere.
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Mi sembra piú che giusto.
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Sono commossa.
Non tanto perché l’articolo sia scritto bene (lo è) ma per il messaggio trasmesso.
Recentemente mi hanno consigliato una serie di siti per scovare nuove band, ma io non ce la posso fare, ho desistito dopo i primi 5 minuti. Saranno utili per le band emergenti e le etichette ma a me la musica piace viverla, e noto con piacere che anche per voi è così.
Cuffie a volumi assordanti, libretto coi testi alla mano sinistra e birra ghiacciata alla mano destra. Con questo scenario il resto del mondo può aspettare.
Grazie ragazzi, sempre su ottimi livelli.
p.s. articoli come questo mi fanno venire voglia di acquistarli i dischi, merito anche della parola d’ordine Finlandia, ovviamente!
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E’ il primo loro disco in cui si ricapitola quanto detto nei precedenti, soprattutto in Verisakeet, senza aggiungere elementi di novità. Sarebbe preoccupante se non fossero i Moonsorrow, che riescono a far funzionare la cosa con tonnellate di quella che può essere definita solo come attitudine. E’ musica sentita, passionale, mediata da un songwriting eccellente ed esaltata da una produzione grezza che approvo vivamente. Mimisbrunn una spanna sopra, la cover di Non Serviam una gemma. Recensione azzeccatissima
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disco bellissimo. anche se il precedente resta picco ineguagliato.
se volete qualcosa di sentito su Nick Menza, ve lo fornisco io.
a quasi venticinque anni dall’uscita di countdown to extinction, lo sguardo perso nel vuoto di nick e degli altri nel booklet (escluso mustaine: lui ti guarda negli occhi con tutto il disprezzo per il mondo che traspare) è una delle cose che porterò nella mia tomba di metallaro. ogni tanto me lo riguardo.
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È morto nel modo in cui tutti quelli con una passione autentica vorrebbero trapassare: facendo quello che ti fa sentire vivo fino a un secondo prima. Così, letteralmente, alla maniera di Lapalisse.
Per quelli come me oltre i quaranta e con quel vecchio immenso amore per i Megadeth (c’è una profonda differenza epistemologica ma ancor prima ideologica nel preferire i Megadeth ai Metallica…e io appartengo ancora oggi a questa categoria), Nick Menza è IL batterista.
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Una meraviglia. Sarebbe il disco dell’anno, se non fosse uscito Terminal Redux dei Vektor, che è il disco del decennio.
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Calma, il 19 Agosto esce il nuovo Sabaton…
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